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La Voce del Vangelo

La VOCE GIUGNO 2021

Qualche settimana fa ho sentito un predicatore evangelico chiamare il papa “fratello Bergoglio”. Tutto il suo discorso mirava a sostenere che esistono problemi ben più importanti di cui preoccuparsi, piuttosto che le mere differenze dottrinali tra evangelici e altri “cristiani”.

Non è il solo a pensarla così. Fare distinzioni troppo rigide tra una religione e l’altra, e tra i modi di professare la propria fede, è cosa malvista. Potrebbe urtare la sensibilità di chi crede in qualcosa di diverso. Dopotutto, non è l’amore verso il prossimo il fulcro del messaggio cristiano?

Questo buonismo, però, produce falsa unità e aspettative sbagliate, ed è in chiaro contrasto con la Parola di Dio che, invece, spesso esorta il credente e la chiesa a stare in guardia contro l’errore.

Dai tempi della Riforma protestante, fino a metà del 1900, le differenze fra i Cattolici e i Protestanti erano evidenti. Oggi sono diventate sempre meno marcate. La tendenza di molte denominazioni “cristiane”, comprese quelle evangeliche, è quella di restare aperti sulle questioni dottrinali. 

Allora è logico domandarsi: Esistono ancora differenze tra i veri credenti evangelici e i Cattolici? La risposta è: Assolutamente sì. Parliamone.

Parliamoci... in chiaro

Per i credenti biblici, conoscere le differenze tra la dottrina della Chiesa cattolica romana e le Scritture, e saperle spiegare, non è solo necessario ma è anche un atto di fedeltà a Dio, e un gesto di vero amore verso coloro che voglio conoscere la verità.

Quando si parla di contrasti di dottrina, si vuole evitare di cadere in polemiche e discussioni inutili. 

Dovremmo essere motivati, piuttosto, dalla consapevolezza che quello in cui si crede ha conseguenze reali sul proprio destino eterno.

Non è ovviamente possibile analizzare tutte le differenze in questo articolo. Perciò ne ho scelte alcune fondamentali, quelle più utili a chiarire le idee, per non creare ulteriore confusione.

1. Chi ha l’autorità massima riguardo alla fede? — Sola Scrittura

La prima questione da affrontare è su che cosa si basa la fede che un credente professa. Qual è il fondamento del credo? 

Per la Chiesa cattolica romana, il credo è esposto nel Catechismo della Chiesa. Lo citerò, confrontandolo con le Sacre Scritture, le quali invece costituiscono le fondamenta della fede evangelica biblica.

Ecco quello che sostiene la Chiesa cattolica romana: 

“L’unica Chiesa di Cristo [è quella] che il Salvatore nostro, dopo la sua risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida [...]. Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come una società, sussiste [“subsistit in”] nella Chiesa cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui”. (816)

“È chiaro dunque che la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere e che tutti insieme, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10]. (95)

La Chiesa cattolica dichiara quindi che è essa stessa l’autorità suprema in materia di fede, e che il suo credo è basato in ugual misura sulla tradizione della chiesa, sulla Bibbia e sull’autorità del Papa e dei Vescovi in comunione con lui.

Per il credente evangelico, invece, l’unica autorità è la Parola di Dio, la Sacra Bibbia. Essa è la rivelazione di Dio a cui si riferivano i credenti dell’Antico patto (Isaia 8:20; Giovanni 5:39,40), Cristo stesso (Matteo 4:17-20), gli Apostoli (2 Pietro 1:19-21), i primi cristiani (Atti 17:11) e tutti i veri credenti biblici di tutti i tempi (Colossesi 3:16).

Tutto quello di cui un credente ha bisogno si trova nelle pagine della Parola di Dio. “Sola Scrittura” infatti è il primo dei cinque pilastri che riassumono il pensiero teologico della Riforma.

I seguenti versetti mettono in risalto la supremazia della Bibbia rispetto a qualunque altra “autorità”.

“La legge del Signore è perfetta, essa ristora l’anima; la testimonianza del Signore è veritiera, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, sussiste per sempre; i giudizi del Signore sono verità, tutti quanti sono giusti, sono più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo; sono più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi. Anche il tuo servo è da essi ammaestrato; v’è gran ricompensa a osservarli (Salmo 19:7-11).

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16,17).

È interessante notare che il catechismo presenta la fede cattolica come uno sgabello a tre gambe, che non può reggersi con la sola Bibbia. Quindi la Bibbia non sarebbe “perfetta” e sufficiente da sola, che è il contrario di quello che Dio afferma. 

Paolo infatti, nel versetto appena citato, dice che sono gli insegnamenti delle Scritture che rendono completo l’uomo di Dio.

Una delle tre gambe dello sgabello sarebbero proprio le cosiddette sacre tradizioni. Tradizioni religiose esistevano già ai tempi dell’Antico testamento. Dio le ha sempre odiate. Non hanno fatto altro che cercare di inquinare la pura verità biblica. 

Gesù, citando Isaia, ha detto: “Questo popolo [si accosta a me con la bocca e] mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini (Matteo 15:8-9). 

E Paolo ha scritto: “Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo (Colossesi 2:8).

Proprio da questo errore, non attenersi cioè soltanto agli insegnamenti delle Scritture, nascono le dottrine cattoliche contrarie a quelle bibliche.

Perciò l’esclusività della Parola di Dio come autorità in materia di fede, non è affatto un dettaglio secondario, perché preclude molte dottrine cattoliche.

2. Come si diventa cristiani? — Sola fede

Per “cristiano” intendiamo un seguace di Cristo, una persona che da nemico di Dio è stato riconciliato con Lui per mezzo della fede in Cristo. Questa è l’unica accezione biblica del termine cristiano. Come lo si diventa è una domanda fondamentale, e le risposte cattoliche sono molto diverse da quello che afferma la Bibbia. 

Il Catechismo insegna che 

“...La Chiesa non conosce altro mezzo all’infuori del Battesimo per assicurare l’ingresso nella beatitudine eterna; perciò, si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far rinascere «dall’acqua e dallo Spirito» tutti coloro che possono essere battezzati. Dio ha legato la salvezza al sacramento del Battesimo, tuttavia egli non è legato ai suoi sacramenti.” (1257)

“Il Battesimo non soltanto purifica da tutti i peccati, ma fa pure del neofita una «nuova creatura»…” (1265)

La Parola di Dio invece afferma che si diventa cristiani credendo in Cristo. 

“A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli [Cristo] ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome (Giovanni 1:12).

“Ora senza fede è impossibile piacergli, poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6).

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Giovanni 3:16,18).

È chiaro a tutti che un bambino appena nato non è capace di credere. Anche se battezzato, non può essere considerato cristiano fino a quando non crederà personalmente in Cristo. Infatti esiste un gran numero di cattolici battezzati che non crede affatto in Dio!

3. Come si fa a essere salvati? — Solo Cristo

Il catechismo dice: 

“… ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo: Il santo Concilio… insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14]”. (846)

La Bibbia esclude che la Chiesa (o qualsiasi organizzazione o agente umano) sia necessaria per la salvezza. Basti pensare che la Chiesa non era ancora nata, quando il ladrone sulla croce fu salvato per la sua fede in Cristo.

Gesù ha affermato: Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura” e “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Giovanni 10:9 e 14:6).

In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12).

Gesù Cristo è chiamato il Salvatore proprio perché è l’unico che salva. Questa salvezza non può arrivare a noi in nessun altro modo.

Nonostante la Parola di Dio dica chiaramente che la salvezza viene da Dio esclusivamente per mezzo di Cristo, 

“La Chiesa afferma che per i credenti i sacramenti della Nuova Alleanza sono necessari alla salvezza [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1604].” (1129)

E a proposito di questi sacramenti “necessari alla salvezza” il catechismo sostiene che 

“Tutta la vita liturgica della Chiesa gravita attorno al Sacrificio eucaristico e ai sacramenti [CfConc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctumconcilium, 6]. Nella Chiesa vi sono sette sacramenti: il Battesimo, la Confermazione o Crismazione, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Unzione degli infermi, l’Ordine, il Matrimonio [Cf Concilio di Lione II: Denz. -Schönm., 860; Concilio di Firenze: ibid., 1310; Concilio di Trento: ibid., 1601].” (1113)

Dio aveva previsto che l’idea errata di dover fare delle opere per ottenere la salvezza sarebbe serpeggiata già fra le prime chiese. Perciò ha ispirato l’apostolo Paolo a scrivere agli Efesini in modo chiaro come avviene questa salvezza: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8,9).

Lo stesso concetto è ribadito in Tito: “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna” (Tito 3:5-7).

4. L’uomo e il peccato — Sola grazia

Il catechismo sostiene che 

“È opportuno valutare i peccati in base alla loro gravità. La distinzione tra peccato mortale e peccato veniale, già adombrata nella Scrittura, si è imposta nella Tradizione della Chiesa. L’esperienza degli uomini la convalida.” (1854)

Dice inoltre che 

“Il peccato mortale distrugge la carità nel cuore dell’uomo a causa di una violazione grave della Legge di Dio; distoglie l’uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore. Il peccato veniale lascia sussistere la carità, quantunque la offenda e la ferisca.” (1855)

La Bibbia non riconosce l’esistenza di peccati meno gravi di altri. 

Anzi, perfino pensieri e atteggiamenti sbagliati, addirittura un solo sguardo fatto con concupiscenza, sono tutti condannati da Dio (Matteo 5:22,28). 

Infatti, Giacomo scrive: “Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti. Poiché colui che ha detto: «Non commettere adulterio», ha detto anche: «Non uccidere». Quindi, se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge” (Giacomo 2:10,11). 

E l’apostolo Paolo dice chiaro e tondo che “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23a).

Anche un solo peccato, per quanto possa sembrare umanamente insignificante, è un’offesa contro la santità perfetta di Dio, e produce la condanna eterna.

Quando l’apostolo Giovanni dice che “Vi è un peccato che conduce a morte” e “un peccato che non conduce a morte” (1 Giovanni 5:16,17) sta dicendo che il peccato dell’incredulità conduce immancabilmente alla morte eterna: “Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” e “Chi crede nel Figlio ha vita eterna; chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui (Giovanni 3:18,36). 

Per il non credente, quindi, la condanna è la morte eterna. 

Per un figlio di Dio che persiste nel peccare, Dio può essere indotto a castigarlo con la morte fisica, come ha fatto con Anania e Saffira e con alcuni credenti della chiesa di Corinto (leggi l’avvertimento di Paolo riguardo la cena del Signore in 1 Corinzi 11:27-30).

Avere timore di Dio è una cosa seria, è salutare, ed è comandato in tutta la Bibbia (Deuteronomio 6:13; 2 Pietro 2:17).

Mi fermo qui. Potremmo riempire libri interi per affrontare le tante altre discrepanze tra gli insegnamenti della Chiesa cattolica e le Sacre Scritture – il culto di Maria, l’immacolata concezione, la sua assunzione in cielo, i santi, la confessione e l’assoluzione, la messa, i sacerdoti ecc. – ma i quattro punti che abbiamo trattato sono sufficienti per illustrare che pur parlando delle stesse cose non è vero che siamo tutti uguali. Non siamo tutti fratelli. Le differenze tra la fede biblica e la religione Cattolica romana sono ampie e molto nette.

I pilastri della riforma sono ancora veri: Sola Scrittura, Sola Fede, Solo Cristo, Sola Grazia, Solo a Dio la Gloria (anche se non ne abbiamo parlato in dettaglio, penso di aver reso l’idea). 

Con questo articolo non voglio attaccare nessuno, ma voglio solo mettere in chiaro che non tutti crediamo nella stessa cosa. Dobbiamo essere cauti per non dare l’impressione che la dottrina non abbia importanza. È piuttosto una questione di vita o di morte eterna. 

Ecco alcuni esempi delle conseguenze negative derivanti dal credere a una dottrina non biblica: 

• Una visione errata del peccato porterà a sminuire il timore e il giudizio di Dio.
• Una visione errata della sufficienza delle Scritture porterà a preferire opinioni personali o tradizioni alla verità della Parola di Dio.
• Una visione errata del giudizio di Dio porterà a conclusioni errate su cosa succede dopo la morte.
• Una visione errata della grazia di Dio porterà a fare affidamento sulle opere meritorie, e a credere che esistano altri modi di essere salvati.
• Una visione errata di Maria o dei santi porterà a essere illusi su chi può salvare, e a chi bisogna pregare.

Ogni persona è responsabile di valutare attentamente quale autorità stia seguendo riguardo la sua fede. Noi abbiamo scelto la Bibbia, a esclusione delle opinioni umane e delle tradizioni religiose.

Ai nostri amici cattolici vogliamo dire che la salvezza è spiegata chiaramente nelle Scritture, e invitiamo tutti a esaminarle per vedere se quello in cui ognuno crede corrisponda alla verità. Ne va del nostro destino eterno.

Alcuni consigli per gli evangelici

A volte possiamo essere molto appassionati nel parlare della nostra fede, e dimentichiamo che davanti a noi potrebbe esserci chi non è abituato a parlare “l’evangelichese”. Per comunicare bene è importante essere capiti, spiegando le Scritture con parole semplici, e dare una definizione chiara a ogni termine teologico che usiamo. 

Con alcuni può sembrare di parlare la stessa lingua perché usiamo gli stessi vocaboli, ma dobbiamo accertarci che abbiano lo stesso significato per entrambi. 

Per questo può essere utile chiedere alla persona con cui parliamo di definire i termini che usa, per aiutarci a capire cosa intende. 

Per esempio, alcuni termini che i cattolici e gli evangelici definiscono in modo molto diverso sono: grazia, peccato, cristiano, chiesa, battesimo. Parlarne senza spiegare cosa si intende produce confusione e incomprensione. 

Dobbiamo fare attenzione a non dare l’impressione di essere arroganti o di sentirci superiori. Tutti noi, prima di conoscere la verità, credevamo cose sbagliate, convinti di avere ragione.

Mai e poi mai dobbiamo provocare o litigare. Sappiamo quanto sia facile farsi prendere dalla foga del momento e cercare di convincere l’altro a tutti i costi. Non è una guerra. Non dobbiamo avere l’ultima parola. 

Rispettiamo con umiltà le convinzioni diverse dalle nostre. È compito dello Spirito Santo convincere la persona.

Basiamo sempre sulle Scritture tutto quello che diciamo, citandole opportunamente. Questo aiuta a far capire che non propiniamo opinioni personali, ma parliamo di una verità obiettiva, attestata dalla Parola di Dio.

Uno dei pericoli più grandi è quello di cominciare a divagare passando da una obiezione all’altra, senza veramente rimanere sul punto principale che è il messaggio della salvezza. 

È quello il messaggio che dobbiamo avere bene in mente e sapere esporre con chiarezza.  Molte idee errate crollano quando si accetta il messaggio semplice del vangelo.

Soprattutto facciamo tutto questo con preghiera, e in sottomissione allo Spirito Santo. È Lui che convincerà i cuori, non noi. A noi spetta solo di essere testimoni amorevoli di Cristo.

È possibile che in passato abbiamo sbagliato nei modi e nei toni, e la nostra testimonianza non sia stata chiara. Che fare? Forse abbiamo sbagliato proprio con i nostri famigliari o gli amici più intimi, e abbiamo perso il loro interesse o li abbiamo offesi inutilmente. Cosa possiamo fare per riaprire il dialogo?

La preghiera aiuta. Possiamo pregare per una nuova opportunità. Possiamo chiedere a Dio saggezza per esprimerci più chiaramente e con amore. 

A volte aiuta anche chiedere perdono per il nostro atteggiamento sbagliato. 

E se una conversazione fosse impossibile, allora potremmo mettere per iscritto in una lettera la nostra testimonianza.

Detto questo, ricordiamoci anche che non dobbiamo portare dei pesi che non sono nostri. Noi siamo solo i portavoce di Dio. Ogni persona è responsabile davanti a Dio del suo destino eterno, e Lui è giusto nel giudicare, la sua è una giustizia perfetta. La loro salvezza non è nelle nostre mani, ma in quelle di Dio.

Che il Signore ci aiuti a essere attenti e pronti quando qualcuno ci chiede se ci sono differenze tra cattolici e protestanti. Restare sul vago o non dire le cose come stanno, non è una dimostrazione di amore, ma può dare luogo a false idee che di fatto condannano all’inferno.
– D.S.

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