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La Voce del Vangelo

La VOCE dicembre 2018

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Un pizzico di sale 


Mai più compromessi

Anni fa il pastore della chiesa che frequentavo ha dovuto affrontare una grave tragedia. La sua nipotina aveva solo due anni quando è uscita dalla porta di casa senza che la famiglia se ne accorgesse. Quando avevano capito che la bambina non era in casa si erano messi tutti a cercarla. Dietro la casa di campagna c’era un laghetto. L’avevano trovata lì, riversa nell’acqua. Tutti gli sforzi di rianimarla, come anche l’arrivo dell’ambulanza, erano stati inutili. La bambina era annegata. 

Questa tragedia ha spinto la famiglia a esaminare e rivalutare le possibili negligenze nella messa in sicurezza della tenuta.

Ma le morti per annegamento sono più comuni di quanto si pensi. Ci sono addirittura istruttori di nuoto che insegnano a bambini di solo un anno cosa fare se dovessero cadere in acqua: come girarsi sulla schiena e spingersi con i piedi fino ad arrivare a bordo piscina, e aspettare fino all’arrivo di qualcuno.

A volte la vita sembra proprio come una piscina dove scivoliamo inavvertitamente. Se non abbiamo imparato a nuotare rischiamo di annegare nelle acque insidiose delle difficoltà. 

Pensando alla nostra vita come era  ieri, e immaginando il domani, siamo davvero preparati a quello che avverrà? Sappiamo cosa fare, dove aggrapparci? O, incerti sul da farsi, saremo inghiottiti senza scampo? 

Cosa ci spinge a fare le cose che facciamo e che modellano il nostro futuro?

Luce o tenebre? Saggi o stolti?

La Bibbia descrive tutti i credenti come persone particolarmente benedette e curate da Dio, eppure molti non conoscono quella vita di pace, senza ansie e amarezze che contraddistingue coloro che conoscono il Signore.

Spesso viviamo come degli struzzi. Nascondiamo la testa sotto la sabbia e speriamo che ignorando il caos intorno tutto si risolva da sé, senza che cambiamo nulla nel nostro modo di affrontare i contrattempi e le complicazioni della vita.

Oppure lasciamo che le esigenze della famiglia, del lavoro e della salute consumino i nostri giorni al punto che non ci rimane tempo per valutare con saggezza il presente, tanto meno per prepararci agli imprevisti del futuro. 

Arrivati allo stremo alziamo le mani sconsolati, abbassiamo la testa e sospiriamo: “Lo so… ma che ci posso fare?” 

Hai notato come le Scritture spesso mettono due cose opposte a confronto? La luce e le tenebre, il saggio e lo stolto, il giusto e l’ingiusto, la carne e lo spirito, il mondo e la volontà di Dio. Questi binomi servono per scuoterci e per spingerci a chiederci da che parte stiamo. 

Siamo figli di Dio, ma forse nella nostra crescita spirituale ci siamo accontentati di troppo poco. 

Abbiamo standard troppo bassi e non abbiamo imparato che quello che è successo ieri serviva per oggi, così che davanti a tutta questa marea di problemi che tenta di farci naufragare non scendiamo a compromessi con il peccato ma rimaniamo integri. E non ci accontentiamo della sufficienza pur di sopravvivere. 

Per uscire dal vortice in cui siamo bisogna cominciare a dare retta a Dio e badare a quello che Lui dice nella Bibbia. 

Se Dio ci chiede di essere saggi, di non amare il mondo, di non vivere carnalmente vuol dire che è possibile con il suo aiuto.

La premessa è sempre la nuova nascita! Se non siamo nati di nuovo, se Dio non ha cambiato il nostro cuore, ogni nostro sforzo di cercare di affrontare la vita come desidera Lui è impossibile. 

Da persone rigenerate, dunque, quando pensiamo a affrontare in modo migliore la vita, abbiamo tre aspetti da tenere presenti.

Prima di tutto, agiamo secondo le informazioni che abbiamo. 

Viviamo in un’epoca senza precedenti: informazioni su qualunque cosa sono alla nostra portata, all’istante, 24 ore su 24. La Parola di Dio è il nostro punto di riferimento incontestabile. Ci informa su tutta la volontà di Dio per la nostra vita. 

Ma essere informati non è sufficiente. La Parola di Dio deve anche convincerci che tutto quel bagaglio d’informazioni che abbiamo accumulato nella vita, se non è in linea con le Sacre Scritture, è falso o sbagliato.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16,17).

La Bibbia ci informa, istruisce e ci fa capire cosa è sbagliato. Ne stai approfittando? Stai permettendo alle Scritture di mostrarti come rimuovere e rimpiazzare i pensieri errati, e di istruirti su come vivere una vita che onori Dio?

Non sto dicendo nulla di nuovo: senza l’istruzione biblica siamo in balia dei nostri pensieri – pensieri che la Bibbia descrive come totalmente diversi da quelli di Dio. “Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il signore. «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55:8,9).

È allarmante quando un credente non sa distinguere quali dei suoi pensieri e ragionamenti siano davvero biblici e quali invece frutto di ragionamenti umani e nient’altro. 

Non solo abbiamo bisogno di essere informati, ma anche di essere convinti che quello che dice la Bibbia sia attuale, la verità necessaria per la vita di tutti i giorni.

Ma come faccio a capire il ruolo che ho permesso alla Parola di Dio di avere nella mia vita? O se mi sto perdendo alcuni dei suoi benefici? 

La risposta non sta nel contare le volte che frequento la chiesa o gli studi biblici. Sta invece in come reagisco quando sono esposto all’insegnamento biblico, quando leggo e studio la Parola di Dio per conto mio, e quando ascolto la sua esposizione.

Un aspetto che molti sottovalutano è la sostanza dell’insegnamento biblico della chiesa che frequentano. Mi spinge a valutare con onestà le mie azioni, i miei pensieri, i miei affetti, i miei sogni e le mie aspirazioni? O mi fa assopire nell’illusione che vada tutto bene così? Presto attenzione a quello che viene detto, o l’ascolto con indifferenza?

Siamo pronti a attraversare mezza città per una cena in qualche location speciale, o sopportare code interminabili  per goderci una bella giornata di vacanza. Ma quando si deve fare uno sforzo per essere istruiti dalla Parola di Dio – garanzia di un beneficio concreto e duraturo – anche il minimo disagio è eccessivo.

Gesù ha pregato che il Padre santificasse i credenti nella verità, dicendo che la Parola di Dio è verità (Giovanni 17:17). 

La Parola di Dio è quella che opera nella mia santificazione, scandagliando e trasformando la mia mente che influenza le mie decisioni. La sto forse ostacolando per la mia negligenza e superficialità? Ci sono degli aspetti della mia vita che devo cambiare? L’insegnamento nella chiesa che frequento mira a questa mia santificazione? 

Sono consapevole del mio bisogno di continuare a imparare, o sono ostinato e fermo nelle mie idee?

Non solo agiamo in base alle istruzioni che riceviamo, ma anche in base agli affetti a cui teniamo. 

Anche questo non è un concetto nuovo: dov’è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore. 

“Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:19-21).

“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:15-17).

È naturale desiderare quello che soddisfa e appaga i nostri desideri. Vediamo cose che non abbiamo e le desideriamo; e sentiamo il bisogno di essere riconosciuti e approvati. Ma essere succubi di questi desideri è peccato. La nostra peccaminosità perverte questi desideri in modo che non siamo affatto soddisfatti, né riconoscenti di quello che il Padre ci da ogni giorno; non consideriamo che, in fine, è la sua approvazione che conta davvero.

Negli affetti siamo condizionati dalle nostre paure e incertezze. Desideriamo qualcosa, ma nello stesso tempo abbiamo paura di quello che gli altri possano pensare di noi se lo facciamo. Le nostre scelte e le decisioni ne sono fortemente influenzate. 

E come siamo facilmente soggiogati anche dai nostri stessi sentimenti! Quello che proviamo è reale ma il problema è che, se ci lasciamo dominare dai sentimenti anziché dalla Parola di Dio, siamo spinti in direzioni che forse non ci aspettavamo e non avremmo voluto.

Non tutti i desideri o gli affetti sono sbagliati in sé, ma diventano pericolosi quando non impariamo a riconoscerli e a valutarli alla luce delle Scritture, e correggerli quando necessario.

Spesso sono proprio gli affetti che, davanti alle scelte, sembrano metterci in condizione di non trovare alternative. 

“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” (Geremia 17:9).

A proposito di affetti, a volte sento alcuni credenti dire che il loro migliore amico non è nato di nuovo. Però, non è strano che ci sia una tale affinità quando i cuori e gli affetti dovrebbero essere molto diversi? O forse il problema è proprio che non c’è differenza? 

Anche qui è bene fermarsi e porsi delle domande. Cosa sta influenzando i miei affetti? Quali sono quei tesori nel mio cuore che dirigono la mia vita? “Chi va con i saggi diventa saggio, ma il compagno degli insensati diventa cattivo” (Proverbi 13:20).

Il terzo aspetto sono proprio le nostre scelte. 

In ogni momento prendiamo decisioni. Nessuna è senza conseguenze. Dio si aspetta che non ci limitiamo a valutare quello che sia giusto o sbagliato. Il suo standard è molto più alto.

Paolo scriveva questo: “E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” (Filippesi 1:9-11).

In queste sue parole c’è proprio il succo del nostro discorso. Prima viene la conoscenza, l’essere informati! Con la conoscenza si ha la capacità di apprezzare, di dare il giusto valore, e desiderare le cose migliori. E così si arriva alle scelte e alle azioni che onorano Dio. 

È da sciocchi vivere la vita senza mai fermarsi a valutarla con onestà. 

Se ci colpisce una tragedia, ne saremo travolti? Se scivoliamo in acque agitate, sapremo come reagire?

Oltre a questi tre aspetti importanti ce n’è un quarto che lega tutto. La fede! Di chi ci fidiamo veramente? 

Avere informazioni giuste non serve a niente se non ci credi. 

La fede ti fa agire in base alle informazioni ricevute da Dio. 

La fede insegna a prendere precauzioni ed essere prudenti. La fede si conforma al pensiero di Dio.

Anche i nostri affetti richiedono fede: amare Dio più di ogni altro richiede la convinzione che ne valga la pena. Non a caso Gesù ha detto: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua” (Marco 12:30).

Trascurare questi principi nel valutare la nostra vita è come sottovalutare il pericolo che alla prossima marea di problemi saremo travolti irrimediabilmente. 


Speriamo bene

“E se dovesse succedere una disgrazia a suo marito... Ce l’avrebbe la pensione?” chiese a Mamma la suora di servizio la vigilia dell’operazione di Papà. 

“No” rispose Mamma e quasi si mise a ridere. Il tatto e la delicatezza non sembravano essere il forte della brava vecchietta dal velo bianco... D’altra parte la vita in un ospedale conduce a fare molte considerazioni pratiche, e un’operazione è sempre un’operazione. 

“No?! Oh, allora speriamo che tutto vada bene!” 

“Dio non fa sbagli. Se siamo suoi, siamo nelle migliori mani che ci siano. Egli ha cura di noi” rispose Mamma. 

I due occhi burberi si addolcirono e si spalancarono un po’ meravigliati: “Eh, sì! È proprio come dice lei... Buona notte, signora.” 

“Buona notte.” 

Le strade erano piuttosto deserte e Mamma arrivò in fretta a casa. I bambini dormivano, c’era una gran pace. Mamma andò a rimboccare le coperte ai gemelli. Danielino si svegliò. 

“Come sta Papà?”

“Bene, ti manda un bacio.” 

“Domani il dottore lo taglia?”

“Sì.” 

“E se si sbaglia, che cosa succede?” 

“Pregheremo il Signore che non si sbagli” rispose Mamma. Anche Danielino, come tatto, non aveva niente da invidiare alla monaca... 

Mamma andò in cucina a lavare i grembiulini di scuola dei bambini e a preparare un po’ di cibo per l’indomani. Mentre affondava le mani nella schiuma e strofinava certe macchie dispettose e pertinaci, un pensiero duro come una coltellata, le attraversò la mente. E il cuore le si mise a battere a precipizio. 

“E se davvero il dottore si sbagliasse o se davvero succedesse una disgrazia?... Se Dio avesse usato una vecchia e un bambino per avvertirla?...” 

Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre continuava a lavorare sui grembiulini macchiati... 

“Dio non fa sbagli” aveva detto poco prima, ma francamente non aveva troppo pensato a tutto quello che rimanere sola con quattro piccoli avrebbe potuto implicare. E ora ne era atterrita. 

Col cuore pesante si dispose ad andare a letto, ma aveva paura di spegnere la luce e di pensare... 

Si inginocchiò accanto al letto. Ci volle un bel po’ prima che riuscisse a pregare: “Padre, tu fai ogni cosa bene...” e quasi senza rendersene conto si trovò che stava enumerando a Dio i vari benefici che aveva ricevuti da Lui durante gli anni di matrimonio. Erano stati otto anni di cose piccole e grandi, di giorni belli e di giorni scuri... 

Ripensava alla venuta dei bambini, ai fallimenti come cuoca, alle conquiste lente e a volte difficili sui misteri delle arti casalinghe, ai problemi e ai dissensi risolti quietamente davanti a Dio, alle ore trascorse con Papà chiacchierando di mille cose, ai viaggi, alle discussioni, agli ospiti, alle malattie... In ogni esperienza c’era stata una benedizione, un qualche cosa che aveva servito magnificamente a cementare la loro unione. Dio era stato fedele e aveva fatto sempre tutto bene. Anche le cose tristi erano state utili e belle. 

“Grazie di tutti i tuoi beni, Padre... E grazie anche di tutto quello che farai domani, qualunque cosa sia...” 

Mamma guardò l’orologio. Non poteva credere ai suoi occhi. Erano passate due ore. Si infilò sotto le coperte con una gioia quieta e perfetta che l’avvolgeva tutta. Forse per la prima volta nella sua vita aveva veramente provato quello che è detto di Abramo che “davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio” (Romani 4:20).

–Un pizzico di sale, ristampa dal 1965

 

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