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La Voce del Vangelo

La VOCE dicembre 2016

2016 – un anno che conta!

Chi serve il Signore sa bene lo sforzo che ci vuole per andare avanti con costanza. L’evangelizzazione è come una semina fatta nella speranza di un frutto duraturo, eterno. Ma spesso non vediamo i risultati del nostro operato. È tutto nelle mani del Signore che convince il peccatore, lo converte e lo salva. Quello che conta è spargere il seme del vangelo.

Ciò che il Signore ci ha permesso di fare in quest’ultimo anno ha toccato molte vite. Migliaia di persone, credenti e non, italiani e stranieri, hanno ricevuto degli stampati preparati con cura perché il lettore possa conoscere il Salvatore e crescere spiritualmente.

Anche tu fai parte di quest’opera. Sei il nostro collaboratore quando preghi per noi, diffondi le nostre pubblicazioni e ci sostieni finanziariamente. Ti auguriamo un nuovo anno ancora più prosperoso, in cui servire il Signore insieme, saldi, incrollabili e fedeli nella testimonianza.

IL DUEMILASEDICI IN CIFRE
- We want to see Jesus – 10.000 copie
- Un futuro sicuro – 35.000 copie
- La VOCE del Vangelo – 22.000 copie
- Corsi biblici – 210 copie
- Coi terremoti Dio che c’entra? – 1.000 copie
- Numerosi opuscoli e inviti evangelistici 


Carissimo fratello, carissima sorella in Cristo,

La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.  —Salmo 119:105

Il tuo amore per gli altri e per il Signore si è sparso in tutta l’Italia e anche all’estero nel 2016 grazie ai tuoi doni e le tue preghiere per la diffusione della Parola di Dio!

Quella Parola divina che da molti anni ormai, ne sono sicuro, illumina la tua vita e custodisce i tuoi piedi sul sentiero del Signore che porta in cielo, ha raggiunto molte persone per mezzo della VOCE del Vangelo e di altre nostre pubblicazioni di evangelizzazione e di edificazione.

2016 è stato un anno segnato da diversi terremoti! Purtroppo, non sappiamo se i sismi siano ormai finiti o meno. Da oltre trent’anni non ce n’erano state scosse tanto potenti.

Lo sapevi che in nessuno dei paesi colpiti dal terremoto c’era una testimonianza per il vangelo? Sarai d’accordo con me che questi recenti inaspettate devastazioni mettono in evidenza almeno tre cose fondamentali per il credente. La prima è che le persone hanno urgente bisogno di sentire il vangelo; è l’unica loro speranza. La seconda è che stampare della letteratura sulla fede è vitale per raggiungere proprio quei 30.000 paesi in Italia dove ancora oggi non c’è alcuna presenza evangelica. Infine, come figli di Dio non dobbiamo essere attaccati alle cose del mondo che in un attimo svaniscono nella polvere. Abbiamo il compito solenne e individuale di raggiungere le persone intorno a noi e in tutta l’Italia con il vangelo dell’eterna salvezza.

Per grazia di Dio abbiamo fatto questa strada insieme, incoraggiandoci a vicenda, e desideriamo ringraziarti di cuore per questo. È un cammino che facciamo ormai da molto tempo. Malgrado gli ostacoli che il mondo ci mette davanti, con la Parola del Signore siamo sicuri e anche gioiosi nelle prove.

Le parole a cui vogliamo pensare nel il 2017 sono “Non temere!”. È una frase che si trova spesso sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Il fatto che queste parole d’incoraggiamento e di pace in mezzo alle avversità siano ripetute così tante volte dimostra che è previsto che, prima o poi, ogni credente incontri tempi difficili nella sua vita. “Non temere!” Niente paura! Hai buoni motivi e grandi mezzi per scacciare ogni timore, paura e scoraggiamento che dovrai incontrare. E potrai esclamare con il salmista: “Tu sei il mio rifugio e il mio scudo; io spero nella tua parola” (Salmo 119:114).

Ringraziamo il Signore, che ha messo nei cuori dei nostri lettori il desiderio di essere nostri collaboratori nel 2016, con doni generosi e tempestivi, che spesso ci hanno aiutato a saldare una fattura del tipografo, o pagare la spedizione della Voce. Purtroppo, come accade a casa tua, anche nell’opera del Signore i prezzi aumentano di anno in anno, e dobbiamo aumentare anche i nostri preventivi. Ti chiediamo di pregare con noi che possiamo riuscire a saldare i nostri conti ogni mese nel Nuovo Anno in cui Egli ci invita ancora a servirlo. Abbiamo trovato il Signore fedele nel provvedere per mezzo dei figli suoi, ormai da oltre 60 anni, da quando Maria Teresa ed io abbiamo cominciato l’opera della Voce del Vangelo, confidando solo in Lui, senza dipendere da organizzazioni. È proprio il caso di dire Alleluia!

Ma non vogliamo fermarci qui. Vogliamo diffondere sempre di più la Voce del Vangelo e in questo ti chiediamo di aiutarci. Grazie alle donazioni di credenti che ne comprendono il grande valore, spediamo la Voce gratuitamente a tutti coloro che ce la chiedono. Se conosci qualcuno che può beneficiare dalle nostre pubblicazioni, inviaci nome e indirizzo e saremo felici di averlo fra i nostri lettori. E se il Signore ti spinge a sostenere le spese per spedire la Voce anche ad altri, sarà un grande aiuto anche per noi.

È facile essere distratti e dimenticare che le nostre vere priorità sono eterne. Gli impegni della vita e i nostri problemi ci rendono disattenti. Ma il fatto che stai leggendo questa mia lettera mi incoraggia a continuare col nostro desiderio, come Associazione Verità Evangelica, di raggiungere l’Italia con materiale chiaro, pratico e utile per l’evangelizzazione e per la crescita spirituale dei credenti.

Con carissimi saluti, e gioia nell’aspettare le benedizioni del Signore nell’Anno Nuovo,
Guglielmo Standridge

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La VOCE novembre 2016

Gli occhi di suo Padre

È impressionante quanto alcuni figli assomiglino ai loro genitori: gli occhi spiccicati, la stessa curva del naso e del mento, il sorriso identico. Ma è anche logico che sia così, perché ereditiamo dai genitori tutto il nostro patrimonio genetico.

Sei credente? Sei diventato un figlio di Dio? Come suoi figli, quanto assomigliamo davvero al nostro Padre che è nei cieli?

Nessuno Lo ha mai visto, eppure Egli vuole che gli assomigliamo. Vuole che Cristo prenda forma in noi (Galati 4:19). Significa in pratica che, per la sua grazia e per l’opera dello Spirito Santo in noi, diventiamo sempre più simili a Gesù nella nostra sottomissione alle Sacre Scritture, nell’amore verso Dio e verso gli altri, nelle scelte di vita pratica, nei progetti per il futuro, nell’odio verso il male, nel modo di gestire le nostre finanze.

Già! Anche nel nostro rapporto con i soldi.
Qualcuno ha detto che l’ultima parte del credente a convertirsi è proprio il portafoglio. Sarà che spesso i credenti non sono molto generosi? Oppure non sono disciplinati nell’uso del denaro?

Sia come sia, sappiamo dalle Scritture che Dio è generoso. Lo è verso tutti. Ed è questa la qualità che Egli vuole vedere sviluppare in noi. “Fate del bene a quelli che vi odiano… Dà a chiunque ti chiede… prestate senza saperne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, poiché Egli è buono verso gli ingrati e i malvagi… Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante” (Luca 6:27,30,35,38).

A che punto è il tuo progresso? Ecco alcuni benefici che possono far sì che la gente scorga in te le sembianze del tuo Padre celeste.


Seminare per mietere

Gesù ha detto: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35).

Potremmo affrontare questo argomento dal punto di vista della responsabilità del credente e parlare di quello che Dio ordina di fare.
Potremmo parlare del come l’uso delle finanze riveli quali siano le nostre vere priorità.
Potremmo parlare delle necessità che non vengono soddisfatte e delle conseguenze della nostra negligenza.

Affronteremo, invece, l’argomento dal punto di vista dei benefici reali che la generosità porta al credente che la pratica con fedeltà.

L’Apostolo Paolo, nella sua lettera ai Filippesi, ringraziando i credenti per il dono che aveva ricevuto da loro, ci tiene a sottolineare che non era preoccupato per se stesso, perché era certo che Dio avrebbe provveduto, ma che era gioioso di quello che avveniva nella loro vita proprio a causa del loro dono: “Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a vostro conto” (Filippesi 4:17).

Sai qual era questo frutto che abbondava a loro conto e che può aumentare anche nella tua vita? Lo desideri? Se sei un responsabile di una chiesa locale, è qualcosa che ricerchi per te stesso e anche per le persone che Dio ti ha affidato?

Alla base ci deve essere fiducia in quello che Dio dice, cioè che prendiamo sul serio ciò che la Bibbia afferma riaguardo al donare: “C’è chi offre liberalmente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del giusto e non fa che impoverire. Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato” (Proverbi 11:24,25), “Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Luca 6:38).

È lo stesso principio che l’Apostolo Paolo, sotto l’ispirazione di Dio, insegnava a tutte le chiese: “Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente”
(2 Corinzi 9:6).

Il credente tirchio impoverisce. Il credente generoso prospera. Le chiese della Macedonia ne sono un esempio.

In 2 Corinzi 8 Paolo scrive come queste chiese, di gente davvero povera, avevano insistito nel partecipare anche loro a una colletta per altri credenti che si trovavano nel bisogno. Alla fine, non solo avevano partecipato ma erano state molto generose. Questi credenti, Paolo precisa, si erano dati prima al Signore. In altre parole, i benefici della generosità sono riservati a coloro che hanno fatto del Signore la loro priorità negli scopi e nelle aspirazioni di vita. Proprio come Cristo ha dato tutto per i credenti (2 Corinzi 8:8,9).

In 2 Corinzi 9:6 Paolo dice che colui che vuole mietere abbondantemente deve seminare altresì abbondantemente. Dal contesto è chiaro che si sta parlando di soldi. C’è da domandarsi: la mia generosità, cosa dice  sul mio rapporto col Signore? Testimonia del mio amore per Lui o tradisce il mio attaccamento al denaro?

Una risposta impulsiva alle necessità dei credenti e della chiesa, anche se d’indubbio aiuto momentaneo, non onora Dio quanto una consacrazione consapevole e ponderata di se stessi a Lui.

Il Signore non si aspetta che sparpagliamo i nostri soldi senza riflettere. Infatti, nessuno dovrebbe dare se non può farlo gioiosamente, e solo dopo averci ragionato su.

Quali, allora, sono questi benefici che dovremmo ricercare?

Più amati
Il primo beneficio è che Dio ha un affetto, un amore particolare per coloro che donano con gioia: “Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso” (2 Corinzi 9:7). È senz’altro vero che Dio ama tutti i suoi figli. Ma questo passo indica che Dio mostra un amore speciale per coloro che, spinti dal loro amore per Lui, usano gioiosamente le loro risorse per la sua gloria seguendo il suo esempio.

Chi non vorrebbe essere amato, apprezzato e riconosciuto? Dio dice che se do con gioia, senza lamentarmi o perché mi viene imposto, Egli mi ama! È ovvio che non ha bisogno dei miei soldi; a Lui appartiene tutto quello che c’è, e se ho qualcosa, è solo perché è Lui che me l’ha data. Ma

l’idea che Dio sorrida compiaciuto alla mia generosità mi spinge a volergli assomigliare di più.

Più risorse
Non solo Dio sarà compiaciuto, ma il secondo beneficio è che vuole aiutarmi a continuare a praticare la liberalità. Egli provvederà in modo che possiamo non solo continuare a dare, ma potremo dare ancora di più. È Lui che si prende cura di ogni cosa che abbiamo e vuole metterci in grado di donare sempre di più: “Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia” (2 Corinzi 9:10).

Una delle nostre paure naturali è quella di non avere abbastanza per soddisfare le nostre necessità. Ho avuto l’opportunità di conoscere credenti benestanti fino al punto di essere molto ricchi, e altrettanti credenti poverissimi. Ho scoperto che tra i più generosi non c’erano molti facoltosi, ma piuttosto quelli che sembravano avere solo lo stretto necessario. In generale, non ho trovato che i ricchi fossero più gioiosi, forse più divertiti dalle cose che possiedono, ma certamente non più felici nel Signore. Il rischio è che io cominci a invidiare quelli che sembrano divertirsi di più, piuttosto che chi ha una profonda serenità nel Signore.

Ma ci sono ancora altri benefici che dovrebbero spingerci a valutare il nostro dare.

Più gratitudine
La nostra generosità produrrà gratitudine verso il Signore da parte di coloro che ne beneficeranno. “Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi. Perché l’adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; perché la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l’ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti” (2 Corinzi 9:11-13).

Avrai notato che Paolo chiama il dare un “servizio sacro”, e usa espressioni come una “prova pratica dell’ubbidienza” a Dio e la “comunione con gli altri credenti”. Spesso sento dire che servire il Signore è un compito, una regola, un dovere. In realtà è molto ma molto di più! È una relazione, è provare il desiderio di piacere a Dio, di vedere altri riconoscere la generosità del Signore nei loro confronti. Nella nostra opera qui alla Voce del Vangelo, spesso siamo rimasti strabiliati dall’amore e cura di Dio quando alcuni credenti hanno dato generosamente per dei bisogni che ci sembravano insormontabili. Quante preghiere di gratitudine bagnate da lacrime di gioia sono salite al cielo dai nostri uffici!

Più preghiere
C’è ancora un beneficio di cui voglio parlare, e che non ti lascerà indifferente. È nascosto in questo versetto: “Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa” (2 Corinzi 9:14). È l’amore e le preghiere di coloro che ricevono i benefici della nostra generosità! Infatti, a causa di essa, loro diventano più consapevoli della grazia incredibile che Dio dà ai suoi figli.

Sei come me? Ti piace l’idea che ci siano credenti che ti amano abbastanza per pregare per te con gratitudine? Non è che devono conoscere per forza il tuo nome, Dio può rispondere alle loro preghiere anche quando non sanno da dove siano arrivati i doni. Donare è un gesto in segreto tra te e Dio. Nella chiesa locale nessuno deve sapere chi dà e quanto, ma ti posso assicurare che una chiesa generosa è pervasa da una consapevolezza della grazia di Dio.

Più Cristo
Infine, questi benefici producono in noi un altro meraviglioso dono: la consapevolezza dell’opera di Dio in noi. Il dono più incredibile che possiamo mai scoprire è ricevere la vita in Gesù: “Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile” (2 Corinzi 9:15)!

Lo sappiamo fin troppo bene, tu e io, che come esseri umani siamo portati ad essere egoisti. Nessuno ha mai dovuto insegnare a un bambino a dire “mio”, e mentre tiene in pugno un giocattolo cerca anche quello che non è suo! Solo Dio può cambiare il nostro egoismo innato in una prontezza a dare agli altri per gratitudine, e in questo farci assomigliare a Lui.

Abbiamo il privilegio di dare al Signore per la sua opera! È il modo naturale con cui i credenti adorano e ringraziano il loro Dio. La sua promessa “Onora il SIGNORE con i tuoi beni e con le primizie di ogni tua rendita; i tuoi granai saranno ricolmi d’abbondanza e i tuoi tini traboccheranno di mosto” (Proverbi 3:9,10) è solo un’ennesima dimostrazione della grazia di Dio nella nostra vita.

Come Associazione Verità Evangelica, in questi quasi 60 anni che serviamo il Signore per propagare il Vangelo in Italia, abbiamo visto come tanti credenti hanno donato regolarmente con sacrificio e gioia per la nostra opera. E abbiamo lodato Dio e gioito insieme a loro. Di progetti ne continueremo a fare nuovi, mentre portiamo avanti quelli già avviati.

I doni che riceviamo da voi lettori ci portano a glorificare Dio e a pregare per voi e a ringraziarlo per l’opera che Egli sta facendo nella vostra vita.

Il numero della Voce che hai tra le mani è il frutto di coloro che sostengono con doni il nostro ministero. Negli anni, milioni di persone hanno ricevuto letteratura evangelistica prodotta dal nostro ufficio e Dio conosce chi ha creduto in Lui leggendola. Forse anche grazie al tuo dono. Ed Egli continua a usare questi scritti per maturare i suoi figli nella fede.

Per andare avanti, dipendiamo sempre dai doni che Egli provvede tramite i credenti e sappiamo che benedirà ogni nostro donatore come benedice anche noi. Grazie di essere parte di quest’opera!

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La VOCE ottobre 2016

Una sola vita

Ero giovane e senza pensieri. Avevo appena cominciato gli studi universitari e mi pareva di avere tutta la vita davanti.

Un giorno, in un corridoio della mia facoltà dove non ero mai passato prima, qualcosa attirò la mia attenzione. Era una bacheca in cui gli studenti lasciavano messaggi per gli altri studenti. Libri usati da vendere o comprare, ricerche di alloggi e coinquilini, inviti a feste e concerti ecc. Ognuno con un numero di telefono da staccare.
Su, in un angolo, vidi una cartolina con un breve messaggio scritto con una bella calligrafia, solo quattro righe:

Una sola vita,
presto passerà!
Solo ciò che hai fatto per Cristo
durerà.

Cosa voleva dire? Chi l’aveva messo lì? L’ho letto più volte.
Forse era un messaggio proprio per me! Vorrei spiegarti cosa mi è successo.


Gioia senza misura

Non ci crederai, ma ho scoperto solo un paio di mesi fa di chi era quel messaggio che avevo trovato sulla bacheca della mia università! Dopo più di settant’anni. Considero quelle quattro righe un messaggio diretto da Dio a me. E anche a te!
Ma prima di svelarti chi l’aveva scritto, ti devo dire una cosa: quel messaggio ha cambiato totalmente la mia vita!

Continuava a pulsarmi in testa:

Una sola vita,
presto passerà!
Solo ciò che hai fatto per Cristo
durerà.

Va bene, d’accordo, è chiaro che abbiamo tutti una sola vita! Ma perché preoccuparmi? Per carità, ero giovane, avevo tutta la vita davanti. C’erano tante cosa da fare: laurearmi, sposarmi, scegliermi la carriera… La mia “vita” sarebbe cominciata a trenta o quarant’anni e poi avrei potuto pensare a cosa fare “per Cristo”.

Invece no. Stavo facendo male i calcoli: la mia vita era già cominciata! E la mia vita futura iniziava in quello stesso momento. Ma per quanto tempo sarebbe andata avanti? Non lo potevo sapere. E non lo sai neanche tu. Non sai quanto tempo ti resta. Per chiunque, la vita potrebbe durare soltanto fino al prossimo respiro. Poi, basta.

“Presto passerà…”

Mi tornavano in mente le parole che avevo sentito dire da un vecchietto: “Come passa presto la vita! Mi sembra solo ieri che mi sono sposato. Poi figli, matrimoni, funerali, lavoro, pensione, tutto in un lampo! Ed eccomi qui tutto solo”.

Quando saremo agli ultimi sgoccioli, non avremo né il tempo né la forza per pensare a ciò che potremmo o avremmo potuto fare “per Cristo”. Se non cominciamo oggi a orientare la nostra vita verso il servire e piacere a Dio al di sopra di ogni altro impegno, il domani ci dimostrerà che siamo arrivati a pensarci troppo tardi.

Ma cosa può fare un giovane universitario “per Cristo”? Non può mica improvvisarsi né missionario né pastore né anziano né diacono. Non è a quello che Dio lo sta chiamando. Ciò che può fare, ora, “per Cristo” è applicarsi bene ai suoi studi.
Esattamente come tu puoi fare la segretaria, l’impiegata, la maestra o la mamma, “per Cristo”. O come si può fare anche il medico, l’infermiere o il commerciante “per Cristo”.

Ma non tutti possono farlo e non tutti quelli che dicono di servire Dio lo fanno davvero. C’è una qualità necessaria, un requisito indispensabile che dovrai possedere prima di poter fare qualunque cosa per Cristo. Devi averlo conosciuto, devi aver posta la tua fede solo in Lui per essere perdonato dei tuoi peccati e per diventare un figlio di Dio. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17).

Qualunque cosa tu faccia senza essere una nuova creatura in Cristo, non avrà alcun valore eterno. Le parole di Gesù sono un solenne avvertimento: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?» Allora dichiarerò loro: «Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!»” (Matteo 7:21-23).

Il segreto, infatti, non è il mestiere o la professione in sé, secolare o spirituale che sia, nemmeno il luogo in cui fare le cose “per Cristo”, ma far bene, con gioia e onestà qualsiasi cosa Egli ti abbia preparato e chiamato a fare per Lui. Comincia facendo bene ciò che fai adesso e poi… “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui” (Colossesi 3:17).

Spesso si tratta di fare cose senza alcuna lode e con tante lacrime, lavorare dietro le quinte a volte anche con molta opposizione e contrarietà. Ma se l’hai fatto “per Cristo”, non sarà dimenticato.

Mi dirai che ti sembra molto vago. È tutto qui? Certamente no! Il Signore ti ha dato delle capacità particolari da usare per Lui. Scoprile, sviluppale e usale! “Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il carisma (il dono) che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri” (1 Pietro 4:10).

Ogni credente ha almeno un dono, o nel campo del parlare o del servire. Anche tu! “Se uno parla, lo faccia come si annunziano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (1 Pietro 4:11).

Riguardo al parlare, ci sono tanti modi di usare questo dono meraviglioso: usa la parola, per esempio, spiegando, insegnando, incoraggiando, consolando, scrivendo, cantando, predicando, esortando, correggendo e più ancora.
Il servire invece vuol dire fare tutto ciò che c’è da fare! “Servire” ha spesso una connotazione di svolgere con umiltà e gioia cose che gli altri non desiderano fare! Ne sei capace? “…appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). “Chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti” (Marco 10:44). “Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io” (Giovanni 13:14,15).

Ho scoperto che vi è un elemento di orgoglio in ogni persona. Ogni essere umano desidera lasciare un segno di sé; forse un’attività commerciale, una scoperta scientifica, un edificio, un’opera o qualsiasi altra cosa che faccia durare la memoria del suo nome quando non ci sarà più. Ma sono speranze vane perché prima o poi tutto sulla terra perisce (Ecclesiaste 1:11).

È solo l’orgoglio o la paura che fa sembrare difficile ciò che Dio ci ordina di fare. “Egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2 Corinzi 5:15).

Invece, ciò che avrai fatto “per Cristo” sulla terra, sarà ricordato eternamente nella gloria del cielo, non per la tua, ma per la gloria di Cristo. La tua gioia sarà senza limiti di tempo e di misura.

Una sola vita,
presto passerà!
Solo ciò che hai fatto per Cristo
durerà.

Queste poche parole hanno cambiato la mia vita interamente. Dio mi ha mandato in un paese che non conoscevo e da un popolo con cui non avevo avuto nessun contatto e, nella sua grazia, mi ha permesso di servirlo per tanti anni.

Tu, che ne farai di queste parole? Sono tratte da una lunga poesia di C.T. Studd, (1860-1931) sulla chiamata alle missioni. Lui è stato un pioniere missionario, che ha servito il Signore in Cina, in India e in Africa, dov’è morto, a settanta anni, mentre lo serviva ancora.
Guglielmo Standridge

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