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La Voce del Vangelo

La VOCE maggio 2019

L’estate sta arrivando, e cominciamo a guardarci allo specchio, tirando le somme… I vestiti invernali, fino a ieri, riuscivano a coprire una moltitudine di cene di troppo, ma ora le magliette estive gridano decisamente vendetta.

In ogni modo, pancia o non pancia, con l’arrivo della bella stagione la cosa che colpisce di più è quanti tatuaggi si vedono in giro. 

E se una volta si poteva intuire molto sulla personalità di qualcuno per il disegno inciso sulla sua pelle, oggi non è più così. 

Quello dei tatuaggi è un fenomeno trasversale, e in forte crescita. Atleti, professionisti, farmacisti, banchieri, operai e casalinghe, tutti appassionatamente tatuati. Chi con discrezione, e chi in modo eccentrico.  

In Italia la richiesta dei tatuaggi è aumentata del 60% (il dato è del 2018 e si riferisce all’anno precedente). Secondo l’Istituto Superiore di Sanità ci sono 7 milioni di tatuati, il 13% della popolazione dai 12 anni in su.

Una ricerca, condotta dall’Iss e dall’Istituto Ricerche e Analisi di Mercato, Ipr Marketing, ha rilevato che i tatuaggi sono più diffusi tra le donne (13,8% delle intervistate) rispetto agli uomini (11,7%), e che gli uomini preferiscono tatuarsi braccia, spalle e gambe, mentre le donne soprattutto schiena, piedi e caviglie. 

In Italia ormai si spendono circa 300 milioni all’anno per i tatuaggi, ed è un settore in crescita costante. Si dice che sia una grande opportunità professionale per i giovani.

Davanti a questa realtà, noi come credenti come dovremmo reagire? 

Alcuni si fanno dei tatuaggi addirittura come testimonianza…

Cosa ne dice la Bibbia?

UNA FEDE TATUATA?

Ormai, a far nascere discussioni e tensioni tra giovani e genitori, è il turno dei tatuaggi. Per un ragazzo, non essere tatuato lo fa sentire escluso dalla cerchia di coetanei, il suo gruppo di riferimento.

Argomento che le nostre chiese non hanno dovuto affrontare in passato, tuttora è poco trattato, sia per inesperienza che per paura di offendere. 

Le questioni sulla moda sono sempre delicate; qual è il confine tra buon gusto e trasgressivo? E tra decoroso e volgare? Quanti orecchini è giusto portare? C’è differenza tra maschile e femminile?

Una volta erano i marinai, i carcerati e le persone dei ceti più bassi a farsi tatuare. Era quasi un segno di riconoscimento. Oggi non è più così. Adesso si vedono tatuaggi dappertutto, perfino nelle nostre chiese. 

Alcune guide di chiese hanno imposto un divieto categorico sui tatuaggi, citando dei versetti dal libro di Levitico e Deuteronomio. “Non vi farete incisioni nella carne per un morto, né vi farete tatuaggi addosso. Io sono il Signore” (Levitico 19:28).

“Voi siete figli per il Signore vostro Dio; non vi fate incisioni addosso e non vi radete tra gli occhi per un morto, poiché tu sei un popolo consacrato al signore tuo Dio. Il Signore ti ha scelto, perché tu sia il suo popolo prediletto fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra” (Deuteronomio 14:1,2).

C’è da dire però che da uno studio più attento del testo, emerge che il divieto in questi versetti non era legato tanto ai tatuaggi o alle incisioni sul corpo di per sé, ma al motivo per cui si facevano. I disegni sulla pelle facevano parte del rituale legato alle credenze sui morti. Il popolo di Dio non poteva, e non doveva, in nessun modo adeguarsi alle religioni pagane.

Nella nostra società, benché alcuni disegni e certi simboli con i quali le persone scelgono di decorare i loro corpi, potrebbero avere un significato intimo e profondo per il portatore, non si può certo affermare che siano tutti per forza simboli religiosi pagani. Per tanti sono solo una moda.

Ma allora, se non c’è un divieto assoluto nella Bibbia, il credente è libero o no di farlo? Oppure ci sono dei principi biblici che si applicano anche ai tatuaggi e ai piercing? Come faccio a sapere se sia bene o male a fare una certa cosa?

Cominciamo con i principi generali.

La ricerca della saggezza 

Un credente che vuole onorare Dio in ogni cosa, fa bene a valutare attentamente le sue scelte alla luce delle Scritture.

La Bibbia parla spesso del fatto che come figli di Dio noi lo rappresentiamo; dovremmo somigliare a Cristo nell’essere e nell’apparire, e il nostro modo di vivere dovrebbe essere un invito aperto agli altri a seguire il Signore. Perciò dobbiamo essere saggi.

“Egli mi insegnava dicendomi: «Il tuo cuore conservi le mie parole; osserva i miei comandamenti e vivrai; acquista saggezza, acquista intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non te ne sviare; non abbandonare la saggezza, ed essa ti custodirà; amala, ed essa ti proteggerà; il principio della saggezza è: Acquista la saggezza; sì, a costo di quanto possiedi, acquista l’intelligenza; esaltala, ed essa t’innalzerà; essa ti coprirà di gloria quando l’avrai abbracciata; essa ti metterà sul capo un fregio di grazia, ti farà dono di una corona di gloria»” (Proverbi 4:4-9).

Da questi versetti si capisce che non abbiamo la saggezza come dote naturale, ma che la dobbiamo ricercare a costo di quanto possediamo. La saggezza spirituale viene solo dalla Parola di Dio. Seguire e attenersi ai principi biblici è una grande protezione contro scelte di vita impulsive e imprudenti. 

Una cattiva consigliera

I tatuaggi oggi sono un fenomeno di moda. Per quanto le mode possano sembrare durature, passano con il tempo. Farsi trascinare dalle tendenze del momento perché gli altri le esaltano e le abbracciano, non è qualcosa di conveniente.

“Lo zelo senza conoscenza non è cosa buona; chi cammina in fretta sbaglia strada” (Proverbi 19:2).

È tipico dei giovani appassionarsi a cose anche in modo esagerato; fa parte del normale sviluppo della personalità. A quell’età molte idee sembrano geniali, e si tende a seguirle e a prendere decisioni senza riflettere troppo sulle eventuali conseguenze, e sulle loro reazioni a catena. Al momento tutto sembra divertente e innocuo, ma poi il tempo dimostrerà se lo è davvero.

Un tatuaggio è permanente. Non è come un taglio di capelli, che poi ricrescono. Fatto con leggerezza, sarà per sempre un monumento a un istante di poca saggezza. Le tecniche per cancellare i tatuaggi esistono, ma sono costose e dolorose. E possono causare problemi di pigmentazione della pelle.

Tu sei un tempio

Alcuni credenti mi hanno detto che, in fin dei conti, il corpo è loro e possono farne quello che vogliono. Ma è veramente così? La Bibbia dice: no, proprio no!

“Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Corinzi 6:19,20).

Ecco la risposta a questa idea.

Il nostro corpo non è nostro, ma proprietà di Dio. Qualunque cosa ne facciamo, non può essere determinata esclusivamente dai nostri desideri e dalle preferenze, senza prendere in considerazione la volontà di Dio.

Una gloria pubblica

Portare gloria a Dio è un concetto che conosciamo, ma ci siamo mai fermati a riflettere su cosa significhi veramente? È solo una questione di comportamento, delle nostre azioni e del nostro parlare? O va oltre questo, coinvolgendo anche il nostro apparire, che tutti vedono, e le motivazioni del nostro cuore che solo Dio conosce? 

“Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla chiesa di Dio; così come anch’io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l’utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati” (1 Corinzi 10:31-33).

In questo versetto, portare gloria a Dio non è qualcosa che faccio per conto mio, nella mia cameretta; piuttosto ha a che fare con gli altri. La nostra vita deve essere un invito alle persone a conoscere il Dio che ci ha salvato e che ha cambiato la nostra vita. Quello che facciamo, o non facciamo, incide sul nostro essere testimoni (o ostacoli!) per la salvezza di chi ci osserva. Apparire è tanto importante, quanto essere.

Rappresentanti di un altro

Se prendiamo sul serio il motivo per cui siamo sulla terra, tutto ciò che facciamo come credenti ha un fine specifico. 

È facile pensare che vivere tranquilli e realizzare i nostri desideri senza peccare siano i nostri compiti principali. Non ammetteremmo mai che cerchiamo la nostra soddisfazione, ma le nostre decisioni lo dimostrano.

“Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio. Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:20,21).

Come credenti non rappresentiamo noi stessi. Rappresentiamo Cristo, colui che ci ha salvati, ha cambiato la nostra vita e ci ha affidato un compito di valore eterno.

Simboli di cosa?

Chi si fa tatuare sceglie il disegno che più gli piace, con un significato personale. Disegni come i dadi, l’ancora, la coccinella, il gufo, certi simboli cinesi e altri sono considerati dei portafortuna. La fortuna con i credenti non c’entra niente: noi serviamo il Dio sovrano, l’onnipotente Creatore dell’universo che con la sua parola governa e sostiene tutto e si cura di noi.

Invece i simboli tribali e celtici, per quanto possano essere belli e intriganti, non si può avere la certezza che non provengano da qualche religione pagana. Infatti ne hanno una forte connotazione, innegabile solo per lo stile del disegno.

Tatuaggi che rappresentano la malavita e il carcere sono una categoria particolare, riservata a un tipo di persone che si identificano con quella vita.

Esistono anche moltissimi tatuaggi con temi religiosi, ma esprimono più che altro misticismo e spiritualità alieni alla fede biblica, e lanciano messaggi vaghi e confusi.

Qualche credente mi ha assicurato che i suoi tatuaggi non vogliono esprimere niente di particolare, ma sono solo disegni senza un significato profondo. Il problema è che il tuo tatuaggio, che per te non simboleggia un bel niente, lancia comunque dei messaggi che forse non vorresti dare. Non sai mai come gli altri interpreteranno il disegno che sfoggi. 

È un segno di maturità, di persona responsabile, porsi delle domande serie prima di disegnare sul corpo qualcosa di permanente.

Il rischio di essere fraintesi

“E ci risiamo!” dirai, “Ma che diritto hanno gli altri di criticare o di imporre le loro opinioni su me? Se pensano male il problema è il loro, non mio.”

L’apostolo Paolo avvisa i credenti: “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male” (1 Tessalonicesi 5:21,22).

Ogni credente ha il dovere di esaminare e di valutare attentamente le proprie scelte e le azioni che compie. Non solo per quello che concerne la sua persona, ma anche per come influiscono sugli altri, e come potrebbero essere percepite, perché nell’esaminarci, dobbiamo tenere in considerazione quello che pensano gli altri. 

Infatti, la versione Diodati traduce la parola “specie” più correttamente con la parola “apparenza”. 

Astenersi da ogni apparenza di male vuol dire non dare adito a nessuno di pensare il male. Ricordati che la tua vita deve attirare le persone al Signore, e non essere un deterrente per la loro salvezza.

Perché lo fai?

La risposta più comune è: “Perché mi piace!” 

Ma dimmi, ti piacerebbe ugualmente se non andasse di moda, o se solo poche persone lo facessero? 

Trovo interessante che i tatuaggi non piacevano praticamente a nessuno prima che attori, cantanti e atleti cominciassero a sfoggiarli. Infatti, anche portare gli orecchini da parte dei maschi è una moda relativamente recente, lanciata da personaggi famosi.

“Il vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell’intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d’oro e nell’indossare belle vesti, ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore” (1 Pietro 3:3,4).

Se pensi che questo versetto si riferisca alle donne, hai ragione. Ma con il degrado degli usi e costumi della società, la vanità non colpisce solo le donne: anche gli uomini sono soggetti allo stesso peccato di pensare che l’esteriore sia più importante di quello che siamo dentro. 

Dio, però, si aspetta che il nostro esteriore rifletta la trasformazione interiore del nostro cuore, dei nostri atteggiamenti, delle nostre parole e delle nostre reazioni – la trasformazione duratura per l’opera dello Spirito Santo.

Chi non ha sostanza interiore, ricorre all’esteriore per distrarre l’attenzione da quello che conta!

Libertà che scandalizza?

Subiamo tutti delle pressioni per adeguarci a quello che fanno le persone intorno a noi. La Bibbia ci avverte di non essere influenzati dal mondo. La verità è che lo siamo molto facilmente. L’apostolo Paolo, parlando del mangiare, ha scritto cose molto utili.

“Non distruggere, per un cibo, l’opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato. È bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti il tuo fratello a inciampare. Tu, la fede che hai, serbala per te stesso, davanti a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che approva. Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato” (Romani 14:20-23).

In altre parole: in ogni cosa, tieni in mente come il tuo comportamento influenza i credenti. Se non si è veramente sicuri di fare bene, è meglio astenersi. Spesso, infatti, in particolare nel caso dei tatuaggi, si tratta di una decisione poco ponderata.

Adescati dalla moda

Se sei come me, ogni tanto ti capita di aprire il guardaroba e trovare dei vestiti, o delle scarpe talmente buffe e strane che ti sembra incredibile di averle mai indossate. Sono l’emblema della mutevole e capricciosa moda. 

Non è un segreto che lo scopo degli stilisti e delle grandi case di moda sia spingerti a spendere per sentirti a posto. L’intera macchina della moda non è alimentata da proponimenti spirituali, ma mondani. Non è la gloria di Dio che cerca, ma l’effimera soddisfazione umana.

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1,2).

Se dipendesse solo da te...

Quello che scrive Geremia è così chiaro! “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” (Geremia 17:9).

Per quanto possiamo essere convinti di aver ragione, il cuore ci inganna e abbiamo bisogno di essere consigliati dalle persone più mature, che vogliono il nostro vero bene.

I ragazzi devono prestare attenzione a quello che insegnano i loro genitori, i credenti a quello che insegnano le guide della chiesa. E non solo. Bisogna anche considerare il nostro ambiente di lavoro. 

La cosa più saggia da fare è ascoltare i consigli delle persone che Dio ha messo nella nostra vita. “La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio” (Proverbi 12:15).

Moltissimi si sono pentiti di essersi tatuati. Alcuni si pentono subito, altri scoprono che quei disegni che sembravano tanto affascinanti quando il corpo era sodo, ora sono raggrinziti, e hanno perso tutto il fascino e il significato che potevano avere quando se li erano fatti fare.

È vero, la Bibbia non vieta espressamente i tatuaggi. Ma alla luce dei versetti che abbiamo visto, ogni credente ha molto su cui riflettere prima di farsi tatuare. I principi espressi si applicano praticamente a ogni aspetto della vita. I genitori hanno la responsabilità di proteggere i figli da decisioni avventate e poco attente. 

Ormai ce l’ho, cosa fare?

Se riconosci che quando ti sei fatto tatuare l’hai fatto per motivazioni sbagliate, puoi chiedere perdono a Dio. Ha promesso di perdonarci i peccati, piccoli o grandi che siano. La sua grazia è immensa.

“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9).

Non sta a noi giudicare il cuore degli altri. A noi tocca dimostrare a tutti la stessa grazia che Dio ha verso di noi, e proporci di vivere ogni situazione secondo i principi biblici. 

Prima di qualunque decisione, domandati:

Porta un chiaro beneficio? “Perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce – poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità – esaminando che cosa sia gradito al Signore. Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele” (Efesini 5:8-11).

È utile? “Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla” (1 Corinzi 6:12).

È necessario? “Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica. Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri” (1 Corinzi 10:23,24).

Mi fa assomigliare a Cristo? “Chi dice di rimanere in lui, deve camminare com’egli camminò” (1 Giovanni 2:6).

È consono alla buona testimonianza? “Comportatevi con saggezza verso quelli di fuori, ricuperando il tempo” (Colossesi 4:5).

È una scelta eccellente? “E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” (Filippesi 1:9-11).

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