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La Voce del Vangelo

La VOCE febbraio 2016

Il Giubileo della misericordia

Papa Francesco ha annunziato la stagione della “misericordia” che durerà, se tutto va bene, ancora alcuni mesi. Ma cosa vorrebbe esattamente ottenere? Lo staremo a vedere.
La misericordia è una cosa seria e un sentimento nobile, molto utile e prezioso. Gesù ha insegnato che chi dimostra o pratica la misericordia sarà benedetto: “Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta” (Matteo 5:7).
A qualcuno la parola sa di antico, di una religiosità un po’ antiquata.
Molti anni fa, a Firenze, ho avuto un malore durante un funerale e miei fratelli fiorentini hanno chiamato La Misericordia. Sono arrivate alcune brave persone, uomini vestiti da frati e quasi irriconoscibili, tanto avevano nascosta la faccia. La loro “opera buona” era portarmi in ospedale, e ne ero riconoscente. Ma mi sembrava che la parola Misericordia e la loro apparenza sapessero molto più di morte che di speranza. Avrei preferito dei compagni un po’ più allegri! Nel pensiero comune, chi ha bisogno della Misericordia è messo male.
Ma se fosse proprio così? O forse la misericordia non è ciò che si pensa?
Vale la pena ragionarci su. Potremmo imparare qualcosa di molto importante.


La misericordia, cos’è? Amore, pietà o compassione?

Il nostro mondo sta precipitando in un abisso di disoccupazione, impoverimento e terrorismo? Di donne vittime di violenza, di rifugiati sfruttati, di bambini decapitati?

Esiste ancora la misericordia, la pietà o la compassione? O l’amore fraterno?

Ai tempi nostri non è difficile, purtroppo, che qualcuno vicino a noi abbia bisogno di cibo, di vestiti, di un posto per dormire o di una medicina, ma non trova nessuno disposto e capace di dare una mano. Non è solo la durezza o l’apatia a bloccare chi vorrebbe aiutare. Spesso è anche la paura. Dove trovare un po’ di misericordia per il povero, l’abbandonato, il senza speranza?

La misericordia ci vuole. Significa un grande passo in avanti sulle pure emozioni e paure. Ma cos’è?

Potrebbe essere l’amore che scocca fra due sconosciuti, che si trovano uno accanto all’altro, ma in condizioni personali contrastanti. Uno è profondamente bisognoso di aiuto, l’altro lo vede, riconosce e comprende il bisogno e si rende conto che lo potrebbe aiutare. Il bisogno grave del primo trova nell’altro non solo il desiderio di aiutare, ma anche la capacità e la volontà di farlo.

Ecco il senso preciso della misericordia! Non produce solo sentimenti di pietà o carità, ma anche azione. Non basta guardare con compatimento, essere mossi a compassione. Ci vuole un intervento deciso che serve e risolve amorevolmente.
Questo intervento è la realizzazione della misericordia.

Ci sono molti casi in cui l’amore fraterno, la preoccupazione sociale, la profonda simpatia, la compassione non bastano. Serve una persona che con l’amore e con la soluzione concreta dimostri la vera misericordia.

Ricordi la storia del “buon Samaritano” che Gesù ha raccontato in un vangelo? Narrava di un uomo attaccato e derubato da ladroni sulla via di Gerico. Il povero vittima, ferito e spogliato, rimase mezzo morto a un lato della strada, mentre alcune persone rispettabili gli sono passate vicine senza soccorrerlo. Poi è giunto un samaritano, uno di quel popolo odiato dagli Ebrei. Questi lo ha curato personalmente fasciando tutte le sue ferite, e dopo lo ha trasportato nell’albergo per affidarlo alle cure dell’oste.
Dopo aver finito il racconto, Gesù si rivolse all’uomo che gli aveva chiesto chi fosse il suo “prossimo”. Gli domandò chi fra quelli che avevano visto l’uomo ferito sulla strada si era mostrato di essere il suo vicino. “Quegli rispose: Colui che gli usò misericordia. Gesù gli disse: Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa” (Luca 10:37).

Ecco la misericordia, cioè, l’amore che agisce. Cosa vuol dire per te? Quanto ti potrebbe costare?

Dunque...

Vogliamo arrivare al “dunque”? Siamo pronti a fare sul serio? Purtroppo, abbiamo motivo di sospettare che il “Giubileo della Misericordia” sarà un gigantissimo fallimento. Forse non come evento mediatico, né come pubblicità e ammirazione del personaggio papa Francesco. Nemmeno economicamente per la Chiesa romana. Ma come significato eterno sarà un costoso “flop”. Un fiasco epocale, come tanti altri tentativi umani di fare qualcosa che non si è capaci di fare.

Forse sei solo tu – e le persone come te – che possano realizzare in pieno ciò di cui si parla tanto: la festa della vera misericordia. Ecco come.

Al mondo vi sono solo due tipi di persone. E tu sei di un tipo o dell’altro. I più numerosi sono quelli che hanno bisogno oggi della misericordia di Dio. Sono intorno a te. Come disse Gesù, sono i tuoi “vicini”.

I tipi più rari, però, e più utili in questo momento storico sono quelli che hanno sperimentato la misericordia di Dio e si rendono conto che il mondo ne ha bisogno disperatamente. Questi non si fermano al sentimento di pietà, ma sono capaci di intervenire praticamente e biblicamente, come Dio vuole.

Chi, intorno a te, ha un grandissimo bisogno di misericordia? Praticamente tutti! Chi conosci che abbia dei bisogni profondi, personali, emotivi, morali, spirituali, per cui non trova la soluzione, ma per cui tu invece conosci la risposta? Pensa che responsabilità seria abbiamo tu ed io!

Forse ti rendi conto che i tuoi “vicini” portano dentro di sé una forte ira. Una tacita ricerca di aiuto non definito. Un’insoddisfazione che provoca critiche, lamenti e litigiosità. Forse una brutta depressione, una solitudine devastante, un senso di colpa che nascondono dietro un paravento di finta sicurezza e che non ammetterebbero a nessuno. Non pensano affatto che il loro male è il risultato diretto del loro peccato che è alla base di ogni male.

Hanno bisogno di misericordia. Cioè, di qualcuno che è mosso da pietà cristiana e di compassione profonda ma che, conoscendo per esperienza propria qual è la soluzione al male, non vuole né può lasciare le cose così. L’unica vera misericordia è quella di Dio: la Buona Notizia che Gesù è morto e risuscitato non per farci religiosi, ma per darci la vita eterna.

Gesù ha detto con molta chiarezza: “Il Figlio dell’uomo (Egli stesso) è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19:10). È evidente che una persona “perduta” è una che sta male, che non trova pace, amore, soddisfazione nella propria vita, ma piuttosto inutilità, avversità, dolore, vuoto, stanchezza, e non sa perché.

Queste persone care, fra i tuoi parenti, i tuoi vicini, la gente che vedi per strada, i tuoi colleghi, hanno tutte bisogno dell’incredibile misericordia di Dio che perdona i loro peccati e le fa rinascere come figli di Dio. Tu ed io sappiamo bene che non se la possono meritare, che nessuna Chiesa, rito o intercessione può garantirgliela. Il Giubileo della misericordia adopera una parola bellissima, ma lascia del tutto intatto quel punto intimo in ogni cuore che nasconde la vita o la morte dell’anima: la comunione con Dio o l’abbandono alle attrazioni del mondo e, infine, la morte o la vita eterna.

Spesso il male profondo che domina nei nostri “vicini” li porta a rifiutare e respingere la Buona Notizia. Ma, rinunciando al nostro orgoglio, abbiamo un’arma efficace nella preghiera della fede. Se ti pare che il tuo approccio, il tuo messaggio della misericordia di Dio, quella che tocca e risolve il problema del peccato, non sia compreso o accolto, la battaglia da combattere è un impegno serio in preghiera come mai prima. La purezza della nostra vita, la tranquillità e l’esempio della nostra fede contribuiranno al trionfo della misericordia nel cuore del nostro “vicino”, ma il perdono e la salvezza sono doni di Dio e del suo amore; noi in questa battaglia abbiamo la gioia di partecipare alle sofferenze di Cristo ed anche alla vittoria dell’anima rinata.

Preparati così, mettiamoci al servizio di Dio.

—G.S.