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La Voce del Vangelo

La VOCE novembre 2020

Una caratteristica dei neonati è quella di non essere consapevoli di ciò che avviene intorno a loro, infatti tutto il loro essere è concentrato solo su se stesso. 

Si nasce piangendo, e per i primi mesi piangere è l’unico modo che abbiamo per esprimerci. 

I bimbi piangono quando hanno fame, piangono quando sono stanchi, e piangono anche quando sono sporchi. Lo fanno per istinto, non per una scelta pensata.

D’altro canto, ci sono anche caratteristiche che accomunano le persone anziane. Si può senz’altro dire che con l’età molti diventano alquanto intransigenti. Può darsi che vedendosi sempre meno autosufficienti comincino a temere di perdere il controllo della propria vita. 

Gli anziani esigono di essere curati come è giusto che sia, ma allo stesso tempo possono non essere disposti a rinunciare alla loro indipendenza e alle loro abitudini. E, seppure in modo diverso e non tutti con la stessa intensità, anche loro sembrano diventare molto concentrati su loro stessi.

Tra questi due gruppi di persone ai poli estremi della vita ce n’è un terzo, molto più numeroso, che annovera la maggior parte dell’umanità. In un mondo in cui “ognuno si fa i fatti suoi”, dobbiamo tutti barcamenarci per sopravvivere. Forse per molti di noi la vita è una continua battaglia per rincorrere quello che desideriamo, che sogniamo o di cui abbiamo strettamente bisogno.

Il passo che ci separa dall’egocentrismo più estremo è breve. Tutta la vita ci affanniamo per cose che sembrano necessarie, e tutta la vita siamo strattonati da quello che io chiamo “il grande distruttore delle relazioni”. Ha mille facce ma un solo nome: l’egoismo.

Scusami il bagaglio

Nessuno vuole essere bollato come egoista, eppure di recente una tendenza tra i tanti esperti del benessere e life coaching prende piede, quella cioè di promuovere un cosiddetto “sano egoismo”.  Sostengono che serve per non sentirsi annichiliti dall’eccessivo senso del dovere, o affinché gli altri non calpestino i nostri diritti.

Sia come sia, il dizionario Treccani definisce l’egoismo come un “Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di se stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è gelosamente attaccato.” 

Scommetto che la tua prima reazione leggendo la definizione sia stata come la mia: “Quello non sono mica io!” Ma la triste realtà è che noi tutti tendiamo a esserlo, perché ci viene naturale.

Sapendo qual’è la nostra naturale propensione Dio ci esorta a fare molta attenzione a non amare il mondo, perché “tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:16,17). 

È normale che le persone cerchino di soddisfare i propri piaceri, e si diano da fare per ottenere quello che desiderano, e per migliorare la loro posizione sociale. Ma è anche logico che, vivendo così, l’esistenza stessa rischia di diventare un combattimento senza fine. 

La parola concupiscenza che Giovanni ha usato nel versetto citato descrive un intenso, irrefrenabile desiderio di possedere qualcosa. Fa capire chiaramente che quello che viene naturale all’uomo è l’opposto di quello Dio desidera per suoi figli.

A volte, per comprendere bene un concetto è utile considerare il suo contrario. L’antitesi dell’egoismo umano non è l’altruismo, perché anche l’altruismo più disinteressato è tarato dall’egoismo, ma è l’amore di Dio. Ecco come le Scritture descrivono l’amore di Dio.

“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
“Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8).
“Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Giovanni 4:19).

Dio ci ha amati per primo. Aveva scelto di amarci quando eravamo ancora suoi nemici! È un pensiero stupefacente. 

Il suo amore è privo di qualunque traccia di egoismo. Ci ha amati quando eravamo totalmente concentrati su noi stessi, ribelli e odiosi. 

Non c’è mai stato nulla in noi che potesse suscitare anche la più piccola tenerezza. Eppure ci ha amati a un costo incalcolabile: la vita del suo unigenito Figlio.

In tutta la storia umana, l’unica persona non egoista è stata il Signore Gesù. Era integro, e ha vissuto una vita moralmente perfetta senza mai peccare, malgrado fosse stato tentato anche lui come noi, come attesta la Bibbia. 

Nel deserto Satana lo provocò su questo, cercando di tentarlo di pensare a se stesso e di cercare i suoi interessi, ma lui non cedette neanche per un istante. Dai Vangeli emerge chiaramente che Gesù non ha mai rincorso la propria felicità, ma ha compiuto in tutto e per tutto la volontà del Padre. 

Anche davanti alla più crudele violenza e ingiustizia “egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:22,23).

Noi che siamo oggetto del suo eterno e immutabile amore, e siamo stati rigenerati dal suo Spirito, il quale ci dà anche la capacità di resistere agli impulsi del peccato, dobbiamo imitare il suo esempio: “Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme” (1 Pietro 2:21).

Per seguire le orme di Gesù dobbiamo, prima di tutto, guardare in faccia la realtà e renderci conto che l’egoismo non allenta la sua morsa su di noi spontaneamente: per tutta la nostra vita o lo combattiamo o lo alimentiamo. Non si può semplicemente “convivere con il problema” e pensare di cavarsela senza troppi effetti collaterali. 

L’egoismo è una forza distruttiva che corrode tutti gli aspetti della vita. Può danneggiare una carriera, causare problemi alla salute, isolare, far prendere decisioni avventate, rovinare economicamente… In questo articolo, mi limiterò a considerare, intanto, i suoi effetti sulla famiglia e sulla chiesa.

Pensiamo alla coppia

Prova a rispondere a queste domande con la massima onestà e imparzialità:
– In casa, su questioni di preferenze, chi di voi si impone di più?
– In vacanza, chi decide dove si va e cosa si fa?
– Come coppia, fate più cose separatamente o insieme?
– Per quale motivo, se così è, le fate separatamente?
– Chi decide come usare i soldi?
– Chi di voi due si scusa più spesso dicendo: “Sono fatto così”?
– Uno di voi si sente schiacciato dall’altro?

Com’è andata? Da come hai risposto, il vostro è un rapporto di coppia armonioso o sbilanciato? 

Se le tue risposte pendono da una parte fai attenzione, perché l’egoismo di uno di voi sta distruggendo l’unità che Dio ha pianificato per la vostra coppia. 

In Genesi 2:24, quando il Signore ha decretato: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne” non parlava di un’unione solamente fisica, ma dell’unità di coppia che si estende a ogni aspetto della vita. Lo scopo di Dio per il matrimonio è che ci sia intimità fisica, emotiva e spirituale, insieme a unità di scopi e d’intenti. Qualsiasi forma d’egoismo corrompe fino a distruggere questa unità!

Le coppie si sposano perché si amano, ma troppo spesso il loro non è un amore altruista e generoso; è piuttosto un contratto di scambio: ti amerò fino a quando staremo bene tutti e due. Ed è ancora più tragico quando l’“amore” non è altro che egoismo travestito da nobili sentimenti, sotto i quali si cela un famelico bisogno di essere costantemente soddisfatti: “Ti amo per quello tu puoi fare per me. Tu mi farai star bene, ti prenderai cura di me e non mi farai del male.” 

Ma non ci vorrà tanto prima che la nuova coppia si scontri con la realtà che, invece, il proprio coniuge gli farà del male, che non sempre se ne pentirà e che, purtroppo, lo farà di nuovo. Nel matrimonio tipo “contratto di scambio” ben presto uno dei due si accorgerà che tocca sempre a lui, o a lei, cedere.

Se nella coppia non c’è un dialogo e non si affronta con onestà l’egoismo di tutti e due, la speranza di sconfiggere questo “mostro” è minima. 

Nel tempo, il desiderio di rivalsa diventerà sempre più acuto e di fatto, forse anche senza rendersene conto, i due cominceranno a condurre due vite parallele. A questo punto, anche se la coppia resta tecnicamente unita, non sperimenterà quella benedizione che Dio intendeva per tutte le coppie quando formò Eva per essere la compagna adatta per Adamo.

L’unica soluzione è che la coppia si decida di mettere in pratica quello che Dio dice nella Bibbia: “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male” (1 Corinzi 13:4,5).

In questa sua definizione dell’amore non c’è spazio per mettere se stessi al centro di tutto e tutti.

È possibile che l’egoismo non si manifesti tutto in una volta. Piano piano diventiamo pigri, insensibili e a volte anche amari nei nostri rapporti. Tutto questo fa crescere il nostro amor proprio.

Giacomo scrive: “Dove c’è invidia (zelo per se stessi) e contesa (desiderio di prevalere), c’è disordine e ogni cattiva azione” (Giacomo 3:16). 

L’egoismo non è un innocuo tratto caratteriale, non è mai “sano”, e non è una protezione contro un “eccessivo senso del dovere”. Piuttosto distrugge, e produce sempre disordine e cattive azioni.

Ecco un’altra serie di domande che dovremmo porci.
– Quello su cui mi sto impuntando è obiettivamente necessario?
– Precisamente per quale motivo stiamo litigando?
– Quali sono le cose che ci fanno allontanare l’uno dall’altra?
– Sto imponendo qualcosa che è solo una mia preferenza?

Ognuno porta nel matrimonio il suo bagaglio di egoismo congenito, ma Dio ci chiama ad amarci a seguire l’esempio di Cristo. Tutti possiamo e dobbiamo proteggerci da questo modo di fare distruttivo. 

Non ho spazio qui per scrivere l’intero capitolo 5 di Efesini, ma se sei un marito o una moglie, ti consiglio di leggerlo ora, anche più volte. E se non sei sposato, leggilo lo stesso, ti renderai conto che questi stessi principi si applicano a tutte le relazioni familiari: tra genitori e figli, nonni, zii e anche tra cugini. Non lasciare che la tua famiglia si sfasci a causa tua!

Pensiamo alla chiesa

L’amore vero, quello divino, è l’opposto dell’egoismo. Gesù ha detto: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35).

Ora, come risponderesti alle domande di seguito?
– Noti segni di divisione nella tua chiesa?
– Ci sono persone che non si parlano, o che non vanno d’accordo tra loro?
– Si sentono serpeggiare critiche verso le guide o verso i credenti?
– Ci sono amarezze non ancora risolte?
– Sei coinvolto in queste cose?

A volte si pensa che per il “quieto vivere” sarebbe meglio tacere e sorvolare su tutto, che sia possibile nascondere i peccati ed evitare che abbiano conseguenze, o per lo meno che, tacendo, si possano limitare i danni. Ma anche nelle chiese, fra i santi, l’egoismo è una prepotente forza distruttiva dell’unità. 

Come nella coppia, ogni credente porta con sé il suo bagaglio di difetti. Se tollerato, l’egoismo si scaglia contro quell’amore che dovrebbe invece contraddistinguerci come discepoli di Cristo sottomessi a lui.

Nella Bibbia vediamo che fin dall’inizio l’egoismo ha provocato divisioni nelle chiese. Ora non mi riferisco alle divisioni a motivo di falsi insegnamenti. È compito e responsabilità delle guide di ogni chiesa locale proteggerla e tutelarla contro questi. Mi riferisco al fatto che troppo spesso, per ignoranza o per il voler imporsi, si confondono le dottrine con le abitudini, le tradizioni e con le preferenze personali. E, triste a dirsi, in certi casi mantenere le tradizioni si dimostra più importante dell’aderenza alla verità e di conservare l’unità.

Certi credenti passano di chiesa in chiesa alla ricerca di un ambiente adatto per soddisfare le proprie preferenze e le loro idee. Se non lo trovano, se ne vanno, ma non prima di creare divisione.

Nelle sue lettere Paolo ha affrontato diverse volte la questione dell’unità nella chiesa. È stato incisivo in quello che ha detto. Una sua frase in particolare riassume quale deve essere il nostro atteggiamento verso gli altri credenti: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Filippesi 2:3,4). 

Sono parole che non lasciano alcun posto per l’egoismo insito in noi. Nessun credente che ama Dio deve cercare di prevalere nella chiesa con le sue idee, o per la posizione che occupa. Al contrario, deve essere proteso a cercare l’interesse degli altri. E deve considerarli più importanti di se stesso. 

Quando ci sono attriti e contrasti, il consiglio di Paolo è disarmante nella sua praticità: “Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno?” (1 Corinzi 6:7).

Esaminiamoci per vedere se non siamo noi la causa delle discordie, e chiediamoci:
– Quello che mi disturba nella chiesa è solo una questione di preferenze?
– La mia difficoltà di cedere e di perdonare rispecchia quello che Dio vuole da me?
– Sono un agente di pace fra i credenti?
– Sto servendo e amando gli altri come Dio vuole?
– Servo con spirito di sacrificio o mi limito a fare quello che mi costa poco?
– In generale, ho la reputazione di uno che ama dare piuttosto che ricevere?

Dio vuole che siamo conosciuti per il nostro amore. 

Paolo scrive: “Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente” (Romani 12:10).

Il Signore ci comanda anche di amare i nostri nemici. 

Gesù ha detto: “Voi avete udito che fu detto: «Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico». Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5:43-48).

I figli di Dio devono avere gli stessi tratti somatici spirituali del loro Padre celeste, devono somigliare a Cristo. Non è sufficiente essere delle “brave persone”. 

I pagani e i pubblicani fanno quello che viene loro naturale. Sono egoisti e, quando gli conviene, fanno del bene a coloro che ritengono degni del loro gesto. 

Il vero seguace di Cristo ama senza secondi fini. Mette da parte il suo egoismo perché è grato a Dio, si rende conto di aver ricevuto la grazia immeritata della salvezza, e desidera imitare Cristo.

Anche qui dobbiamo porci qualche domanda e rispondere con sincerità:
– Il mio atteggiamento dimostra una disponibilità e un amore verso le persone?
– Sono diventato svogliato e incurante del mio comportamento?
– Sto permettendo che le mie amarezze e le delusioni che ho subito influenzino il mio atteggiamento verso gli altri?

L’egoismo offende Dio. 

Non comportiamoci più come bambini che hanno solo loro stessi come punto di riferimento. Facciamo attenzione che i nostri bisogni personali non siano per noi la massima priorità. E non scusiamoci più, ma affrontiamo il nostro egoismo sistematicamente e senza pietà per vincerlo. 

Va combattuto con sottomissione e ubbidienza alla Parola di Dio. 

Sarà una battaglia giornaliera per il resto della nostra vita.

E lancio questa sfida: Se vuoi sapere come stai progredendo in questa battaglia, chiedilo a una persona di fiducia che ti conosce bene e che ti darà una risposta onesta. Senza metterci sulle difensive e senza offenderci siamo pronti ad ascoltare quando gli domandiamo: “Io sono una persona egoista?”

Che Dio ci aiuti!

– Davide Standridge

 

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