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La Voce del Vangelo

La VOCE aprile 2021

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Un pizzico di sale 


Se tu potessi esprimere tre desideri che certamente si avvereranno, cosa chiederesti?

Aladdin, nel celebre film d’animazione, ebbe questa incredibile occasione grazie al Genio della lampada magica di cui era venuto in possesso. Al posto suo, con la mente di un bambino, qualcuno avrebbe desiderato far comparire un giocattolo straordinario o diventare grande all’istante, o magari non avere più i compiti da fare… Onestamente non riesco proprio a immaginare cosa avrei chiesto io. 

L’idea di desiderare qualcosa che poi si avvererà ha ispirato molti film in cui adolescenti, e pure adulti, passano gran parte del tempo a cercare di annullare gli effetti disastrosi della loro fantasia realizzata.

Crescendo i nostri gusti sono ovviamente cambiati, e oggi, alla mia età saprei cosa chiedere. 

E mi auguro che, messo alle strette da un’occasione tanto unica (solo tre desideri!) sarei anche altruista nelle mie richieste, e spero pure totalmente spirituale. 

“Aladino e la lampada magica” è solo una favola, ma c’è stato un uomo che veramente ha avuto la possibilità di chiedere a Dio ciò che voleva, ed Egli glielo concesse. 

Quell’uomo era Salomone il quale, davanti a quell’incredibile opportunità, chiese un cuore intelligente. Dio gli rispose al di là della sua richiesta, facendo di lui l’uomo più saggio che sia mai esistito (1 Re 3:5-14).

UNA DURA REALTÀ

Socrate ha detto: “Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so.”

Un altro pensatore, riflettendo sul fatto che la saggezza si ottiene solo attraverso l’esperienza, ha osservato laconico: “La saggezza ci arriva quando non ci serve più.”

Di fronte a questioni importanti capita spesso di sentire il bisogno di avere più discernimento per fare la scelta giusta, per evitare di peggiorare dei rapporti già in bilico o per raggiungere nuovi obiettivi.

Ma la triste realtà è che molti si atteggiano a saggi senza esserlo, e attirano altri a emulare il loro esempio sbagliato.

Magari fossimo tutti come Salomone che ha saputo chiedere la cosa giusta alla Fonte stessa di ogni scienza e conoscenza! Dio non soltanto lo ha esaudito, ma si è servito di lui per insegnare al mondo in cosa consista la vera saggezza.

È duro da ammettere, ma nessuno nasce saggio, e nessuno lo diventa autonomamente. Abbiamo bisogno di imparare e di essere guidati da qualcuno che lo sia.

Salomone ha fatto un’affermazione colma di verità, spesso ignorata da genitori, e sorprendentemente combattuta da alcuni educatori dalle vedute innovative: “La follia è legata al cuore del bambino, ma la verga della correzione l’allontanerà da lui” (Proverbi 22:15).

Dovrebbe essere ovvio, come dice la Bibbia, che i bambini non sanno distinguere il bene dal male da soli. Hanno bisogno di essere guidati da un adulto. Troppa libertà molto presto nuocerà al bambino, e demolirà quei paletti di protezione di cui ha bisogno per uno sviluppo equilibrato della sua personalità. 

Si comincia quindi senza saggezza, e poi? L’ideale non è quello di lasciare che il bambino faccia tutte le esperienze possibili perché tanto “la vita è una scuola”, ma di aiutarlo a crescere nella saggezza. 

E quando dico “bambino”, intendo ogni uomo e donna. Siamo tutti in qualche misura mancanti in questo ambito. 

Chiunque voglia essere saggio dovrà cominciare con la consapevolezza che non lo è, e che ha bisogno di diventarlo.

Ma è rassicurante il fatto che non dobbiamo ricercare la saggezza come a tastoni o giocando a mosca-cieca, perché Dio ci ha fornito la sua Parola scritta che è certamente punto di partenza e punto di arrivo di questa ricerca. Le Sacre Scritture sono la cartina tornasole per capire cosa sia veramente saggio e cosa no. 

La Bibbia nello spiegare cos’è la saggezza spesso la paragona alla stoltezza, evidenziandone il contrasto. 

Il problema tante volte è che ci avviciniamo agli insegnamenti biblici come se fossero solo dei semplici suggerimenti; siamo d’accordo con quello che leggiamo nelle Scritture, ma poi non facciamo nulla per cambiare né per praticare la saggezza di cui abbiamo appena letto.

Conoscendo la riluttanza umana ad ammettere di dover cambiare, Dio avverte: “Mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi. Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com’era. Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare” (Giacomo 1:22-25).

Ascoltare senza obbedire non soltanto ci lascia nella nostra stoltezza, ma fa di noi persone che si illudono di essere sagge, perché la verità ascoltata ci tocca soltanto a livello emotivo senza essere assimilata, compresa e accettata con la nostra fede (Matteo 13:20,21; Ebrei 4:2). 

E rischiamo di somigliare a quell’uomo di cui la grande Mina cantava tanti anni fa: “Parole, parole, parole… Non cambi mai.” 

Ci sono troppi credenti nella chiesa che, anche dopo anni d’istruzione attraverso la Parola di Dio, cambiano poco o niente. 

E peggio ancora, il Signore stesso potrebbe essere costretto a  riprenderci come ha fatto con Israele: “…questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me…” (Isaia 29:13).

UN ETTO DI GIOIA

Nel mio ufficio ho ancora la bilancia con cui i miei genitori ci pesavano da bambini. Per i neo-genitori tenere sotto controllo il peso del loro bimbo appena nato è emozionate. Bastano 100 grammi per rendere felice la mamma, ma è sufficiente anche poco per allarmarla. La crescita fa parte della vita ed è importante.

E tu, sei felice quando vedi il progresso spirituale di qualcuno? Ti ricordi l’ultima volta che hai gioito per questo?

Come mai in chiesa non ci preoccupiamo se c’è mancanza di crescita in noi e nei nostri fratelli? Perché nessuno si allarma per i credenti che non sembrano migliorare nella vera saggezza?

Non è mica normale restare sempre uguali, e non mostrare segni di crescita e maturità!

È pericoloso pensare che si possa avere un rapporto autentico con Dio senza dover crescere nella sua conoscenza, nell’amore, nella fede e nell’ubbidienza (leggi: nella vera saggezza). 

Gesù ha avvertito che nel giorno del giudizio ci saranno persone che pensano di avere avuto un rapporto con Dio, ma gli sentiranno pronunciare questa frase: “Io non vi ho mai conosciuti.” 

Il Signore, però, non ci ha lasciati nell’ignoranza ad aspettare l’eventuale brutta sorpresa; ci ha dato piuttosto una chiave per valutare il nostro progresso spirituale: “Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti” (Matteo 7:19,20).

La mancanza di buoni frutti, quelli della crescita, deve allarmare chiunque si professi credente!

Questi frutti sono gli effetti evidenti di un cambiamento nella vita del credente: l’amore per le cose di Dio, un attaccamento maggiore alla Parola di Dio, la voglia di metterla in pratica e l’odio verso il peccato.

Ma da dove cominciare per cambiare rotta e finalmente portare questi buoni frutti?

SULLA LINEA DI PARTENZA

Salomone dice: “Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE, e conoscere il Santo è l’intelligenza” (Proverbi 9:10). 

Il concetto è chiaro: non c’è saggezza senza un rapporto col Signore, e non c’è un rapporto vero con Lui se ci si ostina a continuare a comportarsi da stolti.

Ma il tempo da solo, né le esperienze della vita, né le sofferenze benché tutto ciò contribuisca a modellare l’uomo, non ci renderanno saggi perché la saggezza viene da Dio. 

L’Apostolo Paolo afferma: “Nessuno s’inganni. Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo, diventi pazzo per diventare saggio; perché la sapienza di questo mondo è pazzia davanti a Dio. Infatti, è scritto: «Egli prende i sapienti nella loro astuzia»; e altrove: «Il Signore conosce i pensieri dei sapienti; sa che sono vani»” (1 Corinzi 3:18-20).

Tra i credenti, particolarmente tra gli uomini, c’è chi è convinto che la responsabilità primaria sia quella di lavorare per provvedere alla famiglia, cosa verissima, dimenticando però che aiutare i propri cari a crescere nella fede e nella conoscenza di Dio è cosa più importante e necessaria.

Possiamo sentirci incapaci o inadeguati davanti a questa grande responsabilità, ma Giacomo ci rassicura: “Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore, perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie” (Giacomo 1:5-8).

E Salomone dice: “Il SIGNORE infatti dà la saggezza; dalla sua bocca provengono la scienza e l’intelligenza” (Proverbi 2:6).

Dio ha piacere di donare saggezza, e non vede l’ora di farlo. Ma si aspetta da parte nostra serietà e disciplina. 

È per questo che nella lettera di Giacomo la richiesta di saggezza precede l’ammonimento ad ascoltare e a mettere in pratica la Parola di Dio. 

Cosa vuol dire in parole povere?

IMPARARE A… IMPARARE

Prima di tutto abbiamo bisogno di curare la nostra lettura e meditazione personale della Parola di Dio. Questo è il punto di partenza. 

Se abbiamo bisogno di un suggerimento esistono ottimi piani e schemi di lettura giornaliera che possiamo seguire. Basta digitare su Google “piano di lettura della Bibbia” e avremo solo l’imbarazzo della scelta. 

Se siamo credenti e non abbiamo il desiderio di leggere la Bibbia dovremmo preoccuparci. L’Apostolo Pietro scrive che ogni credente, quando lo è veramente, ha fame della Parola di Dio (1 Pietro 2:1,2). 

Solo attraverso la Bibbia possiamo sperare di ottenere saggezza, ma questa ricerca deve essere voluta e perseguita intenzionalmente e con costanza.

In questo è fondamentale la scelta della chiesa che si intende frequentare. Ricevere un insegnamento biblico accurato, sistematico e chiaro deve essere una priorità per ogni cristiano, anche se fosse necessario dover impiegare più tempo per raggiungere la chiesa ogni domenica. 

È ovvio che anche il modo in cui si ascolta fa una grande differenza. 

Per esempio, prendere appunti durante la spiegazione della Parola di Dio, per poi ripassare durante la settimana ciò che abbiamo ascoltato, aumenta la capacità di apprendere. In questo gli uomini hanno qualcosa da imparare dalle donne che lo fanno con molta più disciplina. 

Come sarebbero diverse le nostre chiese se ognuno ricercasse la saggezza e la crescita personale insieme a quella della comunità intera! Infatti Giacomo scrive: “La saggezza che viene dall’alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia” (Giacomo 3:17). Immagina che bello sarebbe essere circondati da persone sagge, che vivono la loro vita di credenti senza ipocrisia, nella pace e portando frutti alla gloria di Dio.

TUTTO È COLLEGATO

Fin qui abbiamo parlato della saggezza, ma è ovvio che ci sono altre richieste che un cristiano dovrebbe fare a Dio, come per esempio imitare i discepoli che hanno chiesto a Gesù: “Aumentaci la fede!” (Luca17:4).

Senza fede è impossibile conoscere Dio perché è impossibile piacergli se non si crede a ciò che dice (Ebrei 11:6). 

La fede ci predispone a ricevere con il giusto atteggiamento quello che la Bibbia afferma, ci fa capire che essa è utile, e che metterla in pratica è la cosa migliore da fare.

La fede è necessaria anche per la nostra testimonianza. Sarebbe un controsenso affermare di credere in Cristo e vivere con le stesse reazioni, paure e ansie di coloro che non ci credono. Cosa vedono i nostri famigliari, i colleghi e i vicini quando ci osservano?

Paolo ha detto che la fede viene dall’udire la Parola di Dio. Infatti è tutto collegato: mentre stiamo crescendo in saggezza attraverso la Parola di Dio cresciamo anche nella fede! E più questa aumenta, più ci fidiamo delle Scritture, e più acquistiamo la vera saggezza. 

Quando preghiamo per avere più fede faremmo bene a pregare anche per gli altri credenti che fanno parte della nostra vita, come faceva l’Apostolo Paolo: “Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Efesini 3:14-19).

UN TRITTICO POTENTE

Non voglio certo rifarmi al racconto della lampada di Aladino, ma c’è una terza richiesta fondamentale che il credente dovrebbe fare, che è questa: “Signore dacci più amore verso Dio, verso i fratelli, verso le nostre famiglie; insegnaci ad amare di più e meglio!”

Paolo pregava così per i credenti di Filippi: “Prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” (Filippesi 1:9-11).

Anche qui c’entra la saggezza: unita all’amore e guidata da esso, la saggezza ci rende in grado di scegliere le cose migliori e, di conseguenza, saremo irreprensibili e ricolmi di frutti di giustizia prodotti da Gesù in noi.

E c’entra anche la Parola di Dio, perché il nostro amore è stimolato dalla comprensione dell’amore di Dio per gli uomini attraverso lo studio della Bibbia.

Come sarebbe bello se avessimo anche noi la reputazione dei credenti di Tessalonica: “Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, com’è giusto, perché la vostra fede cresce in modo eccellente, e l’amore di ciascuno di voi tutti per gli altri abbonda sempre di più” (2 Tessalonicesi 1:3). Gesù, infatti, ha detto che saremo riconosciuti come suoi discepoli per l’amore che c’è fra di noi. 

Saggezza, fede e amore: ecco le tre cose da chiedere al Signore.

La Bibbia però non è come il Genio della lampada di Aladino che esaudiva qualunque richiesta anche assurda all’istante. 

La Parola di Dio piuttosto ci informa e può istruirci, e tocca a noi studiarla con diligenza e costanza per applicarla alla nostra vita. 

Non ti accontentare! Se non stai crescendo è tempo di cambiare. Comincia con dei piccoli passi, ma con determinazione e nella direzione giusta. 

Questo mese ti proponiamo alcuni strumenti utili per questo, ma ricordati che la tua crescita comincia con la tua lettura personale della Parola di Dio e con la tua partecipazione attiva alla vita nella tua chiesa.

—D.S.


L'ecolibro e L'autoparlante

“Per piacere, Mamma, proprio per piacere, facci stare tutto il giorno alzati (il che nel loro gergo significa: Non farci fare il pisolino). Staremo buonissimi perché abbiamo un bellissimo progetto. Basta che tu metta a letto Stefanino.”

Gli occhi di Davide erano così imploranti, quelli di Daniele così supplichevoli e quelli di Deborah così onesti che Mamma acconsentì. 

“Ma guardate, ho da fare un lavoro importante, per cui non devo essere disturbata né interrotta. Perciò conto proprio sulla vostra collaborazione.” 

“Che è la collaborazione?” chiese Daniele che vuole essere sempre sicuro di capire tutti i termini dei… contratti. 

“Vuoi dire non disturbarmi e fare esattamente quello che vi dico di fare.” 

“Va bene.” 

Davide si attaccò al collo di Mamma: “Tu sei la Mamma più brava del mondo!” 

Stefanino se ne andò pacificamente a letto e dopo pochi minuti dormiva con una mano sul cuore mentre con l’altra stringeva una macchinina di plastica, gioia e delizia della giornata. 

Gli altri tre si eclissarono. 

Mamma sedette alla scrivania. Doveva finire una traduzione e correggere delle bozze. Il tipografo le aspettava per l’indomani mattina. 

Dalla stanza dei bambini venivano voci serafiche. Mamma si ingolfò in alcune frasi astruse e poco chiare di uno scrittore inglese, che le diedero del filo da torcere per una buona mezz’ora. 

Ad un tratto, uno scroscio di cocci, di ferraglia e di rottami interruppe la pace. 

“Che succede?”

Daniele era mezzo sepolto sotto una valanga di stracci e pezzi di legno. “È stato Davide che mi ha fatto perdere l’ecolibro!” 

“Ma Deborah mi aveva spinto!” 

“Si può sapere che cosa volevate fare?” 

“Facevamo la conferenza” spiegò Daniele riemergendo dai rottami e spolverandosi i pantaloni. 

“E l’imbuto a che cosa serviva?” 

“Era l’autoparlante.” 

“E questo vecchio tubo del gas?” 

“Il filo dell’autoparlante.” 

“E il bicchiere che si è rotto era per bere durante il discorso…” spiegò ancora Daniele. 

“E il cassetto dell’armadio a che cosa serviva?” chiese Mamma. 

“Era il pulpito, no?” 

Mamma fu comprensiva. “Beh, ora mettete tutto a posto e fate qualche cosa di più calmo.” 

“Ma che cosa possiamo fare?” 

“Ci annoiamo sempre.” 

“Quando ci dai la merenda?”

“Ci puoi aiutare a pitturare con gli acquerelli?” 

“Ascoltatemi,” disse Mamma, “mi avete promesso di non disturbarmi. Ora vi do un po’ di merenda e poi vi mettete a giocare a scuola. Deborah fa la maestra e voi siete gli scolari. O forse Davide è lo scolaro e Daniele è il signor Direttore…” 

“E va bene…”

Mamma tornò alla traduzione, ma per poco tempo. Deborah ora stava gridando a pieni polmoni che Davide le aveva dato un pizzicotto e le faceva i dispetti. 

“Se non state buoni, vi do una sculacciata come non l’avete avuta da molto tempo!” 

I tre rimasero in silenzio, con aria colpevole. 

Poi Davide ruppe il silenzio, con voce piagnucolosa: “Ma, Mamma, perché non ci hai mandati a fare il pisolino? Non capisci che siamo troppo stanchi per stare buoni?” 

Mamma cercò di controllarsi: “Voi avete fatto esattamente come facevano gli Ebrei con Dio.” 

I tre spalancarono occhi e orecchie. Niente li affascina quanto le storie. 

“Sì, a volte si ostinavano a chiedere delle cose a Dio e Dio, pur sapendo che ne avrebbero sofferto, le concedeva. Voi non volevate fare il pisolino e io vi ho lasciati stare alzati. E ora siete stanchi, nervosi e non mi avete lasciato combinare niente col mio lavoro. Chi pensate che fosse più savio, Mamma o voi?” 

“Mamma” ammise Davide. 

Deborah mise la sua guancia grassotta da angelo barocco contro la guancia di Mamma: “Ma a noi sembra molto difficile pensare che tu abbia ragione sempre…” 

“No, non ho sempre ragione, ma sono un po’ più saggia di voi” rispose Mamma e pensò a quante volte anche a lei era sembrato difficile preferire la saggezza di Dio alla sua testardaggine. Ma tutte le volte che lo aveva fatto, ne era valsa la pena.

 –Maria Teresa Standridge da “Un pizzico di sale”, VdV Aprile 1965

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