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La Voce del Vangelo

La VOCE luglio 2017

“Scendi giù dalla sedia, Elena, prima che ti farai male!”
“Gigi, portami subito quel coltello! Non è un giocattolo!”

No, non ho intenzione di parlare di bambini. Neanche a dei bambini. Mi spiegherò meglio fra un momento.

“Pietro, per piacere, ascoltami. Fa’ come ti dico. Togliti di là! È pericoloso stare in mezzo alla strada. Attento che può arrivare un grosso camion!”
“Vuoi fare piacere a mamma, vero, Sabrina? Non è bello disobbedire. Vieni e ti darò una caramella. Tu la vuoi la caramella, non è vero? Allora, ubbidisci subito! Mamma ti vuole tanto bene. Quando dice una cosa, è perché ti vuole bene, non credi?”

“Va bene, ora conto fino a dieci e vediamo se, quando arrivo a dieci, la vuoi ancora. Fallo capire a mamma. Poi faremo una bella passeggiata.”

No, non voglio parlare di bambini. Ma di te e di me.
E del linguaggio che usiamo tutti i giorni. Ne fanno parte verbi come correre, comprare, leggere, ascoltare e tanti altri. Usiamo questi verbi, quando serve, come imperativi, cioè comandi. Vieni! Corri! Smetti! Ascoltami! Non farlo!

Gli imperativi sono utilissimi. Servono per aiutare una persona in difficoltà. Per proteggerla. Per istruirla. Insomma, non possiamo farne a meno.

Salvo che fra credenti! Non si usano fra credenti.
Particolarmente sono da abolire totalmente dai sermoni!

Oggi, non vanno più gli imperativi

Non vanno più in casa, ai figli. Non vanno più a scuola. Non vanno più sul lavoro. Ma soprattutto, non vanno più in chiesa.

“Ma chi si crede di essere per dettarci legge su dove non andare, cosa non fare, cosa non dire? Ci manca solo che ci dica a cosa non pensare!!”
“Ma va’ là, non è mica un comandamento, solo un consiglio…”
“Se mi serve un consiglio, lo chiederò io!”

Hai notato anche tu che molti preferiscono una chiesa dove ognuno è libero di fare quello che gli pare? …Dove delle volte regna una certa confusione e ci si offende facilmente. …Dove si bada poco al comportamento, non solo dei bambini, ma anche dei grandi e addirittura dei responsabili.

Nell’insegnamento si cerca di evitare di parlare di doveri e del prendere impegni o di assolvere a quelli presi. E si arriva perfino a distorcere la dottrina per giustificare queste rilassatezze. Si afferma: “Non siamo mica più sotto i comandamenti dell’Antico Testamento! Non siamo salvati per opere ma soltanto per grazia!”

Parlare di impegni e doveri non è forse un chiaro ritorno alla schiavitù della legge? Sarebbe come cercare di meritare la grazia con la nostra ubbidienza. O guadagnare la salvezza combattendo la nostra carnalità.

In altre parole, alcuni temono che tutti questi obblighi e divieti non fanno altro che portare il credente lontano dalla guida e l’influenza dello Spirito Santo per sprofondare nel vecchio tradizionalismo, nell’arido legalismo e conformismo, nel puro fariseismo dal quale Gesù ci ha liberati!

Ma per difenderci dal legalismo, è lecito, logico e necessario trascurare o buttare via tutti i verbi col significato imperativo dalla Sacra Bibbia?

Nelle Scritture, Gesù e gli apostoli non ci hanno lasciato migliaia di insegnamenti, istruzioni, avvertimenti ed esempi chiari, proprio allo scopo di insegnarci ciò che dovremmo e che non dovremmo fare come credenti maturi?

Quando Paolo ha tuonato contro l’eresia che vorrebbe la chiesa ancora sottomessa alla legge di Mosè, era per dire che ora i credenti sono liberi di uccidere, di commettere adulterio e tante altre cose prima vietate? Che il credente può rifiutare ogni “imposizione moralistica” e vivere liberamente da nuova creatura, mettendo in pratica solo quello che lo Spirito Santo gli fa “sentire” intimamente nel suo cuore?

Il nostro rapporto con Gesù descritto da Lui

“Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti.” “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Giovanni 14:15,21).
“Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore” (Giovanni 15:10).
“Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando” (Giovanni 15:1).
“Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi [pesanti, oppressivi]” (1 Giovanni 5:3).

Questi versetti mi ricordano un commento che mia moglie, Maria Teresa, ripeteva spesso mentre leggevamo insieme la Bibbia: “È proprio vero che, nella Bibbia, Gesù e gli apostoli non davano delle «opinioni» o dei «consigli». Sono sempre istruzioni imperative.”

Ma... Dio lo sache sono vietati i divieti?

Vediamo un po’ qualche divieto nella Bibbia, ma senza spaventarci troppo.
“Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti: non fare nulla con parzialità” (1 Timoteo 5:21).
Non ricevere accuse contro un anziano, se non vi sono due o tre testimoni”
(1 Timoteo 5:19).
Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui” (1 Timoteo 5:22).
“Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri” (Efesini 4:17).
“Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo” (Efesini 4:25-27).
“Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno” (v. 28).
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca” (v. 29).

A proposito della legge, Paolo scrisse: “Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia” (Galati 5:4). Ubbidire a qualsiasi legge o comandamento per essere salvati per i propri meriti, o per essere “più” salvati, è un rifiuto della grazia!

Ma Paolo, riconoscendo anche che il cuore umano è ingannevole, ha precisato: “Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne” (Galati 5:13). Essere liberati dalla legge di Mosè quale mezzo di salvezza non significa essere liberi di trascurare i chiari comandamenti del Nuovo Testamento riguardo alla vita pratica e santa del credente.

No! I verbi in forma imperativa vogliono dire: “Fate così e non fate cosà!” Servono per la nostra crescita, per una vita di consacrazione a Dio e per la nostra protezione. Ascoltiamo la voce dolce e chiara del nostro Padre celeste quando ci parla.

Facciamo attenzione, e ubbidiamo, quando il nostro Fratello maggiore e il nostro Signore ci avverte di ciò che è, o non è, per il nostro bene.   

Guglielmo Standridge

Imperativi... impopolari

Autorità civili 
– Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori... – ROMANI 13:1
– Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore, l’onore a chi l’onore. – Romani 13:7

Coerenza spirituale
– Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. – 1 Giovanni 4:20

Ministero della parola
– Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio... – Giacomo 3:1

Sfera sessuale
– Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri. – Ebrei 13:4

Vita coniugale
– Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; … Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa … – Efesini 5:22,25

Soprusi e abusi
– Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; ... Anzi, “se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo”. – Romani 12:19,20
– Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli. – 1 Corinzi 6:7,8

Tirchieria e ozio
– Da’ a chiunque ti chiede, e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. – Luca 6:30
– Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare.  – 2 Tessalonicesi 3:10

 

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La VOCE giugno 2017

Quando ricevi una brutta notizia è come se ti dessero una botta in testa o un pugno nello stomaco.
“Signora, mi dispiace, ma suo marito ha il cancro.”
“Purtroppo, vostro figlio ha la sindrome di Hunter.”
“Non c’è dubbio: si tratta di sclerosi multipla.”
“L’aereo è precipitato e non ci sono superstiti.”

E tu sai che quella che ha la sclerosi multipla è tua figlia, o che sull’aereo precipitato c’era un tuo caro amico, o che l’uomo col cancro è il marito con cui hai passato trent’anni della tua vita. E mentre il tuo bambino con la sindrome di Hunter ti sembra perfettamente normale, sai perfettamente che non lo è e che sarà un problema finché vive o finché vivrai tu.

Hai l’impressione di essere in un brutto sogno. E ti rifiuti di credere che quello che ti dicono sia vero.
Ma è vero.
E allora comincia la corsa.
Dottori. Esperti. Psicologi. Cure alternative. Speranze. Disperazioni. Alti e bassi.

E poi, se crediamo in Dio, oltre che ai medici e agli specialisti, ci rivolgiamo a Lui. Ma, spesso, nella maniera sbagliata. Preghiamo, chiediamo la guarigione, o un miracolo, promettiamo, facciamo voti, cominciamo a contrattare con Dio: “Se mi dai questo, io ti dò (o ti darò) quest’altro.” E, sotto sotto, gli chiediamo, anche con una certa rabbia: “Ma perché? Perché proprio a me, a noi, a loro?”

E, mentre ci passano per la mente questi pensieri, ci sentiamo un po’ colpevoli, perché quasi non riusciamo neppure a pregare. Almeno a pregare con fede e con vera sottomissione.

Il rischio di proporre baratti o fare capricci con Dio è in agguato

Tutto questo ti suona familiare? Ci sei passato? Ci stai passando adesso? Purtroppo, se non ci siete passati, ci passerete. Perché le difficoltà, i dolori, le disgrazie fanno parte della vita e della realtà umana.

L’Apostolo Giovanni ha detto che “il mondo (cioè il sistema e la realtà in cui viviamo) giace nel potere del maligno” (1 Giovanni 5:9). Tutto quello che vediamo, tocchiamo, sperimentiamo è tarato dal male inguaribile del peccato. È cattivo, contaminato, fa male e porta del male. Un male che ci coinvolge e a cui non possiamo facilmente sfuggire.

Ma Dio lo sa e ci aspetta a braccia aperte per darci il conforto e l’aiuto di cui abbiamo bisogno. Però non corre, come un infermiere premuroso, con un tranquillante o una dose di morfina. Egli ha in mano la situazione e sa che essa nasconde delle lezioni importanti per la nostra vita. Delle lezioni a cui, una volta imparate, non vorremmo mai rinunciare.

Perciò aspetta che noi andiamo da Lui.

Egli sa che un allievo impara meglio se sa di avere bisogno del maestro e se ha voglia di capire. Come è successo anche all’Apostolo Paolo, che, dopo avere pregato tre volte per essere liberato da un male penoso, si è sentito rispondere: “La mia grazia ti basta” (2 Corinzi 12:9). E ha capito la lezione che un Dio amorevole e sapiente gli voleva dare.

Infatti, solo se ci andiamo a rifugiare fra le sue braccia, Dio ha la possibilità di rivelarsi col suo conforto e di soccorrerci veramente. Ma cosa fare quando tutto sembra crollare?

Primo, comincia con l’assicurarti di essere in una relazione con Dio per cui Egli ti può veramente ascoltare.

Sono molti quelli che, nel momento della crisi, si ricordano di Dio. Corrono in chiesa (cattolica o evangelica, secondo le preferenze), pregano, chiedono a altri di pregare, decidono di comportarsi bene da quel momento in poi, quasi per meritarsi un trattamento speciale. Queste persone capiscono poco o niente di una vera relazione con Dio. Infatti, lo considerano un po’ come un dottore, un agente delle assicurazioni, un mago. Le hanno provate tutte, e ora si rivolgono anche a Lui.

Il Signore Gesù, quando era sulla terra, ha detto molto chiaramente che una giusta relazione con Dio, per l’individuo, comincia solo con la “nuova nascita”, cioè col riconoscere di essere un peccatore senza speranza di salvezza, col capire di avere bisogno di un Salvatore e col credere personalmente in Lui con tutto il cuore, riconoscendolo come Signore della propria vita.

Allora, si entra a fare parte della sua famiglia e si comincia a avere con Dio una relazione di figli. Allora ci si può avvicinare a Dio con la certezza di essere accolti.

Sei tu in questa posizione? Hai creduto personalmente in Cristo come salvatore? Allora puoi e devi correre da Dio. E devi farlo immediatamente. Questo è il secondo passo.

La prima reazione, quando si ha una cattiva notizia, è di correre a dirlo a qualcuno. Quando il dottore al telefono mi ha detto che mio marito aveva il cancro, ero da sola in casa. Ed è stato un bene, perché ho avuto il tempo di assorbire il colpo e di parlarne subito col Signore. Se no, forse mi sarei agitata istericamente o avrei cercato di fare l’eroina con chi mi vedeva. Da sola, ho potuto farmi un bel pianto, dire al Signore che non mi sarei mai aspettata una cosa simile e essere me stessa. Fragile e onesta. Ma anche fiduciosa.

Non per niente, Egli dice di avvicinarci “al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:16). E il soccorso c’è stato.

Ma non basta andare da Dio. Il terzo punto è che bisogna andarci con fiducia.

Questo non vuol dire andarci con la fiducia che ci darà quello che gli chiediamo, ma che ci darà quello che è buono e utile per noi.

Ripensando alla mia esperienza, so di avere detto in preghiera al Signore che mi pareva che sarebbe stato un bene che mio marito rimanesse ancora in vita, dato che il suo ministero mi sembrava utile e importante per aiutare molti. Ma, con l’aiuto di Dio, non ho fatto la lagna e non ho pestato i piedi come invece ha fatto il re Ezechia, nel racconto dell’Antico Testamento, quando gli hanno detto che la sua malattia lo avrebbe portato alla morte.

Non è mai una buona idea fare i capricci con Dio. Ezechia lo ha fatto e la vita gli è stata allungata di quindici anni. Ma proprio durante quei quindici anni, ha generato Manasse, che è stato il peggiore re che Giuda abbia mai avuto.

La Bibbia dice: “Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Proverbi 3:5,6). È importante stare attaccati a queste parole.

Quarto punto, rimani calmo, senza agitarti. A volte si corre da uno all’altro a cercare conforto, a farsi consigliare il gruppo di sostegno a cui unirsi. Oppure ci si butta nell’attività. Si dice che lo si fa per dimenticare. Mentre in realtà non si dimentica proprio un bel niente.

Invece, si dovrebbe andare avanti con la calma ricordando che Dio dice: “Fermatevi, e riconoscete che io sono Dio” (Salmo 46:10). Egli tiene le cose in mano e non si lascia prendere in contropiede.

E si imparerà a vivere un po’ su due livelli. Uno, quello delle circostanze e delle cose da fare (visite dal dottore, documenti, ricoveri, tristezze, ecc.) e l’altro quello della pace fiduciosa e dell’attesa di quello che Dio farà. Un’esperienza fantastica. Davvero!

Poi, come quinto punto, aspettati di essere confortato da Dio e dal suo Spirito.

Egli non ti manderà necessariamente degli angeli, con le ali e in camicia da notte, ma userà tanti mezzi a sua disposizione per farlo. Ti darà degli amici che pregheranno per te, che ti inviteranno a cena, che ti accompagneranno dove hai bisogno di andare, che ti faranno una telefonata per dirti che stanno pregando e che ti faranno compagnia se dovrai passare molte ore all’ospedale.

A volte ti sembrerà che le notti non passino mai. Ma verrà sempre un nuovo giorno, con nuovi conforti e nuove promesse. E, proprio durante la notte, sentirai la voce dolce e tranquilla del Signore e lo Spirito prenderà le tue preghiere e le presenterà al Padre: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili” (Romani 8:26). Non chiedermi di spiegarti come questo succede. Ti dico solo che succede!

Infine, sottomettiti alla volontà buona e sapiente di Dio. Dio ti risponderà dandoti quello che è per il tuo vero bene attuale e eterno. E quando la sottomissione è reale, il tipo di risposta diventa meno importante. Non perché la risposta sarà sempre quella che ci piace, ma perché sapremo che è la risposta di un Padre che ci ama.    

Maria Teresa Standridge
Ristampa, La Voce del Vangelo, novembre 1997

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La VOCE maggio 2017

“Da domani non dovrai lavorare più!”

Ecco le parole che molti vorrebbero sentire, sollecitati anche dalla pubblicità che promette che, se tutto va bene, giocando qualche numero fortunato alla lotteria, il suono della sveglia diventerà solo un lontano brutto ricordo.

In generale, il lavoro non piace. Qualcuno ha detto che il lunedì è il giorno più brutto della settimana ed è un peccato che un settimo della nostra vita sia speso proprio di lunedì.

Altri lavorano con fatica aspettando l’arrivo sospirato del sabato e della domenica, in cui non ci saranno capi o cappuccini con cui combattere, e considerano il lavoro come un male necessario che ci permette di pagare le bollette e i conti a fine mese.

Fra i cristiani le cose non vanno molto diversamente. Vediamo come.

Scopri la gioia di lavorare

Conosco dei credenti che sopportano il loro lavoro con la segreta speranza che, per qualche straordinario e improvviso miracolo, possa cambiare.

Altri amano il loro lavoro, e sono anche abbastanza contenti del loro stipendio, ma non amano le persone con cui devono lavorare. Trovano anche che i loro superiori sono spesso troppo esigenti o di cattivo umore.

Il tuo datore di lavoro, com’è? Ti tratta bene? È onesto? Ti tiene nella giusta considerazione? Si rende conto di tutto quello che fai? È bendisposto verso le tue necessità?

E, soprattutto, ti retribuisce giustamente? Domanda difficile: i soldi, si sa, non bastano mai.

Ma lavorare solo per lo stipendio, soddisfa veramente? Nella misura in cui lavori per i soldi, sarai sempre deluso dall’importo che guadagni e dalla percentuale di tasse che lo accompagnano. Per esempio, sapere che da gennaio a giugno lavoriamo per pagare le tasse dello Stato, che piacere ci può dare? E adesso che l’età pensionabile s’allontana sempre più, questo drammatico carcere del lavoro sta diventando una specie di ergastolo!

Allora, forse, sarebbe meglio chiudere qui questo articolo e augurarci che Gesù ritorni presto e che, nel frattempo, avremo da soffrire il meno possibile.

Il Signore tornerà come ha promesso, e vogliamo che ci trovi pronti. Intanto, però, io devo lavorare.

E francamente, oggi il lavoro non mi pesa più. È tutto merito del mio datore di lavoro. Te lo voglio presentare, perché è uno giusto, non gli sfugge mai nulla di quello che faccio e mi dà sempre la giusta ricompensa.

Forse non tutti hanno a disposizione una piattaforma come questo giornale, per esprimere la loro gratitudine a qualcuno, ma io, da queste pagine, lo voglio ringraziare pubblicamente. E molti altri dovrebbero e potrebbero fare lo stesso, tanto più che il mio datore di lavoro è sempre in cerca di altri impiegati.

Sono riuscito a cambiare atteggiamento solo quando ho cambiato datore di lavoro. Prima avevo fatto molti lavori, ma ero rimasto sempre deluso, perché datori di lavoro come lui non ne avevo mai avuti.

Il mio datore di lavoro è Dio. E questo fa un’enorme differenza. L’apostolo Paolo invita i credenti a fare ogni cosa per il Signore, per cui il problema non è tanto cambiare lavoro, quanto cambiare le motivazioni per cui facciamo qualunque cosa.

Ti sembra un pensiero troppo riduttivo e semplicistico? Ti assicuro che è l’unico modo per avere un atteggiamento buono e per lavorare bene.

Sei più diligente quando qualcuno ti controlla? Più coscienzioso e produttivo? Con un capo umano, ti capiteranno momenti in cui penserai di poter fare quello che ti pare!

Ma se il tuo datore di lavoro è Dio, quand’è che Lui si distrae? Egli che governa ogni cosa, che darà a tutti secondo il loro operato e che ha promesso di prendersi cura dei suoi figli, pensi che cambierebbe idea e atteggiamento proprio nei tuoi confronti?

Molti credenti vanno al lavoro con le stesse motivazioni e gli stessi scopi di quelli che non amano Dio. Di conseguenza, escono dal lavoro con le stesse frustrazioni, la rabbia e l’amarezza dei loro colleghi.

Ti voglio incoraggiare a licenziarti non dal tuo posto, ma dal tuo datore di lavoro, se il suo nome non è Cristo.

Esteriormente la tua vita forse non sarà molto diversa, ma tu sicuramente starai meglio e avrai un datore di lavoro invidiabile.

Allora, cominciando da domani mattina, per chi lavorerai?

Dio ha progettato il lavoro come occupazione per l’uomo

Dio creò la prima coppia e assegnò loro un compito straordinariamente impegnativo: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta...” (Genesi 1:28).

La terra doveva dare loro nutrimento e fornire un ambiente perfetto in cui vivere. Coltivarla e curarla sarebbe stata una soddisfazione, un lavoro piacevole. All’inizio non erano previste né fatica, né stanchezza, né difficoltà.

Dopo la disubbidienza di Adamo e Eva e l’ingresso del peccato nel mondo, le cose cambiarono. Dio disse a Adamo: “Il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto...” (Genesi 3:17-19).

Il lavoro divenne faticoso, ma il progetto iniziale rimase. “Dio il Signore mandò via l’uomo dal giardino di Eden, perché lavorasse la terra da cui era stato tratto” (Genesi 3:23).

Più tardi, nella legge che diede a Mosè, Dio ordinò: “Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo...” (Esodo 20:9,10).

Nel Nuovo Testamento, il lavoro è considerato come un dovere e un mezzo di testimonianza: “Vi esortiamo, fratelli, ... a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno” (1 Tessalonicesi 4:10-12).

“Se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare. ...alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili. Ordiniamo a quei tali ..., nel Signore Gesù Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente” (2 Tessalonicesi 3:11,12).

Siate imitatori di chi lavorava così

Il Signore Gesù ha lavorato anche quando non sarebbe stato compito suo (Giovanni 13:1-17).
Poco prima di morire, durante la sua ultima cena coi discepoli, nessuno aveva pensato a lavare i piedi ai commensali, come era abitudine fare. I discepoli erano impegnati a discutere su chi fosse il più importante fra loro. Non c’era un servo per fare quel lavoro, perciò il Signore prese un catino e un asciugamano e si mise a lavare i piedi dei discepoli. Diede loro un esempio di servizio umile e disse loro che, se avessero fatto come Lui, sarebbero stati beati.

Gesù faceva anche degli extra (Giovanni 21:12,13)
Dopo la resurrezione, col suo corpo glorioso, preparò un pasto caldo per i discepoli stanchi e bagnati, dopo una notte di pesca faticosa. Accese il fuoco e preparò dei pesci arrostiti. Fu una lezione di premura, di gentilezza e di tenerezza. È triste vedere certi credenti che fanno solo lo stretto necessario per il Signore. Appena è l’ora di staccare, lasciano tutto. Un lavoro che li impegna oltre il previsto, diventa un peso. Mai chiedergli qualcosa che interferisce coi loro piani!

L’apostolo Paolo ha lavorato con le sue mani per mantenere se stesso e i suoi collaboratori (Atti 18:3; 20:33-35; 1 Corinzi 4:12; 1 Tessalonicesi 2:9)
Chi lavora per il Signore ha il diritto di essere sostenuto e mantenuto dai credenti che beneficiano del suo ministero, come è insegnato sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento (Levitico 7:7,34; 1 Timoteo 5:17,18). Ma Paolo non ha indugiato a usare il mestiere che aveva imparato da giovane per provvedere alle sue necessità.

Tabita lavorava per i poveri (Atti 9:36-42)
Di lei si sa solo che era una “discepola” e che faceva vestiti e tuniche per i poveri. Faceva quello che sapeva fare e lo usava per chi ne aveva bisogno. Oggi si fa presto a andare al negozio e comprare affrettatamente un regalino per qualche occasione speciale. Ma quanto è bello ricevere qualcosa da qualcuno che ti dice: “L’ho fatto io proprio per te!”.

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La VOCE aprile 2017

Si erano mosse presto la mattina mentre ancora faceva buio, per non dare nell’occhio.

“Ma sei sicura che questo sia il sentiero giusto?”
“Penso di sì! Non possiamo fare la strada normale perché non sappiamo chi è in giro. Potrebbero esserci le guardie ed è meglio evitarle!”

Cercare la tomba di un criminale, giustiziato come nemico dello stato, non era una cosa normale. Loro, invece, erano donne normalissime, ma non avevano l’abitudine di lanciarsi in avventure pericolose.

“Zitte! Vedo delle rocce da quella parte. Forse siamo arrivate…” 
“Non si vede né si sente nulla!”

Ma stava facendo più luce. Fra non molto il sole avrebbe illuminato tutto.

“Là! Là c’è una grossa pietra rotonda, vedete? Sarà la tomba?”
“Avviciniamoci piano, piano!”
“Guardate!” esclamò una.
“Per carità, non gridare!”
“È quella la tomba! Ed è già aperta!”
“Non è possibile. Forse abbiamo sbagliato strada col buio!”
“No, no! Quella è proprio la sua, e vi dico che è aperta!” insisteva, incredula.
“Com’è possibile? E non ci sono neanche le guardie! Avranno mica portato via la salma?”
“Perché? Come? Chi l’ha fatto?” domandò una.
“E dove l’hanno portato?” fece l’altra.
“Cosa facciamo ora? Il nostro piano è fallito!” disse la terza donna scoppiando a piangere.

Che delusione!
Che incredulità davanti alla cattiveria della gente!
Ma, non è finita qui!!

Confusione, bugie e depistaggi

Nei palazzi delle più grandi autorità regnava la stessa confusione che stavano provando quelle povere donne davanti alla tomba vuota. Ma l’atmosfera era totalmente diversa!

L’uomo al comando gridò: “Qui qualcuno la pagherà cara!”

Le guardie, tutte forzutissimi soldati romani, tremavano e balbettavano mentre riferivano ciò che era loro successo: un terremoto, una luce fortissima, forse un lampo… Ma non sapevano spiegare dove o come fosse scomparso il corpo di quel criminale giustiziato che dovevano sorvegliare.

Nessuno poteva immaginare che stavano vivendo il giorno più importante della storia umana! Da quel giorno in poi, l’umanità intera, schiacciata sotto il peso del peccato e della condanna eterna, avrebbe vissuto una realtà gloriosamente diversa. La morte che gravava sulla vita di ogni essere umano era vinta per sempre! Gesù risorto offriva al mondo la vera vita, la vita abbondante. Egli ha per sempre serrato le porte dell’inferno e aperto le porte della città celeste a ogni peccatore che riconosce il suo bisogno di essere perdonato e crede in Lui come il suo Salvatore e il Signore della sua vita.

Ma da quel giorno fino ad oggi sono state inventate tante storie e ipotesi nel tentativo di far tacere la notizia che quell’uomo ucciso fosse davvero risuscitato e quindi vivo. Non è scientificamente plausibile che un uomo morto, massacrato come lui, tornasse in vita. Si sa che poche ore dopo che il cuore si ferma e il sangue smette di circolare e i polmoni non pompano più aria, il cervello è irrimediabilmente morto. A quel punto non è più possibile riportare il corpo in vita. Ed è impossibile che un morto possa spontaneamente tornare a vivere.

A quei tempi, alcuni insistevano che i seguaci di quell’uomo avessero rubato e nascosto il corpo di Gesù. Ma perché l’avrebbero fatto? Un profeta, un guaritore, un criminale che sia, una volta morto e scomparso non serve più a niente e a nessuno!

Altri, ancora oggi, hanno provato a dire che l’uomo non era affatto morto, ma solo svenuto. E che in seguito, nel fresco della grotta tombale, si sarebbe risvegliato recuperando le forze tanto da riuscire a intraprendere un viaggio fino in India, dove avrebbe cominciato una seconda vita. Ma in tutta onestà, è più difficile credere a dicerie come queste che accettare la storia come raccontata dai discepoli che l’avevano vissuta in prima persona.

Essi hanno testimoniato con insistenza che il loro Signore è veramente risuscitato, che dopo la sua risurrezione era stato visto personalmente da più di 500 uomini e che era rimasto altri 50 giorni fra di loro.

Infatti, ne erano tanto convinti che neanche la persecuzione o il martirio che dovettero subire riuscì a dissuaderli dal parlarne. Il loro racconto non gli ha mai portato alcun beneficio materiale né gli ha fatto guadagnare il favore della gente. Dovevano essere proprio pazzi se, sapendola una bugia inventata da loro, continuavano a diffonderla lo stesso!

OVVIAMENTE, C’È UN’ALTRA ALTERNATIVA:
Cristo è veramente risuscitato tre giorni dopo la sua crocifissione!

Si tratterebbe, allora, di un fatto accertato. E questo cambierebbe la storia del mondo. Ma, ancora più importante, trasforma tutto ciò che la scienza o qualsiasi altro campo di ricerca possa aver affermato sulla vita e sulla morte umana. Se la risurrezione è avvenuta anche una sola volta, non è più una leggenda né un equivoco di uomini ignoranti e prescientifici né una macchinazione di qualche gruppo di fanatici religiosi.

La risurrezione di Cristo, con un corpo nuovo e eterno, ha reso possibile la risurrezione di ogni essere umano (1 Corinzi 15:20,21)! Il nostro corpo attuale, con ogni probabilità, invecchierà e morirà. Ma quando Gesù tornerà per portar via tutti i veri credenti (vedi 1 Tessalonicesi 4:13-18), i morti in Cristo di tutti i tempi risusciteranno con un nuovo corpo. E il corpo di quei credenti che saranno ancora in vita sarà trasformato “in un batter d’occhio” (1 Corinzi 15:51-53) e reso simile al nuovo corpo di Cristo per poter vivere eternamente con Lui. Questo nuovo corpo glorificato ed eterno del credente è uno dei risultati garantiti dalla risurrezione di Cristo.

Che Gesù sia nato, abbia vissuto, mangiato e dormito, e che sia anche morto senza che nessuno mai dubitasse della sua umanità, è la prova che era veramente uomo. Ma che sia poi riapparso vivo fra quelli che lo conoscevano bene, che abbia mangiato con loro e fatto toccare le sue ferite per provare che fosse veramente Lui, significa che non era solo uomo, ma anche Dio (Luca 24:36-43; Giovanni 20:24-29)!

Sono passati secoli dalla sua risurrezione e oramai milioni di persone hanno creduto in Lui, Gesù Cristo, Dio e Uomo, morto per i loro peccati e per far sì che potessero risuscitare dopo la morte anche loro.

L’apostolo Paolo, uomo colto e intelligente, ne è diventato uno dei testimoni più convincenti. Ha cominciato così uno dei suoi scritti più persuasivi, la lettera ai credenti romani dei suoi tempi: “Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 1:1-4).

Secondo Paolo, il miracolo della risurrezione dimostra che Gesù era ciò che diceva di essere: il Figlio di Dio, sceso in terra per rivelare l’amore e la grazia di suo Padre. L’ha fatto morendo Egli stesso per cancellare il debito di peccato di chiunque crede in Lui, e offrendogli in dono la salvezza da ogni condanna e la vita eterna nel Paradiso.

LA PAROLA DI DIO CONVINCE
Ma se la gente non ci crede, non ci sono miracoli che possiamo fare per persuaderla. Per convincerti, Dio offre la sua Parola, la Sacra Bibbia che racconta la vita e le parole di Gesù. Paolo sapeva che quegli scritti contengono la potenza di Dio per convincere e per salvare chiunque li legga con un cuore aperto: “...la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).

“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso»” (10:9-11).

Ma la risurrezione di Gesù Cristo è garanzia anche di un’altra verità, meno attraente, ma totalmente chiara. Un giorno tutta l’umanità – non solo i credenti in Cristo ma anche tutti gli altri, i “buoni” come i “cattivi” – risusciterà. Purtroppo, sarà il giorno in cui chi non avrà ricevuto in vita il perdono di Dio, ascolterà la lettura dei suoi peccati e della condanna eterna che ne conseguirà. “…è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27).

“Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere” (Gesù, in Apocalisse 22:12). “Ma per i codardi, gl’increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda” (21:8).

Sì, la risurrezione di Gesù significa anche questo: l’eterna vita alla presenza di Dio per i perdonati; e l’eterna punizione per gli impenitenti e gli increduli. Il dono della vita eterna dev’essere ottenuto oggi, mentre siamo ancora vivi. Dopo la morte, non è più possibile. “…il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23).

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La VOCE marzo 2017

Conta solo la verità

Grazie per aver accettato di leggere questo articolo! Scommetto che la prima domanda che ti è venuta in mente è: “Di che religione siete?”

Secondo una stima del 2014, ci sono circa 4200 religioni in tutto il mondo. Il numero è molto approssimativo perché nuove sette nascono continuamente. Con tutte queste fedi e religioni è facile sentirsi un po’ smarriti e confusi, non trovi?

Ma ho una notizia per te. Lo sapevi che in realtà esistono solo due religioni al mondo? E che non ne sono mai esistite più di due? Adesso rischio che mi prendi per matto: “Ma non vedi quante religioni diverse ci sono solo nella mia città?! Molte di queste si contraddicono tra loro talmente tanto che è impossibile pensare che dicano tutte la stessa cosa.”

È vero… apparentemente.

Prendiamo per esempio il fatto che alcune affermano l’esistenza di una sola divinità, mentre altre ne riconoscono addirittura milioni. È questo, allora, il fatto che le divide in due sole categorie? No.

Allora sarà il fatto che alcuni credono nella loro religione così profondamente che sono pronti a uccidere e a morire per difenderla? O che altri sono aperti al dialogo e contenti di apprezzare la sincerità dei “non credenti”, sostenendo che, in fin dei conti, basta la sincerità?

Nemmeno. Brutalità o tolleranza per il prossimo non c’entrano. Tanto meno la sincerità.

Tutte le religioni tentano di rispondere ad alcune domande fondamentali dell’uomo: Chi siamo? Da dove veniamo? Che cosa succede dopo la morte?

E tutte quante cercano di avvicinare l’uomo a Dio o di renderlo ben disposto verso l’umanità.

Sei curioso di sapere perché affermo che esistono solo due religioni? Sei curioso di sapere a quale delle due religioni appartieni tu? Ti invito a continuare a leggere e scoprirne di più!

Sai dove vai?

Non dimenticherò mai un mio viaggio in treno. Ero partito la sera prima e contavo di arrivare l’indomani a Torino per un impegno. Viaggiavo da solo ma non ero l’unico nel mio scompartimento. Gli altri posti erano occupati da una famiglia, con tanto di genitori, figli, nonni e, forse, cugini al seguito che avevano riempito ben due scompartimenti. I bambini continuavano a fare la spola tra uno scompartimento e l’altro tutti entusiasti, e quando i genitori hanno tirato fuori panini e bevande varie… è iniziata la festa!

Ero seduto vicino alla porta sentendomi un po’ un intruso, ma anche contento del posto che avevo scelto: se gli schiamazzi fossero diventati insopportabili, sarei potuto uscire velocemente e senza dare troppo all’occhio.

Sul più bello, durante la fiera dei panini, è arrivato il controllore. Ero il primo accanto alla porta, così gli ho dato il mio biglietto e lui me l’ha obliterato. Il padre, seduto davanti a me, teneva in mano i biglietti di tutta la comitiva e prontamente li ha dati al controllore. Questi, esaminandoli uno a uno, ha inarcato un sopracciglio e ha chiesto: “Ha solo questi biglietti?” Il padre, perplesso, ha risposto di sì.

Al ché il controllore ha rovinato la festa a tutta la combriccola: “Questo treno va a Torino, mentre i vostri biglietti sono per Milano!”

Quella brava gente credeva di essere in viaggio per il giuramento militare di un loro parente, ma erano saliti sul treno sbagliato. Poco importava quanto sincera fosse la loro convinzione di essere diretti a Milano: quel treno non ci sarebbe mai andato.

Sbagliare treno è una vera seccatura ma, alla fine, potrai riderci su. Non è così con le religioni: credere in una cosa non vera ha delle conseguenze eterne serissime! Ecco perché è fondamentale che tu scopra a quale delle due categorie di fede appartieni.

Certo, le migliaia di religioni del mondo hanno nomi, credenze e pratiche diverse, ma c’è un aspetto singolare, anzi fondamentale, per il quale si dividono in due gruppi nettamente distinti: la religione degli sforzi umani e la fede nell’opera compiuta da Dio.

Vedi, la stragrande maggioranza delle religioni come il Buddismo, l’Ebraismo, il cattolicesimo, il Mormonismo e l’Islam hanno tutte in comune l’idea che la salvezza della tua anima dipenda dalle opere che fai. Ognuna di esse ha una sua lista di azioni particolari da compiere e di regole da osservare ma, in sostanza, mirano tutte a una sola cosa: ottenere l’approvazione e il favore di Dio. Per aprirti le porte del Cielo le tue opere buone devono essere più numerose di quelle cattive.

Ma qui nasce il problema. Chi te lo dice che ciò che hai fatto basti per assicurarti l’entrata in Cielo? Neanche i papi hanno mai osato affermare che alla loro morte saranno subito accolti in Cielo! Come farai tu, allora, a valutare se le tue buone opere siano abbastanza numerose da compensare i tuoi peccati?

Già, il peccato… Quasi non serve che te lo dica. Se sei come me, nel tuo cuore sai benissimo di aver trasgredito i comandamenti di Dio. È la tua coscienza che te lo dice. Tutti gli uomini sono consapevoli di aver peccato. Perciò provano a espiare le loro colpe con penitenze, sacrifici e opere di carità.

Ho detto che la stragrande maggioranza delle religioni ragiona così. Per essere precisi, lo fanno tutte tranne una. Tutte le religioni del mondo non sono altro che un tentativo umano di raggiungere il divino. La fede biblica, al contrario, è la rivelazione di un Dio che viene incontro all’uomo per salvarlo. È questo il punto che voglio spiegarti con questo opuscolo. Tutto quello di cui parlerò si basa esclusivamente sulla Bibbia, la Parola di Dio. Ti do anche le citazioni di ogni frase in modo che potrai verificarne l’esattezza per conto tuo.

La Sacra Bibbia, la Parola di Dio, afferma che: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Lettera ai Romani 3:23). Il peccato è un problema di tutti, perché Dio è assolutamente perfetto, giusto e santo, per cui non può chiudere un occhio sulla malvagità umana. Il peccato dev’essere punito. San Paolo afferma, in Romani 6:23, che: “il salario del peccato è la morte”. È un verdetto inoppugnabile, con terribili conseguenze eterne che non si annulla facendo delle buone azioni.

Come per sottolineare l’inutilità degli sforzi umani di fare del bene, la Bibbia dichiara che: “Tutti quanti siamo diventati come l’uomo impuro, tutta la nostra giustizia come un abito sporco; tutti quanti appassiamo come foglie e la nostra iniquità ci porta via come il vento” (Isaia 64:6).

Se mi fermassi qui, il quadro della nostra situazione davanti a Dio sarebbe disperato, perché nessuno potrà mai raggiungere il paradiso con i propri sforzi. “Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto. Il riscatto dell’anima sua è troppo alto, e il denaro sarà sempre insufficiente” (Salmo 49:7,8). “Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Gesù, nel Vangelo di Matteo 16:26). L’unico futuro che ci aspetterebbe sarebbe un’eternità nell’inferno, separati dal nostro Creatore.

Ma il versetto che ho citato prima – “il salario del peccato è la morte” – non finisce lì, ma continua con una buona notizia straordinaria: “il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23).

Ecco la differenza tra la fede biblica nell’opera compiuta da Dio e tutte le religioni del mondo. Il DONO di Dio è gratuito. È il perdono completo dei tuoi peccati. È la vita eterna in Cielo con Lui.

Come si riceve questo dono?

Abbiamo già visto che tutte le buone opere, i soldi dati in beneficenza, i sacrifici o le sofferenze non possono discolparci davanti al giusto giudizio di Dio. Per questo motivo Egli ha mandato Gesù, per essere il nostro Salvatore: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Vangelo di Giovanni 3:16,18).

Hai notato cosa devi “fare” per essere salvato? Devi CREDERE in Gesù, porre la tua piena fiducia nell’opera che Egli ha compiuto morendo per i tuoi peccati al posto tuo sulla croce. Nella lettera di San Paolo agli Efesini è scritto: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8,9).

Parole semplici e chiare: la salvezza è un dono che non si può meritare o guadagnare, ma solo ricevere per fede. Chiunque riconosce che non può fare nient’altro che pentirsi e confessare umilmente i propri peccati a Dio mettendo la sua fede in Gesù come Salvatore e Signore della sua vita, sarà salvato.

Credere in Gesù vuol dire prendere sul serio quello che dice la Bibbia e di metterlo in pratica.

Ora lo sai in quale delle due categorie ti trovi: in quella degli sforzi umani destinati a fallire o in quella che si basa sull’opera compiuta da Dio. Sei pronto a smettere di dare ascolto alle religioni delle opere, e a credere a Gesù che è rivelato nella Bibbia? Tanta gente si perde dando retta alle spiegazioni e ragionamenti umani invece di leggere la Bibbia per conto proprio.

Scoprire quello che la Bibbia dice su di te, sul tuo peccato, sulla condanna eterna e sulla possibilità di essere riconciliati con Dio è la cosa più importante che mai dovrai fare. Ne va del tuo destino eterno.

Prendi la tua Bibbia e leggila. Ascolta quello che dice, fidati delle parole semplici con cui è scritta. Vedrai che esiste solo un modo di raggiungere Dio. Gesù ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Vangelo di Giovanni 14:6). n
 
Se non hai una Bibbia saremo felici di mandarti gratuitamente una parte di essa, una copia del
Vangelo di Giovanni, con l’unico impegno da parte tua di leggerla attentamente. Puoi inviare la tua richiesta a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e ti risponderemo.

Perché solo il Vangelo?

La parola vangelo viene dal greco è significa buona notizia. È il messaggio straordinario e unico al mondo dell’opera compiuta da Dio. E cioè che Egli ha provveduto una salvezza eterna e gratuita attraverso la morte vicaria di Gesù al posto dei peccatori su cui pende la condanna
inappellabile per l’inferno. La buona notizia di Gesù Cristo è il tema della Sacra Bibbia.
A differenza di ogni religione, solo la Bibbia presenta questa buona notizia. Il vangelo è uno solo. È la verità rivelata da Dio stesso, assoluta, oggettiva e universale. Perciò, a rigor di logica, tutto ciò che la contraddice, è falso, e quindi estremamente pericoloso.
È talmente pericoloso che Dio afferma che se uno predica o insegna un vangelo diverso da quello scritto nella Bibbia, è maledetto: “Anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema” (Lettera ai Galati 1:8,9).
Adesso tocca te: È ora che tu decida di chi fidarti. Delle opinioni umane o della Parola di Dio?

 

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La VOCE febbraio 2017

È ora di sporcarsi le mani

Hai un pollice verde? Allora saprai che febbraio è il mese in cui vanno piantati gli ortaggi primaverili: fagioli, porri, rape e pomodori. E nei vasi sui balconi si seminano le petunie, verbene e centauree che nei mesi autunnali sfoggeranno tutto il loro splendore. Avrai provato anche tu il piacere di far crescere qualcosa. Coltivare le meraviglie che Dio ha disseminato nel suo universo e goderne i frutti è da sempre uno dei compiti e delle gioie particolari dell’uomo.

Scegliamo attentamente la pianta di un certo colore, di una certa forma, o quel frutto particolare che ci piace e lo curiamo meglio che possiamo, ma il seme o la radice che piantiamo non somiglia affatto al fiore o alla frutta che raccoglieremo. E quando spunta il germoglio, sappiamo di non esser stati noi a crearlo, a dargli la sua forma caratteristica o a munirlo delle sue proprietà nutrizionali o salutari.

Abbiamo solo “collaborato” al risultato meraviglioso che non è in nessun senso dipeso da noi. Noi non abbiamo infuso la vita in quel seme o in quella radice. Non abbiamo creato l’acqua che l’ha nutrito né prodotto il caldo e il sole che hanno spinto quella vita a fiorire.

Così è anche per la vita spirituale: Dio ha previsto un progresso che ci porterà dalla nuova nascita fino a una piena maturità in Cristo. Chi mai vorrebbe rimanere un bambino per tutta la vita!?

Tu sei sicuro che stai crescendo come dovresti?


Come sta il tuo giardino?

Crescere è naturale. Ma appunto: per crescere bisogna prima nascere. È la radicale trasformazione iniziale da cui scaturisce il processo di crescita: da nemici di Dio si diventa suoi figli per l’intervento dello Spirito Santo. L’apostolo Paolo, parlando di ogni credente, scrive: “Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita” (Romani 5:10).

La chiave soprannaturale, per cui siamo salvati e cominciamo una nuova vita, è la grazia di Dio. Efesini 2:8,9 precisa che “è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti”. Infatti, siamo salvati per grazia, per il dono immeritato di Dio, e cresciamo solo per grazia.

La grazia, però, ha bisogno di una chiave. È scritto che siamo salvati “mediante la fede”. Ma dove la troviamo questa fede per essere salvati? Paolo ce lo spiega: “La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).

La fede nasce per opera dello Spirito Santo quando si ascolta e si viene a conoscere la Parola di Dio che spiega chi è Cristo e cosa ha fatto. Questa Parola di verità convince di peccato, e porta al ravvedimento e alla fede.

Allo stesso modo anche la tua crescita spirituale e la crescita dei credenti vicini a te viene per conoscenza e fede nella Parola di Cristo, la Sacra Bibbia. Gesù ha detto: “Chi ascolta la mia Parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna” (Giovanni 5:24). E Paolo dice che “Seguendo la verità [cioè la Parola di Cristo e Cristo stesso] nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:15). In tutto questo “colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere” (1 Corinzi 3:7).

Ma non è un processo automatico o indipendente dalla tua partecipazione, dalla tua volontà. Come le piante sui nostri balconi, anche noi abbiamo bisogno di cure e attenzioni specifiche contro le intemperie e parassiti che potrebbero impedire la nostra crescita spirituale.

Crescere è essere trasformati. Come i semi che diventano germogli e poi piante mature, anche noi subiremo cambiamenti che la gente dovrebbe poter vedere bene: da bambini spirituali appena nati, diventiamo prima giovani e poi persone mature nella fede. Se non c’è questo progresso, dovremmo essere preoccupati e domandarci cosa c’è che non va.

In quale giardino crescerai dipende in gran parte da te e determinerà il modo in cui cresci. Per esempio, quando cerchi dove andare ad abitare, tieni conto di quanto sia facile o meno frequentare regolarmente una chiesa locale? Per quanto dipende da te, sceglierai i turni di lavoro che ti permettano di essere presente al culto la domenica? Il tuo tempo libero lo preferisci passare con i credenti o ti trovi più a tua agio tra i non credenti? I libri che leggi e i programmi che segui ostacolano o promuovono la tua crescita spirituale?

Come crescerai nel 2017? Il tuo progresso sarà evidente a tutti? Che sia per te l’anno più importante della tua vita di crescita e frutto spirituale per la gloria di Cristo. Forse studiare la Bibbia con l’aiuto dei corsi biblici per corrispondenza dell’Istituto Biblico Bereano ti darebbe la spinta che ti serve. Sono chiari, semplici e pratici, e si prestano ad essere studiati sia da soli che in gruppo. Li puoi trovare tutti seguendo questo LINK.

Minimo quattro volte al giorno!

Strano a dirsi, per quanto riguarda lo studio della salvezza e la crescita spirituale, sembra che un gruppo importante di persone trascurate siano proprio i figli di credenti. Troppi padri e madri pensano di non saper fare, di non aver tempo. Credono che l’istruzione che i bambini ricevono nella Scuola Domenicale o mentre ascoltano la lettura biblica in famiglia sia sufficiente. La Bibbia insegna molto diversamente!

Ecco un commando molto preciso: “Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”” (Deuteronomio 6:5-7).

È facile capire, no? Chi è che deve insegnare la Bibbia ai tuoi figli, sin dalla prima infanzia fino a quando non lasceranno la casa tua? “Tu inculcherai.” Tu, padre, e tu, madre. Ci sono almeno quattro periodi della giornata in cui insegnerai con cura le verità rivelate nella Bibbia:
1)    la mattina, quando vi alzate,
2)    quando sei fuori casa, a fare una passeggiata, a far le spese o in viaggio con loro,
3)    quando sei seduto in casa, a tavola o nei momenti liberi,
4)    quando ti coricherai, prima di mettervi a letto.

I quattro momenti non saranno impiegati tutti nello stesso modo. Uno di questi bisogna che sia dedicato alla lettura, allo spiegare, con esempi semplici, come mettere in pratica ciò che la Bibbia insegna. È il tempo per scambiare domande e insegnamenti. Gli altri tre momenti potrebbero consistere semplicemente nel pregare insieme per un problema sorto durante il giorno, o per far notare e commentare qualcosa del bellissimo universo che Dio ha creato.

Dire che non si ha il tempo è una scusa. Basta solo stabilire il momento giusto per tutti. In una famiglia in cui sono stato ospite, sono stato svegliato presto per essere presente all’incontro di studio e preghiera con la famiglia, prima che il padre partisse per lavoro e i figli andassero a scuola.

Tutta la Bibbia fa appello ai genitori, anzi li comanda a istruire la famiglia sui principi biblici per il bene dei figli quanto dei genitori stessi. L’istruzione biblica nella famiglia è il bisogno numero uno in assoluto per ogni nucleo familiare.

“Figlio mio, osserva i precetti di tuo padre, e non trascurare gli insegnamenti di tua madre” (Proverbi 6:20);
“La verga e la riprensione danno saggezza; ma il ragazzo lasciato a se stesso
[a fare ciò che gli pare], fa vergogna a sua madre” (29:15);
“Possano tuo padre e tua madre rallegrarsi, e possa gioire chi ti ha partorito!” (23:25).
“Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra.” (Efesini 6:1-3).

Possa il 2017 essere l’anno più felice e più ricco della vita della vostra famiglia!

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La VOCE gennaio 2017

Un approccio diverso

“Di nuovo un nuovo anno!? Sarà l’anno della svolta?
Lascerò finalmente alle spalle questo brutto periodo difficile e affronterò il futuro con speranze rinnovate?”

Ultimamente mi sono trovato a  consolare più di una persona che inaspettatamente ha perso qualcuno caro. Un anno fa, proprio alla soglia del 2016, nessuno di loro aveva immaginato di dover affrontare una perdita affettiva tanto grande. L’evento li ha colti di sorpresa e impreparati. Eppure secondo le statistiche le probabilità di una sventura ci sono sempre, e anche piuttosto alte. Per esempio, ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 366.000 tumori maligni. Circa 1.000 al giorno!

Sempre negli ultimi mesi, ho visto più di una persona perdere il posto di lavoro. Purtroppo la situazione economica è quella che è, perciò trovarsi improvvisamente disoccupati può essere una vera catastrofe. Nel 2016 circa 390 imprese al giorno hanno chiuso definitivamente l’attività. 16 ogni ora!

“Basta! Non ci voglio pensare! Se devo cominciare l’anno con tanti brutti pensieri, tanto vale gettare la spugna subito!” Alcuni l’hanno solo pensato, altri l’hanno fatto sul serio. Sono 81 i casi di suicidio per motivi economici registrati in Italia nel primo semestre 2016. Il dato è in crescita di quasi il 20% rispetto a quanto rilevato nella seconda metà dell’anno 2015.

Noi, però, crediamo in Dio e questo fa una bella differenza. Abbiamo una marcia in più. Il credente non è costretto a vivere nella paura o a reagire ai problemi come chi non conosce Dio.

Ma attenzione! Non c’è un mantra evangelico da ripetere nel momento delle avversità per non soccombere all’ansia e alla disperazione! Non c’è espediente che ti salvi dai problemi se ti fai cogliere alla sprovvista. E non è durante la crisi che ci si prepara ad affrontarla, ma molto prima. Se qualuno sta affogando, non ti metterai mica a dargli lezioni di nuoto. Il modo efficace di essere preparati a ogni eventualità esiste, non solo per superarle personalmente, ma anche per aiutare coloro che le stanno affrontando. Scopriamolo insieme.


Affannarsi no! Prepararsi sì!

Tanto per cominciare, non siamo i primi a dovere affrontare le difficoltà. Le guerre ci sono sempre state, le malattie pure, le preoccupazioni finanziarie anche. Dio aveva predetto che a causa del peccato le difficoltà sarebbero state una certezza nella vita di ogni singola persona. Se ci colgono impreparati, vuol dire che, fondamentalmente, non abbiamo dato retta agli avvertimenti di Dio, avvertimenti che ha ripetuto sin dall’inizio, dalle prime pagine della Genesi fino al libro dell’Apocalisse.

Vivere nell’ansia non è, e non deve essere la norma per i figli di un Dio onnipotente. Gesù ha detto: “Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:34).

Il re Davide aveva dovuto affrontare tantissime difficoltà: guerre, nemici e problemi famigliari. Alcuni guai gli sono successi per colpa sua, per le sue scelte immorali, altri se l’è trovati davanti senza cercarseli, tuttavia tutti problemi seri. In ognuna di queste prove Dio l’aveva sostenuto e l’aveva ispirato a scrivere le sue esperienze in modo che fossero di aiuto proprio a te e me che crediamo nello stesso Dio. I salmi sono dei canti ispirati da Dio e hanno lo scopo di insegnarci delle verità eterne. Sono messe in versi perché potessero essere facilmente impresse nella mente di chi canta, influenzando e modellando il suo modo di pensare fino a penetrare nel profondo del cuore. Era questo il metodo previsto da Dio per preparare gli Ebrei ad affrontare ogni situazione di vita. E lo è anche per noi.

Apri la tua Bibbia e leggi il Salmo 62. Ci sono almeno tre verità che, se assimilate, comprese e credute, possono aiutarci ad essere pronti per qualunque avvenimento.

DIO È PIÙ FORTE DI TUTTI!

“Solo in Dio trova riposo l’anima mia; da lui proviene la mia salvezza. Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza, il mio alto rifugio; io non potrò vacillare” (Salmo 62:1,2)

È ora di decidere, una volta per tutte, di chi ci vogliamo fidare! Restare indecisi ci rende deboli e confusi. Impreparati.

Dio vuole che ognuno di noi sia risoluto in cuor suo. La fiducia che abbiamo in Lui deve essere esclusiva. Dobbiamo essere convinti che la nostra unica speranza è il Signore. Il mondo cerca di confonderci con tante voci dissonanti. Ascoltare un po’ tutti produrrà solo insicurezza e turbolenza dentro di noi. Arriva la crisi e non sappiamo a chi dare retta. Diventiamo volubili e tendiamo ad aggrapparci a qualunque falsa speranza e ragionamento umano.

La Bibbia afferma che Dio è sovrano, che ha il controllo assoluto su ogni cosa. È una certezza che dovrebbe infondere serenità in noi. E questa costante serenità ci accompagnerà anche quando le cose non vanno come vorremmo noi (Filippesi 4:6,7). In fin dei conti, quello che ci toglie la pace è la nostra mancanza di fiducia.

Ti fidi di Dio? La tua risposta rivela se lo conosci o meno. Perché tutto quello che Dio fa è in perfetta armonia con il suo carattere. È buono? È giusto? È santo? Allora lo è altrettanto tutto quello che Lui permette nella tua vita.
Ti fidi della sua saggezza? Sei convinto che Egli sappia valutare il quando, il come e il per quanto di ogni situazione in cui ti trovi e le ripercussioni che ci saranno nel tempo? Se non lo sei, non troverai riposo per l’anima tua, ma continuerai a vacillare.
Ti fidi della sua potenza? Egli non solo sa perfettamente quale sia la cosa migliore per noi, ma ha anche i mezzi necessari per portare a compimento ogni suo disegno benevolo.
Sei convinto del suo amore? Un Dio giusto, che sa tutto, che può tutto e che addirittura ama le sue creature, non permette che ti accada nulla che non sia filtrato dal suo amore perfetto e particolare per te.

I nemici di Davide erano reali come lo sono i nostri problemi. Il primo passo per prepararsi al 2017 con tutte le sue incognite è credere che tutti i guai impallidiscono davanti alla realtà del nostro Dio.

Solo DIO!

“Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare” (Salmo 62:5,6).

La parola “solo”, ripetuta due volte in questi versetti, denota la scelta di Davide. Non avrebbe ascoltato altre voci o cercato altri consiglieri. Non si sarebbe fatto influenzare da quelli che la pensavano diversamente da lui. Questa sua presa di posizione diventò un punto fermo per tutta la sua vita e una testimonianza fortissima a coloro che lo osservavano.

Egli aveva posto la sua fiducia in Dio. Non solo per un futuro eterno dopo la morte, ma per la vita di adesso, di ogni giorno. Da allora in poi, il suo modo di vivere e reagire alle difficoltà sarebbe stato un faro che puntava la luce su Dio e non su di lui.

Se conoscessimo in anticipo le nostre difficoltà, vivremmo cercando di evitarle e temendone le conseguenze. Dio non ce le rivela, ma rivela se stesso, in modo che la sua luce risplenda nel buio delle prove.

Il gran finale

“Dio ha parlato una volta, due volte ho udito questo: che il potere appartiene a Dio; a te pure, o Signore, appartiene la misericordia; perché tu retribuirai ciascuno secondo le sue azioni” (Salmo 62:11,12).
Non conosciamo il nostro futuro, ma non importa, sappiamo come andrà a finire. È un po’ come guardare un film o leggere un romanzo di cui si conosce la fine. Se fosse un libro vero, la suspense potrebbe scemare e perderemmo la voglia di continuare a leggerlo. Nella vita vera, però, conoscere l’esito delle nostre circostanze non le renderà necessariamente meno pesanti, ma ci dà un’opportunità unica di avere un approccio diverso alla vita.

Dio vincerà! Salverà i suoi e ricompenserà ognuno secondo le sue opere. Anche coloro che fino ad ora sembrano averla fatta franca non potranno sottrarsi alle conseguenze eterne delle
loro azioni.

Dio desidera che mentre ci accingiamo ad affrontare il 2017 lo facciamo dando meno peso ai particolari e più al glorioso risultato finale. È penoso vedere quanti credenti si fanno cogliere di sorpresa da qualunque difficoltà. Delle volte la loro disperazione sembra addirittura
uguale a quella di chi non conosce il Dio della Bibbia.

Vorrei farti degli auguri speciali per il nuovo anno. Non posso prometterti nulla sugli eventi, ma posso augurarti che tu conosca il Dio della Bibbia e che tu metta la tua fiducia in Lui e possa ricordarti sempre del gran finale. Allora il 2017 sarà un anno veramente speciale!

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La VOCE dicembre 2016

2016 – un anno che conta!

Chi serve il Signore sa bene lo sforzo che ci vuole per andare avanti con costanza. L’evangelizzazione è come una semina fatta nella speranza di un frutto duraturo, eterno. Ma spesso non vediamo i risultati del nostro operato. È tutto nelle mani del Signore che convince il peccatore, lo converte e lo salva. Quello che conta è spargere il seme del vangelo.

Ciò che il Signore ci ha permesso di fare in quest’ultimo anno ha toccato molte vite. Migliaia di persone, credenti e non, italiani e stranieri, hanno ricevuto degli stampati preparati con cura perché il lettore possa conoscere il Salvatore e crescere spiritualmente.

Anche tu fai parte di quest’opera. Sei il nostro collaboratore quando preghi per noi, diffondi le nostre pubblicazioni e ci sostieni finanziariamente. Ti auguriamo un nuovo anno ancora più prosperoso, in cui servire il Signore insieme, saldi, incrollabili e fedeli nella testimonianza.

IL DUEMILASEDICI IN CIFRE
- We want to see Jesus – 10.000 copie
- Un futuro sicuro – 35.000 copie
- La VOCE del Vangelo – 22.000 copie
- Corsi biblici – 210 copie
- Coi terremoti Dio che c’entra? – 1.000 copie
- Numerosi opuscoli e inviti evangelistici 


Carissimo fratello, carissima sorella in Cristo,

La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.  —Salmo 119:105

Il tuo amore per gli altri e per il Signore si è sparso in tutta l’Italia e anche all’estero nel 2016 grazie ai tuoi doni e le tue preghiere per la diffusione della Parola di Dio!

Quella Parola divina che da molti anni ormai, ne sono sicuro, illumina la tua vita e custodisce i tuoi piedi sul sentiero del Signore che porta in cielo, ha raggiunto molte persone per mezzo della VOCE del Vangelo e di altre nostre pubblicazioni di evangelizzazione e di edificazione.

2016 è stato un anno segnato da diversi terremoti! Purtroppo, non sappiamo se i sismi siano ormai finiti o meno. Da oltre trent’anni non ce n’erano state scosse tanto potenti.

Lo sapevi che in nessuno dei paesi colpiti dal terremoto c’era una testimonianza per il vangelo? Sarai d’accordo con me che questi recenti inaspettate devastazioni mettono in evidenza almeno tre cose fondamentali per il credente. La prima è che le persone hanno urgente bisogno di sentire il vangelo; è l’unica loro speranza. La seconda è che stampare della letteratura sulla fede è vitale per raggiungere proprio quei 30.000 paesi in Italia dove ancora oggi non c’è alcuna presenza evangelica. Infine, come figli di Dio non dobbiamo essere attaccati alle cose del mondo che in un attimo svaniscono nella polvere. Abbiamo il compito solenne e individuale di raggiungere le persone intorno a noi e in tutta l’Italia con il vangelo dell’eterna salvezza.

Per grazia di Dio abbiamo fatto questa strada insieme, incoraggiandoci a vicenda, e desideriamo ringraziarti di cuore per questo. È un cammino che facciamo ormai da molto tempo. Malgrado gli ostacoli che il mondo ci mette davanti, con la Parola del Signore siamo sicuri e anche gioiosi nelle prove.

Le parole a cui vogliamo pensare nel il 2017 sono “Non temere!”. È una frase che si trova spesso sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Il fatto che queste parole d’incoraggiamento e di pace in mezzo alle avversità siano ripetute così tante volte dimostra che è previsto che, prima o poi, ogni credente incontri tempi difficili nella sua vita. “Non temere!” Niente paura! Hai buoni motivi e grandi mezzi per scacciare ogni timore, paura e scoraggiamento che dovrai incontrare. E potrai esclamare con il salmista: “Tu sei il mio rifugio e il mio scudo; io spero nella tua parola” (Salmo 119:114).

Ringraziamo il Signore, che ha messo nei cuori dei nostri lettori il desiderio di essere nostri collaboratori nel 2016, con doni generosi e tempestivi, che spesso ci hanno aiutato a saldare una fattura del tipografo, o pagare la spedizione della Voce. Purtroppo, come accade a casa tua, anche nell’opera del Signore i prezzi aumentano di anno in anno, e dobbiamo aumentare anche i nostri preventivi. Ti chiediamo di pregare con noi che possiamo riuscire a saldare i nostri conti ogni mese nel Nuovo Anno in cui Egli ci invita ancora a servirlo. Abbiamo trovato il Signore fedele nel provvedere per mezzo dei figli suoi, ormai da oltre 60 anni, da quando Maria Teresa ed io abbiamo cominciato l’opera della Voce del Vangelo, confidando solo in Lui, senza dipendere da organizzazioni. È proprio il caso di dire Alleluia!

Ma non vogliamo fermarci qui. Vogliamo diffondere sempre di più la Voce del Vangelo e in questo ti chiediamo di aiutarci. Grazie alle donazioni di credenti che ne comprendono il grande valore, spediamo la Voce gratuitamente a tutti coloro che ce la chiedono. Se conosci qualcuno che può beneficiare dalle nostre pubblicazioni, inviaci nome e indirizzo e saremo felici di averlo fra i nostri lettori. E se il Signore ti spinge a sostenere le spese per spedire la Voce anche ad altri, sarà un grande aiuto anche per noi.

È facile essere distratti e dimenticare che le nostre vere priorità sono eterne. Gli impegni della vita e i nostri problemi ci rendono disattenti. Ma il fatto che stai leggendo questa mia lettera mi incoraggia a continuare col nostro desiderio, come Associazione Verità Evangelica, di raggiungere l’Italia con materiale chiaro, pratico e utile per l’evangelizzazione e per la crescita spirituale dei credenti.

Con carissimi saluti, e gioia nell’aspettare le benedizioni del Signore nell’Anno Nuovo,
Guglielmo Standridge

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