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La Voce del Vangelo

La VOCE gennaio 2023

Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria, ed entrò ufficialmente nella Prima guerra mondiale. E nei quattro anni successivi avrebbe visti impegnati cinque milioni di soldati italiani, fra i quali ci sarebbero stati circa 620.000 morti, 600.000 fra prigionieri e dispersi, e quasi un milione di feriti.

Venticinque anni dopo, il 10 giugno 1940, con un celebre discorso dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciò l’entrata in un’altra guerra, la Seconda guerra mondiale. Anche questo conflitto sarebbe durato circa quattro anni, e avrebbe mietuto circa 130.000 vittime civili, 313.000 militari e 15.000 ebrei.

La maggior parte di noi all’epoca non era ancora nata, e non può ricordare nulla di queste guerre – personalmente ne ho sentito parlare da mia mamma che aveva vissuto la Seconda guerra, e quando mi raccontava le sue esperienze io potevo solo lavorare d’immaginazione. Noi non l’abbiamo vissuta, e nemmeno vorremmo farlo. Ma noi credenti in Cristo viviamo un altro tipo di combattimento: è una guerra spirituale in cui siamo coinvolti tutto il tempo, anche se a volte tendiamo a ignorarla. Ma perché?  

La guerra a cui pochi credono

È un fatto triste che, nonostante la Bibbia parli chiaro della battaglia spirituale che coinvolge ogni credente, pochi ci credono e ancora meno si preparano a combatterla. Qualcuno addirittura pensa di poterla evitare, cosa però impossibile. Ma chi non è addestrato a questo combattimento ne cade vittima. 

In questa guerra si entra nel giorno in cui si diventa figli di Dio. È il giorno in cui ti sei riconosciuto un peccatore, e hai capito di non poterti salvare da solo con le tue buone opere, e hai creduto in Gesù Cristo come tuo Salvatore e Signore. 

Ebbene, in quel momento Dio ha perdonato i tuoi peccati grazie ai meriti di Gesù, morto sulla croce, sei nato di nuovo ed è cominciata la tua nuova realtà spirituale: la crescita nella fede e nella conoscenza di Dio, e un avanzamento nell’obbedienza a Lui, ma anche una costante lotta contro il peccato e contro il male che dominava la tua vita di prima. Tutto spirituale e tutto reale allo stesso tempo.

Infatti, dicendo che la guerra è spirituale, non vogliamo dire che sia astratta o che non tocchi in alcun modo la vita fisica. Durante tutto il suo tempo terreno anche Gesù aveva affrontato la stessa battaglia. I suoi nemici umani, quali Erode e i capi religiosi dei Giudei, erano manovrati e influenzati (inconsapevolmente forse, ma non senza colpa) dal suo nemico principale, Satana. 

Il Maligno aveva cercato di far uccidere Gesù da bambino attraverso l’editto raccapricciante di Erode, che ordinava di massacrare tutti i maschi a Betlemme dai due anni in giù. 

In seguito, quando Gesù era diventato adulto, aveva cercato di farlo cadere nel peccato,  tentandolo nel deserto per quaranta giorni. Ma il Signore Gesù non è mai caduto, anzi ha trionfato su Satana, però ha messo in guardia anche noi, suoi discepoli, sulle prove che ci toccheranno.

“Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: «Il servo non è più grande del suo signore.» Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Giovanni 15:18-21).

Entrare in una relazione con Gesù implica l’entrata in guerra contro i suoi nemici, e questo lo aveva detto chiaramente sin dall’inizio: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

“Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: «Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare.» 

“Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace.

“Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 12:26-33).

È chiaro, Gesù voleva che ognuno si rendesse conto subito di quanto sarebbe costato seguirlo. La vita di chi andava dietro a Lui sarebbe stata esposta al pericolo, le relazioni compromesse, e le prospettive cambiate per sempre. Molti amici sarebbero diventati nemici, e sarebbero sorti nuovi compiti e doveri, nuove mete e priorità. 

Uno dei motivi principali per cui i credenti non si rendono conto di essere in guerra è per il fatto che in molte chiese evangeliche le predicazioni presentano la fede cristiana come una vita rosea, piena di promesse che Dio però non ha mai fatto. Questo perché predicare sul pentimento e ravvedimento, sul giudizio, parlare del costo del discepolato, della giustizia, della costanza e della santità svuoterebbe le sale di culto… Sono cose “pesanti” che alla gente non piace ascoltare!

Ma omettendo dalle prediche tutti gli avvertimenti di Gesù si fanno gravi danni ai nuovi credenti. Infatti, se nessuno gli insegna come prepararsi per la guerra, rimarranno sprovveduti e vulnerabili a qualunque attacco di una battaglia che comunque durerà tutta la vita sulla terra.

Ogni cristiano ha tre sfere principali d’influenza e di responsabilità. La prima sfera riguarda il suo rapporto con Dio, la sua crescita spirituale e la santificazione. La seconda riguarda la chiesa visibile, dove deve servire e usare i doni che Cristo gli ha dato per il bene degli altri credenti. E infine la terza sfera è la società nella quale deve vivere come ambasciatore di Cristo, invitando le persone a essere riconciliate con Dio.

Tutte e tre le sfere sono anche dei veri e propri campi di battaglia. Molti credenti riconoscono la difficoltà nello svolgere le proprie mansioni in ogni area, ma non si rendono conto che è difficile proprio perché si è in guerra.

Alcuni cercano di evitare i conflitti a tutti i costi. Davanti alle difficoltà scelgono la strada più facile, trascurano la lettura, lo studio della Bibbia e la preghiera personale. Non crescendo nella conoscenza del Signore, non sanno mettere in pratica la sua Parola, restando così facili prede dei falsi insegnamenti dottrinali. Il loro impegno nella vita della chiesa è suscettibile a sbalzi di umore. E quando i non credenti fanno anche una minima obiezione  al vangelo si azzittiscono per non urtare la sensibilità di nessuno. 

Altri credenti non hanno capito cosa sia la guerra spirituale. Pensano che il diavolo attacchi il loro benessere e la loro comodità. 

Hanno abbracciato l’idea che i credenti dovrebbero vivere una vita tranquilla, senza problemi nelle loro relazioni, senza malattie, senza difficoltà sul lavoro e senza problemi finanziari. Ma non si rendono conto che così facendo stanno solo imitando le aspirazioni “degli uomini del mondo, il cui compenso è solo in questa vita” (Salmo 17:14). La lotta per il massimo benessere e agio in questa vita è una battaglia terrena, effimera, che non tiene conto dei piani di Dio.

Si sono dimenticati dell’avvertimento del Signore: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:15-17).

L’apostolo Paolo ha parlato della guerra spirituale nella sua lettera alla chiesa di Efeso. Ha scritto:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento, infatti, non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli” (Efesini 6:10-20).

Questo è il combattimento che nessun credente deve sottovalutare, che nessun credente può evitare né affrontare senza l’aiuto di Dio, del Signore Gesù e dello Spirito Santo.

All’inizio della sua lettera, infatti, Paolo aveva parlato del ruolo che il Padre ha avuto nel pianificare la salvezza, e di come questa salvezza è stata compiuta dal Figlio e sigillata dallo Spirito Santo nella vita del credente. Poi aveva spiegato che la salvezza non è per opere, ma è il dono di Dio. Nessuno può vantarsi di averla meritata. 

L’apostolo aveva anche scritto che gli Ebrei e gli stranieri sono salvati nello stesso modo, e hanno il privilegio di conoscere la potenza di Dio e l’amore di Cristo, dopodiché ogni credente deve crescere nella chiesa, sotto l’insegnamento delle sue guide. Ogni credente diventa quindi parte integrante della chiesa visibile, dove eserciterà i suoi doni e farà molta attenzione a non creare divisioni, ma a preservare l’unità che Dio costruisce attraverso la trasformazione di ogni credente. 

Uso l’espressione “la chiesa visibile” per distinguerla dalla chiesa universale, in cui è inserito ogni credente che si è convertito di qualsiasi periodo storico e luogo. La “chiesa visibile” è la chiesa locale, di cui ogni credente deve far parte fisicamente. 

Ancora nella sua lettera agli Efesini Paolo, dopo aver parlato di come Dio opera nell’intimo del credente, affronta anche le responsabilità che questi ha, particolarmente il suo relazionarsi nella chiesa, in famiglia e al lavoro. 

Arrivando al capito 6 della lettera, il lettore ha un quadro chiaro di quanto sia difficile la vita cristiana e quanto sia incapace di gestirla con le sue forze. È proprio per questo motivo che Paolo, ispirato da Dio, vuole farci capire che siamo in battaglia. Quante volte avrai costatato che anche tu fallisci, malgrado i tuoi sforzi e la volontà! Hai capito che sei in battaglia, ma forse non ti sei preparato bene.

Il credente è chiamato a essere luce e sale, e a comportarsi come una nuova creatura, ma si cade così facilmente. La nostra battaglia è reale, e abbiamo un nemico cattivo e potente.

Nel passo di Efesini ci sono tre imperativi, ovvero tre comandi, che Dio vuole che mettiamo in pratica.

  • Il primo comando è “fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza”, perché voi non avete le forze per combattere questa terribile battaglia.
  • Il secondo è “rivestitevi della completa armatura di Dio”, perché l’avversario che dobbiamo affrontare è potente.
  • Il terzo comando è “prendete la completa armatura di Dio”, perché ogni sua parte è fondamentale.

Il primo ordine ci mette davanti alla nostra incapacità di combattere la dura battaglia con le nostre forze. Dio ci dà le forze, ma le riceviamo dal Signore Gesù.

FORTIFICARSI NELLA FORZA DELLA SUA POTENZA 

All’inizio della sua lettera, Paolo pregava per i credenti di Efeso con queste parole:

“Perciò anch’io, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore per tutti i santi, non smetto mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi, e qual è verso di noi che crediamo l’immensità della sua potenza. Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro. Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti” (Efesini 1:15-23).

Abbiamo bisogno di capire la grandezza della potenza di Dio in Cristo Gesù. È fondamentale fidarsi di lui, e trovare in lui la forza per affrontare questa guerra. 

La forza di Cristo è unica: oggi lui è seduto alla destra del Padre da dove regna sovrano su tutto, operando in modo perfetto nella vita di ogni credente.

Nella sua seconda preghiera in questa lettera Paolo dice: “…affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore.” Questa forza viene dal conoscere intimamente e profondamente l’estensione dell’amore di Cristo per i suoi figli. 

Ogni credente che si affida alla signoria di Cristo e alla sua potenza deve sapere che Dio opererà al di là di qualsiasi aspettativa. Paolo scrive: “Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen” (Efesini 3:20,21).

Nessun credente deve essere spaventato davanti alla battaglia, davanti alle circostanze che deve affrontare, perché Cristo opera con potenza in lui.

Ma noi dobbiamo fortificarci in Gesù, non dimenticando che lui è il nostro Signore! Ci fortifichiamo in lui man mano che riconosciamo la sua signoria, e lo seguiamo con umiltà, dipendenza e obbedienza. Non sottovalutiamo il primo comando, perché il secondo comando ci presenta il nemico che dobbiamo affrontare.

UN AVVERSARIO POTENTE 

Il nostro nemico, Satana, è potente. Affrontarlo senza prepararci è da stolti. È un nemico astuto, sempre in agguato.

Pensare al diavolo come a un personaggio rosso con la coda, le corna e il forcone rischia di ridurre il nostro nemico a una caricatura da fumetto anziché mostrare il potentissimo nemico che è. 

Il suo dominio è grande, basta ricordare la nostra relazione con lui prima di essere credenti: “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3).

Noi eravamo suoi seguaci, egli ci incoraggiava e spronava a vivere come tutti gli altri che lo seguono, guidati dalle voglie e dalle concupiscenze.

La sua arma principale è la menzogna. Gesù lo ha descritto così: “Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna” (Giovanni 8:44).

Le bugie sataniche minano la nostra fiducia nella Parola di Dio, nelle sue promesse, nei suoi comandamenti. 

Il diavolo, i demoni e ogni persona che è sotto il suo dominio (tutte le persone che non sono credenti) sono attivi ogni momento per frenare la nostra crescita spirituale, incitandoci a peccare e portandoci a sottovalutare l’importanza della santificazione. Sono impegnati ad allontanarci dalla nostra vita di chiesa, distruggendo l’unità fra i credenti, e sono fissati nel rovinare la nostra testimonianza e nel tenere in schiavitù i non credenti.

Infatti, Pietro ci ricorda: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo” (1 Pietro 1:5:8,9).

Anche Paolo mette i credenti in guardia contro le insidie di Satana, e ci avverte che non dobbiamo soccombere alle arti seduttrici dell’errore (Efesini 4:14).

Satana sa esattamente come farci cadere, conosce i nostri punti deboli. Convince alcuni che lui non esiste, altri invece li attira a sé apertamente.

In Italia il mondo dell’occulto è molto forte, un “giro di affari” di circa sei miliardi di Euro all’anno. Ci sono circa 100.000 maghi e streghe, con circa 40.000 satanisti solo nella zona di Torino. I tarocchi, le fatture, la magia bianca e nera, il malocchio, l’oroscopo, le tavole Ouija, i porta fortuna, i chiromanti e l’astrologia sono segni di quanto sia pervasivo l’occulto intorno a noi.

La Scrittura ci comanda di rivestirci dell’armatura di Dio per rimanere in piedi, e non per sconfiggere Satana da soli, dato che è il compito di Cristo. Dobbiamo piuttosto rimanere in piedi, fermi, resistendo e perseverando. Se non sei preparato, di certo non rimarrai in piedi.

Nei prossimi numeri parleremo ancora di questa guerra e di come ci dobbiamo preparare per affrontarla, di quali strategie Satana usa per attaccarci e quali sono i mezzi che Dio ci ha dato per uscirne vittoriosi.

Davide Standridge

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