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La Voce del Vangelo

La VOCE febbraio 2019

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SCANDALO IN CHIESA – Guglielmo risponde


 

Perché dovrei accontentarmi?

Essere schizzinosi della chiesa che frequentiamo non è un lusso che ci possiamo permettere in Italia. Con più di 30.000 tra paesi e cittadine senza alcuna presenza evangelica, dobbiamo considerarci fortunati se abbiamo una chiesa da frequentare!

Il problema è che, nel piano biblico, la chiesa ha una funzione tutt’altro che marginale per un cristiano. Per crescere sano e diventare maturo in Cristo ogni credente deve identificarsi nel corpo del Signore, la chiesa: deve vivere, partecipare, servire e confrontarsi con i suoi fratelli in fede. 

Può capitare di trovarsi isolati da altri credenti, anche per periodi piuttosto lunghi, ma è un’eccezione, non la norma prevista da Dio per i suoi figli.

Oggi possiamo ovviare a questo isolamento: basta uno smartphone e puoi seguire in tempo reale riunioni e conferenze delle chiese in qualunque parte del mondo. Questo però non potrà mai sostituire una chiesa locale.  

I primi credenti si riunivano assiduamente per ascoltare l’insegnamento degli apostoli. 

A Tito e Timoteo, Paolo scrive di mettere in ordine non chiese virtuali, ma locali e reali, con problemi veri. I membri delle chiese si conoscevano tra loro. Conoscevano le loro guide. Se qualcuno veniva ripreso, si sapeva da chi. Sapevano chi s’impegnava a seguire la sana dottrina e chi invece faceva compromessi con la sua fede.

Oggi, in alcune chiese si rischia davvero di non sapere non solo chi ne faccia parte o chi siano le guide, ma anche quali siano i principi biblici che ogni membro deve seguire. Assomigliano a quei club dove si entra e si esce senza un grande senso di appartenenza e tantomeno di responsabilità. 

Sai riconoscere una chiesa sana? 

Chiese di legno, opere di fieno, fede di paglia...

1. Una chiesa sana è formata da veri credenti

Normalmente, in una chiesa ci sono sempre persone  in visita, che non ne fanno parte ufficialmente, e persone che frequentano anche regolarmente ma che non hanno mai fatto professione pubblica di fede. Non sono loro la chiesa locale. 

Una chiesa locale sana è formata da un gruppo di persone che sono chiaramente dedite alla crescita spirituale personale e quella degli altri.

“...come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza, se davvero avete gustato che il Signore è buono. Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pietro 2:1-5).

Il primo segno di una chiesa sana è che sa riconoscere i veri credenti, si impegna a farli crescere, ed evangelizza coloro che non lo sono.

Si preoccupa anche di coloro che hanno fatto una professione di fede, ma non fanno progressi. Hanno assunto le abitudini e i comportamenti “giusti” per fare parte dello “stare insieme”, ma sono privi di frutti chiari di cui la Bibbia parla.

2. È dedita alla predicazione espositiva

La predicazione espositiva per molti è diventata sinonimo di un sermone arido e noioso. La colpa è dell’uso improprio dei termini. E dei cattivi esempi di predicazione pseudo espositiva. 

Il difetto è da attribuire non al metodo, ma all’applicazione d’esso. 

La migliore definizione di predicazione espositiva è la lettura del testo biblico, la sua spiegazione e la sua applicazione alla vita pratica. 

Non è un’invenzione del nostro tempo. Guarda quello che ha fatto Esdra: “Essi leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano” (Neemia 8:8).

Commentare le Scritture versetto per versetto è noioso e sterile solo nella misura in cui l’oratore non si è impegnato nel prepararsi. Pensieri sconnessi e confusi non fanno onore alla Parola di Dio.

Una chiesa sana si riconosce dall’insegnamento basato esclusivamente sulla Bibbia, non sulle opinioni o tradizioni del predicatore o della chiesa. 

L’insegnamento della Parola di Dio non è solo un aspetto della vita di chiesa, ma ne è il cuore stesso. Dev’essere costante, assolutamente biblico e praticamente applicabile alla vita dei credenti.

3. Ha guide qualificate

Lo status di alcune chiese è nel migliore dei casi confusionale, nel peggiore totalmente antibiblico.

Quando Paolo ha scritto a Tito che “Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni” (Tito 1:5), è ovvio che le chiese non erano in ordine finché non avrebbero avuto guide qualificate. 

Le guide hanno un compito fondamentale: insegnare la sana dottrina, predicare la Parola di Dio, sorvegliare la chiesa e proteggerla da attacchi interni ed esterni, e pregare per ogni suo membro.

Troppe chiese moderne si accontentano di avere delle guide non qualificate o di non averle affatto. Sembra quasi un motivo di vanto per alcune. Come se avessero trovato nella “democrazia” la soluzione migliore. 

Altre chiese, senza grandi criteri eleggono e mandano via le guide come meglio credono. Poi ci sono anche guide che si dimettono, eppure continuano a dirigere la chiesa. 

La chiesa non è sana quando accantona, per scelta o per ignoranza, i chiari principi biblici riguardo a chi può guidare una chiesa locale.

4. Ha convinzioni dottrinali chiare e bibliche

“La dottrina divide, ma l’amore unisce.” L’avrai sentita anche tu questa banalità. È il sentimento di tutti gli ecumenisti: bisogna essere uniti ad ogni costo.

Dottrina però non è una parolaccia. Significa semplicemente insegnamento. La Bibbia ne è piena.

Senza insegnamento, senza dottrina, non sapremmo nulla su Dio.

Dare insegnamento è lo scopo principale della Parola di Dio. Di conseguenza la dottrina deve essere l’elemento centrale della vita di chiesa.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16,17).

Nei versetti che seguono quelli citati, l’apostolo Paolo comanda a Timoteo di continuare a predicare la Parola, cioè di indottrinare i credenti.

Una chiesa dove non c’è chiarezza dottrinale non produrrà mai credenti completi, forti, ben preparati, con convinzioni bibliche solide. 

5. Cura e discepola i credenti 

Curare i credenti non è lo stesso che avere dei programmi! Certe chiese sono forti nel proporre “6 sedute per i nuovi convertiti”, programmi speciali per “approfondimento spirituale”, conferenze di consacrazione ecc. L’intento è certamente nobile. Ma discepolare un credente va ben oltre questi incontri mirati, ma limitati.

È difficile che corsi e programmi intensivi da soli riescano a produrre un cambiamento concreto e duraturo. Passata l’eccitazione iniziale le persone rimangono deluse e scoraggiate. Tutto ritorna a un’apatia generale. 

Curare i credenti è un’occupazione costante che durerà fino a che il Signore non sarà tornato o la persona non sarà andata in cielo. 

Discepolare è trasmettere a qualcuno, a parole, ma soprattutto con l’esempio, come si vive da credenti in famiglia, in chiesa, a lavoro, nelle relazioni, nel tempo libero, nelle varie fasi d’età – in gioventù e in vecchiaia, in salute e in malattia. Richiede spirito di sacrificio, sia da parte del discepolo che del discepolatore.

Forse pensavi che il modello biblico potesse funzionare quando la società era diversa e meno frenetica della nostra. Il comando di Gesù però non è legato a un periodo storico particolare, bensì al concetto di avere una chiesa sana che funzioni!

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:19,20).

Noi tutti siamo chiamati a camminare l’uno accanto all’altro, il più maturo con altri meno preparati. Siamo chiamati a fare discepoli, indipendentemente da programmi, manuali e corsi speciali. Semplicemente, come credenti che si aiutano a vicenda nel cammino cristiano. 

E, come Gesù ha promesso, abbiamo in Lui il miglior tutore possibile per fare questo!

6. Evangelizza

Questo è un aspetto che molte chiese si prodigano a fare regolarmente. Quello che distingue una chiesa sana, però, è che parla di Gesù in modo esclusivamente biblico.

L’Italia è un paese difficile, evangelizzare è un compito arduo e per molti versi lo si fa senza grandi risultati. Spinti dal desiderio di avvicinare le persone si è tentati di adottare stratagemmi e metodi che hanno poco o niente di biblico. 

Per esempio, ho sentito parlare di metodi di evangelizzazione dove il neofita si converte quasi senza saperlo. Comincia a frequentare un gruppo, partecipa alle discussioni, si trova d’accordo con quello che si dice. Così, senza neanche aver vissuto coscientemente la transizione, abbraccia un nuovo stile di vita senza traumi o crisi di coscienza.

Non stiamo cercando di aumentare gli adepti alla nostra fede! Non usiamo parole e promesse ingannevoli per attirare persone alla nostra religione! 

Un messaggio diverso da quello storico, ortodosso, non è affatto una buona notizia, ma un messaggio che condanna le persone all’inferno.

Una chiesa sana invece predica il vangelo con tutti i suoi elementi: il peccato, l’ira di Dio, l’inferno, il ruolo unico di Cristo nella salvezza, la sua resurrezione e il suo riconoscimento come Signore e salvatore della chiesa. Il vangelo non va per il sottile, perché si tratta del destino eterno delle anime.

Il tutto condito dall’amore e dalla profonda riconoscenza per l’opera di Dio nella nostra vita.

7. Ama e difende l’unità

Forse è l’aspetto più sottovalutato nelle chiese. L’amore non è una bella aggiunta. È un elemento fondamentale e necessario.

Professare la fede senza mostrare amore tangibile per tutti i credenti non è solo una contraddizione, ma una vera e propria eresia.

“Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello” (1 Giovanni 1:20,21).

Sapevi che l’intensità del tuo coinvolgimento e la tua relazione con gli altri credenti è un elemento fondamentale della tua testimonianza? “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35).

Sottovalutare l’unità della chiesa è un grande ostacolo alla crescita dei credenti e della chiesa stessa. Le incomprensioni, le chiacchiere, i sospetti, i rancori, le invidie non sono attraenti. E non restano nascosti a lungo.

Dio ci comanda di amare i nostri nemici. Perché ameresti meno un tuo fratello con cui passerai l’eternità?

8. Osserva gli ordinamenti biblici

Il battesimo e la cena del Signore.

Il battesimo per immersione è l’espressione visibile della salvezza. In esso, in ubbidienza alle Scritture, il credente adulto testimonia la propria identificazione con la morte e la resurrezione di Gesù Cristo. Il battesimo in sé, senza una testimonianza chiara della propria salvezza e di una nuova vita, non ha alcun valore. 

La cena del Signore commemora anch’essa la morte e la resurrezione del Signore, ma laddove il battesimo esprime la salvezza, la cena del Signore ha a che fare con la santificazione del credente. 

È un momento di esame di se stessi. 

Non deve parteciparvi nessuno che ha del peccato inconfessato nella sua vita. 

Chi mangia del pane e beve del vino dimostra di avere una relazione trasparente e coerente con Dio e con gli altri membri della comunità. Infatti è scritto: “Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice” (1 Corinzi 11:28).

Ogni chiesa sana osserva regolarmente questi ordinamenti. 

E ogni credente deve essere spronato a rivalutare regolarmente il proprio cammino col Signore.

9. Riconosce i doni dei credenti e li aiuta a svilupparli 

Una chiesa sana è un luogo dove i credenti sono incoraggiati a scoprire i loro doni e a metterli a servizio di Dio per il beneficio di tutti.

“Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore” (Efesini 4:16).

 “Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri. Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (1 Pietro 4:10,11).

I doni glorificano Dio, non il credente!

10. Pratica la disciplina biblica

I problemi dovuti al peccato ci saranno sempre. Anche nelle chiese sane.

In una chiesa sana, infatti, affrontare il peccato è una priorità, perché la chiesa deve rispecchiare, per quanto possibile, la santità e la purezza di Dio. 

Nella famiglia di Dio non c’è posto per inquisizioni e processi per la condanna; il peccato deve essere affrontato biblicamente. 

Lo scopo non è quello di squalificare qualcuno, ma di correggere e aiutare i veri credenti a vivere in un modo che glorifichi Dio.

La disciplina biblica mira a ristabilire il credente che ha peccato alla comunione col Signore e con la chiesa, e a mettere in guardia gli altri a non sottovalutare la gravità e le conseguenze del peccato.

“Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano” (Matteo 18:15-17).

Le istruzioni bibliche sono chiare. Le guide di una chiesa sana le seguono fedelmente.

11. La chiesa sana promuove la preghiera

La vita di una chiesa sana non è facile, anzi è impossibile senza l’aiuto del Signore. Perciò la preghiera deve essere la forza dietro ogni decisione e ogni compito svolto nella chiesa.

È la responsabilità delle guide pregare regolarmente per tutti i ministeri e i membri della chiesa – se l’hanno fatto gli apostoli nella chiesa primitiva, quanto più ne abbiamo bisogno noi oggi!

Tempi di preghiera, con tutta la comunità unita e partecipe, caratterizzano la vita di una chiesa sana. La preghiera promuove una consapevolezza di dipendenza da Dio e la necessità di trovare nel Signore le proprie forze. 

Credenti sani pregano gli uni per gli altri anche in privato, e questo consolida la comunione e alimenta l’amore genuino gli uni per gli altri.

Queste undici caratteristiche 

non sono un modo per fare una graduatoria delle chiese, ma sono le qualità bibliche che distinguono quei credenti e quelle chiese che vogliono onorare Dio in ogni cosa. 

Se non si è sempre attenti a tenere vive queste caratteristiche, si rischia di sostituire la centralità di Dio con l’uomo. La chiesa diventa un covo di uomini carnali, che cercano di prevalere gli uni sugli altri, e dove la soddisfazione umana diventa più importante del voler piacere a Dio. 

La Bibbia ci ha messo in guardia proprio su questo: “Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” (2 Timoteo 4:3,4).

È l’istantanea dei nostri tempi. 

Tenere alta la Parola di Dio, onorarla e osservarla in tutto e per tutto non appaga la carne. 

I compromessi sono in agguato. L’apostasia comincia con le guide che non fanno il loro dovere, e con le congregazioni insoddisfatte che non conoscono le Scritture e non hanno il timore di Dio. 

Quando è doveroso cercare una nuova chiesa

Se frequenti una chiesa che mostra chiari segni di non essere sana, cosa dovresti fare?

- Prima di tutto assicurati che le tue valutazioni siano corrette, non puoi sempre sapere tutto quello che avviene “dietro le quinte”.

- Prega regolarmente e con serietà per le guide e per gli altri credenti.

- Sii d’esempio ai credenti nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza, nell’attaccamento alle Scritture.

- Attenzione a non parlare male di nessuno, e non fare nulla che possa dividere la chiesa, o nuocere a qualcuno.

- Se hai delle perplessità fondate, parlane con le guide in privato. Fallo con rispetto senza belligeranze, pronto ad ascoltare. 

- Evita i rancori.

- È possibile che dopo aver fatto questo arrivi il momento di lasciare la chiesa. Se le motivazioni sono giuste, lo farai anche a costo di dover fare sacrifici personali per trovare una chiesa che, se non altro, aspira a essere una chiesa sana.


—Guglielmo Risponde—

Scandalo in chiesa

Caro Guglielmo, 

Succede nella nostra chiesa una cosa che mette molti di noi a grande disagio. O, forse, sarebbe più vero dire che ci causa grande dolore.

Due fratelli abbastanza importanti e noti non vanno d’accordo fra di loro. Anzi, più di una volta hanno litigato davanti ad altri e per lunghi periodi non si sono rivolti neanche la parola e salutati.

Cosa possiamo fare? Tutti hanno un po’ paura di intervenire per non peggiorare le cose, o per non offendere nessuno.

—Senza nome, per favore

 

Il vostro problema non è da poco. 

Le liti fra fratelli, anche fra fratelli anziani, come anche fra sorelle, fra marito e moglie credenti o fra giovani della chiesa, sono fatti gravissimi, se non vengono risolti bene e presto.

Anzi, per dire la verità, queste situazioni rientrano pienamente in ciò che la Bibbia chiama “scandali” e, perciò, vanno affrontate e risolte biblicamente.

In Luca, capitolo 17, versetti 1-4, gli scandali fra credenti sono messi direttamente in relazione al rifiuto di perdonare un altro credente. 

Il grande guaio dello scandalo è che non fa male soltanto a chi lo crea, ma alla chiesa e in particolare ai “piccoli”, che potrebbero essere i più giovani nella chiesa, o per età o perché convertiti da poco, oppure i credenti più deboli in senso generale.

Lo “scandalo” (significa letteralmente “trappola”) induce altri a peccare, o scusandosi perché chi è più maturo di loro pecca pure, o perché sono indotti a prendere, poco saggiamente, le parti di uno o dell’altro litigante.

Cosa fare? Anzi tutto, riconoscere che si tratta di uno stato di peccato che avviene all’interno della chiesa e che, perciò, non può essere tollerato, pena la vita spirituale della chiesa e il contagio di questo o di altri peccati fra gli altri membri.

Paolo ha raccomandato a quelli che sono “spirituali”, che camminano, cioè, in comunione col Signore, di cercare di rialzare chi è stato sopraffatto da un peccato, operando con grande umiltà per garantirsi di non rimanere coinvolto e invischiato nel peccato stesso.

Quando, però, ciò non porta alla soluzione del problema o del pentimento di chi pecca e alla sua restaurazione in comunione con l’altro fratello e con la chiesa, bisogna usare dei metodi appropriati, che sono la condanna pubblica del peccato e, se ciò non portasse alla soluzione, alla disciplina di chi vive in questo peccato.

Uno dei problemi che impediscono la soluzione può essere che tutte e due le persone coinvolte possono credere di avere ragione e che il torto sia dell’altra. E qui la chiesa, o chi cerca di favorire una soluzione, può sentirsi forzato a fare da giudice, per condannare il colpevole e assolvere l’innocente.

Anche quando fosse chiaro che uno dei contendenti ha sbagliato più dell’altro, o è più intransigente nel rifiutare la rappacificazione, è molto improbabile che l’altro abbia seguito con cura tutti i passi dettati dalla Bibbia per risolvere i problemi fra fratelli. 

O che non abbia, a sua volta, offeso o interpretato male l’altro e permesso ai suoi sentimenti e emozioni di trascinarlo in peccato. 

Perciò, il problema potrà essere risolto soltanto quando tutte e due le parti riconoscono la propria colpa, o nella situazione che ha dato inizio alla lite o nel suo sviluppo. Poi, quando ciascuno avrà chiesto umilmente perdono, senza avanzare difese, e avrà perdonato di cuore l’altro e con parole appropriate, il problema non dovrà essere solo considerato risolto, ma anche messo da parte per sempre.

Ma, se una delle persone, fosse anche quella che si ritiene la meno colpevole, non partecipasse con completa sincerità a questo processo, rifiutasse di chiedere perdono e di perdonare, la chiesa non avrebbe scelta. Deve avvenire ciò che Gesù ha inteso dicendo: “Sia per te come il pagano e il pubblicano”, cioè non più in comunione con la chiesa.

L’unico scopo della chiesa, nella sua decisione è, ovviamente, la gloria di Dio, la benedizione della chiesa e il ricupero dei fratelli coinvolti.

Hai scritto che tutti hanno paura di procedere alla soluzione del problema, per un motivo o per un altro. Ma, malgrado il fatto che sia difficile affrontarlo con decisione e, se necessario, pubblicamente, i veri risultati negativi del trascurarlo sono molto più seri per la chiesa che non i possibili risultati tristi del confronto diretto.

Sappi che questa tentazione ad accettare il peccato in seno alla chiesa, è una prova comune, e purtroppo diffusa, sofferta da molti altri fratelli. 

Ma Dio è fedele e vi darà una via d’uscita. Forse sarà una via difficile, ma senz’altro benedetta, se seguita in umile e piena sottomissione a Lui.

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