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La Voce del Vangelo

La VOCE giugno 2016

Presente imperfetto

Non ti illudere! Se ci fosse una chiesa perfetta sulla terra, né tu né io potremmo farne parte. Cesserebbe di esserlo all’istante!

In teoria lo sappiamo, eppure tante volte siamo infastiditi dalle “piccole” mancanze che vediamo nei nostri fratelli e sorelle in fede. E non è buono.

D’altro canto, è possibile che per il quieto vivere abbiamo imparato a sopportarle e a passare sopra ad atteggiamenti e situazioni del tutto inammissibili fra credenti. Il che è peggio.
Allora che fare?

Se dovessi fare una classifica delle cose che ritieni inaccettabili in una chiesa, cosa metteresti al primo posto? I disaccordi tra credenti quale posizione occuperebbero? E quanto saresti pronto a sporcarti le mani per risolverli? O pensi che non siano affari tuoi?

La nostra soglia di preoccupazione per cose che non vanno e quanto siamo pronti a farci coinvolgere per risolverle, è direttamente proporzionale a quanto le riteniamo gravi. Ed è più che probabile che siamo sempre in difetto.

C’è uno che ha avuto il coraggio di fare la cosa giusta. Tu ne avresti la stoffa?


Non fare finta di niente

Domenica mattina al culto è in visita un fratello molto caro e stimato da tutti. Prende la parola ed esprime tutto il suo affetto per i presenti e la gratitudine per quello che Dio sta facendo nella vita di ciascuno di loro. Racconta come il Signore continui a usarlo nel suo servizio nonostante le crescenti difficoltà dell’ultimo anno. È un uomo anziano, con tutti gli acciacchi dovuti alla sua età, ma è convinto che Dio lo userà ancora per il bene di tutti.

Persone come lui, che da molti anni esercitano un ministero nella chiesa, tendono a diventare ripetitive nelle raccomandazioni, ma lui non se ne preoccupa: ribadisce l’opera meravigliosa che Dio sta compiendo nella chiesa e si raccomanda che proteggano a ogni costo l’unità fra di loro, proprio a motivo di quello che Dio ha già fatto. Poi li mette in guardia dalle false dottrine che s’infiltrano nella chiesa. Bisogna stare attenti. E si commuove fino alle lacrime ammonendoli di non farsi influenzare da cattivi esempi, ma di essere loro stessi esempi nel vivere con una prospettiva eterna mentre aspettano il ritorno del Signore. Devono essere luce in un mondo malvagio.

Tutti lo ascoltano colpiti dal suo amore per loro e per il trasporto emotivo delle sue parole.

Ma ecco che scoppia la bomba!

Il vecchietto alza gli occhi dalle sue note e fissa due persone, due donne conosciute per il loro servizio fedele in chiesa. Le chiama per nome dicendo che devono smettere di litigare. Che devono andare d’accordo! Poi chiama per nome un altro credente e lo esorta a intervenire per risolvere la questione fra le due donne.

Molti in chiesa rimangono allibiti. Era proprio necessario umiliarle pubblicamente in questo modo? Era davvero così grave la situazione?

Secondo l’Apostolo Paolo sì. E lui l’ha fatto. Non di persona perché in quel momento si trovava in prigione, ma la sua lettera è stata letta davanti a tutti in una riunione pubblica. Ad un certo punto ha scritto: “Esorto Evodia ed esorto Sintìche a essere concordi nel Signore. Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita” (Filippesi 4:2,3).

Ci sono alcuni principi pratici che possiamo imparare da questo passo

Prima di tutto, purtroppo, anche i credenti litigano.

Sei a conoscenza di qualche dissidio che va avanti da tempo nella tua chiesa? Forse sei più preoccupato per le ripercussioni che avrebbe su di te se dovessi intrometterti per risolverlo, che per il male che il problema sta recando. Ma come credenti, non dobbiamo far finta di niente. Dobbiamo intervenire con amore. La mancanza di amore e di unità nella chiesa locale mina la stabilità e la testimonianza della chiesa stessa.

Paolo menziona Evodia e Sintìche per nome, ma lo fa ricordando il loro servizio fedele, senza dare la colpa né a una né all’altra. Non spreca una parola per spiegare i motivi del loro conflitto. Alla chiesa non serve conoscere i dettagli. È sottinteso che devono tutte e due confrontarsi con le parole di Gesù e cambiare il loro atteggiamento: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:34,35).

A pensarci bene, Paolo aveva già spiegato nel capitolo due dell’epistola ai Filippesi i motivi per cui i credenti litigano.

  • Litigano perché hanno dimenticato che Dio gli ha fatto la grazia di salvarli dall’inferno.
  • Litigano perché si sono scordati di avere lo stesso sentimento di Gesù.
  • Litigano perché non ricordano l’opera dello Spirito Santo in loro.

Non solo hanno dimenticato queste realtà, ma hanno permesso che prevalessero gli interessi personali. Invece di essere umili come il loro Maestro, sono diventati arroganti; le loro preferenze egoistiche hanno creato divisione nella chiesa.

Succede spesso che chi si trova in forte conflitto con altri, cominci a giustificare il proprio comportamento arrivando addirittura a vantarsi delle sue opinioni e scelte carnali.

Ma quando si litiga bisogna essere in due a farlo. La colpa, il peccato non è mai di uno solo: non si litiga se non si ha con chi litigare.

Una cosa è certa: né l’invidia né le divisioni si addicono al popolo di Dio. L’Apostolo Giacomo avverte con serietà che covare gelosie, contendere e vantarsi in questo modo è animalesco. Diabolico. È il tipico modo terreno di reagire d’istinto dei non credenti. Non ha nulla a che vedere con la saggezza che scende dall’alto. Anzi, è mentire contro la verità. Forse non siamo abituati a usare termini tanto drastici nel valutare le divisioni, ma la Bibbia non lascia dubbi su questo argomento (Giacomo 3:13-18).

Qui non si sta parlando di dottrina, ma di questioni personali che causano divisioni in chiesa come in famiglia. I litigi tra parenti credenti non è mai solo una “questione di famiglia” ma un problema che, irrisolto, finirà per colpire l’intera famiglia di Dio! Perciò le situazioni di conflitto in famiglia devono essere affrontate prima di tutto con la Bibbia alla mano, come fratelli e sorelle in Cristo.

Nessuno è escluso dal dover risolvere i propri conflitti, non importa quale sia il ruolo che ricopre nella chiesa né quanto s’impegni nel servizio per il Signore.

Ma come fare in pratica?

Se sei in contrasto con un altro credente, affrettati a risolvere la questione fra te e lui solo (Matteo 5:23-26). Se sei nel torto, riconosci le tue colpe e chiedi il perdono (Proverbi 28:13). Se non hai nulla da rimproverarti, fai comunque il primo passo per riconciliarti con chi ti ha offeso, pronto a patire qualche torto, a subire qualche danno (1 Corinzi 6:7; Matteo 5:38-48).

Se non riesci ad ottenere la riconciliazione a tu per tu, chiedi aiuto a un fratello maturo nella fede (Matteo 18:15,16). Spesso si pensa che nessun altro sia al corrente dei fatti nostri, ma non è così: ci vuole poco a render pubblica una contesa.

Se, invece, non sei parte interessata di un dissidio in chiesa, ma ne sei a conoscenza, non puoi, anzi non devi fare finta di niente. Devi intervenire preparandoti in preghiera, consapevole del fatto che i problemi tra credenti prima di tutto offendono Dio e poi rovinano la testimonianza di tutta la chiesa.

Prega. Non sparlare. Non spettegolare.

Intervieni, non con aria di superiorità, ma umilmente, con amore e pazienza. La tua motivazione sia solo quella di portare gloria a Dio.

È possibile che tu non sia ancora sufficientemente maturo nella fede per affrontare situazioni complicate da solo. Allora la cosa giusta da fare è parlarne in privato con le guide della tua chiesa e chiedere a loro di intervenire.

I contrasti nella chiesa sono gravi e vanno affrontati il prima possibile e a tutti i costi! Interferiscono con la tua comunione con Dio. Gesù ha comandato che se stai per offrire qualcosa a Dio, ma hai un contrasto con un fratello, devi lasciare la tua offerta davanti all’altare, mettere prima le cose a posto con il fratello e solo dopo offrirla a Dio (Matteo 5:23,24).

Sono beatissimi quelli che vivono in pace e si adoperano per la pace: saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5:9)! Non lasciarti intimidire da litigi, ma nemmeno da persone litigiose. Onora Dio e servilo facendo la tua parte. Finché siamo sulla terra, saremo imperfetti in molte cose, ma cresciamo insieme “per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Efesini 4:12,13).