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La Voce del Vangelo

La VOCE settembre 2017

La gente ha un modo avventato di scherzare su cose di cui non ha la più pallida idea di come siano, cose che dovrebbero essere trattate con massima serietà. Prendi per esempio le barzellette su uno che si presenta alle porte del paradiso e trova San Pietro ad attenderlo… Ammetto che alcune di queste mi hanno fatto ridere, ma il destino eterno delle persone non è affatto qualcosa su cui scherzare: è una questione di vita o di morte.

Forse anche tu, parlando della tua fede a qualcuno, gli avrai domandato cosa risponderebbe a Dio se gli chiedesse per quale motivo dovrebbe farlo entrare in paradiso. È un’ottima domanda che, se affrontata con la serietà che gli è dovuta, apre la possibilità di presentare il vangelo in modo chiaro.

Come credenti, sarà Dio stesso a darci il benvenuto quando ci presenteremo davanti a Lui, ma pensando a quel momento, non ho mai trovato nessuno che vorrebbe sentirsi dire: “Ce l’hai fatta per un pelo, mio carnale servitore! Entra nella gioia del tuo Signore per il rotto della cuffia…”
Oppure: “Sei qui, mio zoppicante servo?! Beh, entra per miracolo nella gioia del tuo Signore.”

Vorremmo, invece, sentirlo dire: “Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore” (Matteo 25:23). Solo che per essere accolti in cielo in questo modo, bisogna prima essere servi buoni e fedeli.
Sai quali sono le caratteristiche di chi sarà il benvenuto alla gioia del suo Signore?

Sarai il benvenuto?

“Non chiunque mi dice: «Signore, Signore!» entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?» Allora dichiarerò loro: «Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!»” (Gesù in Matteo 7:21-23).

Parole durissime, sorprendenti e perfino agghiaccianti.

Mi auguro che non dovrai mai udire con le tue orecchie il rigetto di Dio perché avevi pensato che la tua fosse una vita religiosa che Lui approvi, senza esserti mai reso conto che quel dio in cui avevi creduto era fittizio, frutto delle idee umane, creato a tua immagine e piacimento, e che non ha nulla a che vedere con il Creatore che si è rivelato nella Sacra Bibbia.

Oggi sembra che abbiamo accettato come normale che la maggior parte dei credenti sia carnale, immatura e che non sappia nemmeno cosa vuol dire essere consacrati al Signore.

Nei nostri incontri, spesso quando qualcuno apre la Bibbia per vedere cosa richiede Dio ai suoi, cominciamo subito a tirar fuori mille motivi per cui non ci è possibile raggiungere quel tipo di standard (santo!) che Dio esige: Siamo umani, siamo deboli, siamo imperfetti… E così ci troviamo sempre a giustificare il nostro comportamento e i nostri compromessi.

Nelle chiese ormai, le mosche bianche sono quei rari credenti che servono Dio fedelmente. Li osserviamo e, dentro di noi, li invidiamo per il modo in cui vivono la fede. Vorremmo essere come loro, ma ci sembra poco realistico.

Poco realistico!? Tu glielo diresti a Gesù che le sue richieste nei tuoi confronti, cioè lo standard di santità e di perfezione che Egli esige dai suoi seguaci, è irragionevolmente alto? Che è impossibile vivere così?

Stava forse esagerando quando ha detto che per seguirlo bisogna perdere la propria vita? E quando ha affermato che bisogna abbandonare tutto per essere suoi discepoli, l’ha fatto solo tanto per dire? Allora, quando la Bibbia definisce i credenti come degli schiavi di Cristo, sono solo espressioni pittoresche e suggestive, da non prendere alla lettera?

Forse è duro parlare così, anzi sicuramente lo è. Ma mi preoccupa che molti, troppi cristiani non stanno vivendo i benefici della vita del credente previsti da Dio. Potrebbe essere che questo sia collegato al concetto che uno ha dello standard di Dio?

riposo, pace e soddisfazione

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Giovanni 14:27).

Stai vivendo il riposo che Gesù ha promesso?

La gente, osservandoti, direbbe che la tua quotidianità è satura di una pace non comune?

Sei una persona soddisfatta? È viva in te quella soddisfazione che Gesù ha promesso ai suoi? Egli ha detto che “chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14).

Queste sono solo tre delle numerose promesse che Dio ha fatto ai suoi figli nelle Sacre Scritture. Proprio queste ci aiutano a valutare come sta andando la nostra vita.

Se la pace, il riposo o la soddisfazione sono assenti dalla nostra vita di credente, è un sintomo di qualcosa che non va. Ma la domanda fondamentale che ci dobbiamo porre è se siamo veramente figli di Dio. Se lo siamo, perché mai accontentarci di una vita cristiana sub-standard e perdere tutti i benefici previsti da Dio, mentre scansiamo le nostre responsabilità come credenti?

ESSERE O NON ESSERE

Nella sua prima lettera, l’apostolo Giovanni presenta almeno tre caratteristiche dei veri figli di Dio. Le presenta proprio perché possiamo valutare se siamo salvati o no.

Eccole: i figli di Dio amano la sua Parola, amano la purezza, e amano i credenti.

I servitori buoni e fedeli hanno queste tre caratteristiche e, anche se imperfetti persino nel desiderarle, le desiderano sempre di più nella loro vita.

Amare la Parola

Amare la Parola di Dio non vuol dire “provare un sentimento” particolare verso quello che Dio ha detto. Piuttosto la Bibbia descrive l’amore del credente per le Scritture come una vera dipendenza da esse, una necessità assoluta.

A un neonato affamato non importa se gli dai il ciuccio, se lo culli o se cerchi di farlo giocare: niente lo può distrarre da quel suo bisogno impellente di mangiare.

Pietro scrive: “Come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza, se davvero avete gustato che il Signore è buono” (1 Pietro 2:2,3).

Hai gustato che il Signore è buono? Se sei credente, desidererai la Parola di Dio perché è l’unico modo per crescere spiritualmente, per diventare cioè dei buoni e fedeli servitori.

I figli di Core cantavano: “Come la cerva desidera i corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e comparirò in presenza di Dio?” Non si facevano distrarre dalle cose della vita, anzi, la vita stessa era diventata il motivo per cui loro non potevano fare a meno della Parola di Dio (Salmo 42:1,2)!

E come non ricordare le parole di Davide nel Salmo 19: “La legge del Signore è perfetta, essa ristora l’anima; la testimonianza del Signore è veritiera, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, sussiste per sempre; i giudizi del Signore sono verità, tutti quanti sono giusti, sono più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo; sono più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi. Anche il tuo servo è da essi ammaestrato; v’è gran ricompensa a osservarli” (vv. 7-11)!

Un figlio di Dio ama conoscere la Parola di Dio e desidera metterla in pratica; la legge, la medita, la studia e vuole essere istruito da essa.

Amare la purezza

Conoscere Dio e la sua Parola spingerà il servo buono e fedele a riconoscere sempre di più la propria peccaminosità e a bramare la purezza. Lo standard per il servo fedele è alto!

Pietro ce lo ricorda: “Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all’azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo. Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo» (1 Pietro 1:13-16).

Il vero figlio di Dio non si illude di essere perfetto. Anzi, crescendo nella fede comprende sempre meglio la santità di Dio e perciò prova tristezza e disgusto per il proprio peccato. Lo confessa e abbandona e protende sempre di più verso lo standard di Dio. Non si rassegna a essere carnale; al contrario ne è profondamente disturbato.

Amare i fratelli

Ogni buono e fedele servitore di Dio partecipa attivamente alla vita della comunità di credenti, dove Dio l’ha messo, per il suo progresso spirituale. Non è possibile vivere una sana vita cristiana e rifiutare al tempo stesso il ruolo della chiesa locale. Sento già le proteste: le chiese sono a pezzi… i credenti sono un pasticcio… sono stato troppo ferito… non ci sono chiese sane…

Un credente che non frequenta una chiesa, si sta privando di quei benefici vitali che Dio ha stabilito che siano a nostra disposizione in modo esclusivo proprio nella chiesa locale. Nella chiesa locale si cresce nella santificazione, s’impara ad amare e perdonare i fratelli e servire gli uni gli altri, si è consolati e incoraggiati, ammoniti e corretti.

Nella chiesa locale il tuo progresso spirituale è sotto gli occhi di tutti.

Infatti la chiesa è talmente importante agli occhi di Dio, che il rapporto che si ha con i propri fratelli in fede può addirittura rivelare se si è credenti o meno! Giovanni dice perentorio: “Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre” (1 Giovanni 2:9). Odiare può sembrare una parola pesante, ma non amare tuo fratello è odiarlo agli occhi di Dio.

Forse non c’è una chiesa sana sotto casa tua, ma la distanza non è un motivo valido per non frequentarla. Lo sforzo extra che devi fare è per il tuo bene! Senza la comunione con altri credenti, sei più vulnerabile e ti esponi a molti attacchi del nemico. Anche il tuo modo di pensare diventa facile preda di astute ideologie antibibliche. Quando si è soli e isolati, è solo questione di tempo che comincerai a cedere sotto la pressione costante del mondo. 

Essere testimoni

La chiesa locale è anche il luogo dove i servitori fedeli si mescolano, interagiscono e collaborano per il profondo desiderio e obiettivo che li unisce: quello di vedere il progresso del vangelo nella vita gli uni degli altri.

Un servo buono e fedele testimonierà di Cristo. Celebrare Dio davanti agli uomini sarà naturale quando ami la Parola di Dio, ami la purezza e ami i fratelli. Ma attenzione! Stiamo parlando di servi fedeli. Troppo spesso si vuole forzare servi malvagi e fannulloni (Matteo 25:26) a essere testimoni della fede (o a rappresentare gli evangelici in generale) senza rendersi conto che l’infedeltà non è nel non testimoniare, ma nello stile di vita macchiata da compromessi.

Non accontentarti di restare immaturo nella tua fede. L’immaturità duratura e la carnalità sono un grande campanello di allarme: forse non si è affatto dei servi! È tempo di rivalutare ogni scelta che facciamo e prepararci per il giudizio di Dio che arriverà inesorabile: “Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio? E se il giusto è salvato a stento, dove finiranno l’empio e il peccatore?” (1 Pietro 4:17,18)!

Nel frattempo, non essere servi fedeli ci fa perdere incredibili benedizioni.

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La VOCE luglio 2017

“Scendi giù dalla sedia, Elena, prima che ti farai male!”
“Gigi, portami subito quel coltello! Non è un giocattolo!”

No, non ho intenzione di parlare di bambini. Neanche a dei bambini. Mi spiegherò meglio fra un momento.

“Pietro, per piacere, ascoltami. Fa’ come ti dico. Togliti di là! È pericoloso stare in mezzo alla strada. Attento che può arrivare un grosso camion!”
“Vuoi fare piacere a mamma, vero, Sabrina? Non è bello disobbedire. Vieni e ti darò una caramella. Tu la vuoi la caramella, non è vero? Allora, ubbidisci subito! Mamma ti vuole tanto bene. Quando dice una cosa, è perché ti vuole bene, non credi?”

“Va bene, ora conto fino a dieci e vediamo se, quando arrivo a dieci, la vuoi ancora. Fallo capire a mamma. Poi faremo una bella passeggiata.”

No, non voglio parlare di bambini. Ma di te e di me.
E del linguaggio che usiamo tutti i giorni. Ne fanno parte verbi come correre, comprare, leggere, ascoltare e tanti altri. Usiamo questi verbi, quando serve, come imperativi, cioè comandi. Vieni! Corri! Smetti! Ascoltami! Non farlo!

Gli imperativi sono utilissimi. Servono per aiutare una persona in difficoltà. Per proteggerla. Per istruirla. Insomma, non possiamo farne a meno.

Salvo che fra credenti! Non si usano fra credenti.
Particolarmente sono da abolire totalmente dai sermoni!

Oggi, non vanno più gli imperativi

Non vanno più in casa, ai figli. Non vanno più a scuola. Non vanno più sul lavoro. Ma soprattutto, non vanno più in chiesa.

“Ma chi si crede di essere per dettarci legge su dove non andare, cosa non fare, cosa non dire? Ci manca solo che ci dica a cosa non pensare!!”
“Ma va’ là, non è mica un comandamento, solo un consiglio…”
“Se mi serve un consiglio, lo chiederò io!”

Hai notato anche tu che molti preferiscono una chiesa dove ognuno è libero di fare quello che gli pare? …Dove delle volte regna una certa confusione e ci si offende facilmente. …Dove si bada poco al comportamento, non solo dei bambini, ma anche dei grandi e addirittura dei responsabili.

Nell’insegnamento si cerca di evitare di parlare di doveri e del prendere impegni o di assolvere a quelli presi. E si arriva perfino a distorcere la dottrina per giustificare queste rilassatezze. Si afferma: “Non siamo mica più sotto i comandamenti dell’Antico Testamento! Non siamo salvati per opere ma soltanto per grazia!”

Parlare di impegni e doveri non è forse un chiaro ritorno alla schiavitù della legge? Sarebbe come cercare di meritare la grazia con la nostra ubbidienza. O guadagnare la salvezza combattendo la nostra carnalità.

In altre parole, alcuni temono che tutti questi obblighi e divieti non fanno altro che portare il credente lontano dalla guida e l’influenza dello Spirito Santo per sprofondare nel vecchio tradizionalismo, nell’arido legalismo e conformismo, nel puro fariseismo dal quale Gesù ci ha liberati!

Ma per difenderci dal legalismo, è lecito, logico e necessario trascurare o buttare via tutti i verbi col significato imperativo dalla Sacra Bibbia?

Nelle Scritture, Gesù e gli apostoli non ci hanno lasciato migliaia di insegnamenti, istruzioni, avvertimenti ed esempi chiari, proprio allo scopo di insegnarci ciò che dovremmo e che non dovremmo fare come credenti maturi?

Quando Paolo ha tuonato contro l’eresia che vorrebbe la chiesa ancora sottomessa alla legge di Mosè, era per dire che ora i credenti sono liberi di uccidere, di commettere adulterio e tante altre cose prima vietate? Che il credente può rifiutare ogni “imposizione moralistica” e vivere liberamente da nuova creatura, mettendo in pratica solo quello che lo Spirito Santo gli fa “sentire” intimamente nel suo cuore?

Il nostro rapporto con Gesù descritto da Lui

“Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti.” “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Giovanni 14:15,21).
“Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore” (Giovanni 15:10).
“Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando” (Giovanni 15:1).
“Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi [pesanti, oppressivi]” (1 Giovanni 5:3).

Questi versetti mi ricordano un commento che mia moglie, Maria Teresa, ripeteva spesso mentre leggevamo insieme la Bibbia: “È proprio vero che, nella Bibbia, Gesù e gli apostoli non davano delle «opinioni» o dei «consigli». Sono sempre istruzioni imperative.”

Ma... Dio lo sache sono vietati i divieti?

Vediamo un po’ qualche divieto nella Bibbia, ma senza spaventarci troppo.
“Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti: non fare nulla con parzialità” (1 Timoteo 5:21).
Non ricevere accuse contro un anziano, se non vi sono due o tre testimoni”
(1 Timoteo 5:19).
Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui” (1 Timoteo 5:22).
“Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri” (Efesini 4:17).
“Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo” (Efesini 4:25-27).
“Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno” (v. 28).
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca” (v. 29).

A proposito della legge, Paolo scrisse: “Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia” (Galati 5:4). Ubbidire a qualsiasi legge o comandamento per essere salvati per i propri meriti, o per essere “più” salvati, è un rifiuto della grazia!

Ma Paolo, riconoscendo anche che il cuore umano è ingannevole, ha precisato: “Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne” (Galati 5:13). Essere liberati dalla legge di Mosè quale mezzo di salvezza non significa essere liberi di trascurare i chiari comandamenti del Nuovo Testamento riguardo alla vita pratica e santa del credente.

No! I verbi in forma imperativa vogliono dire: “Fate così e non fate cosà!” Servono per la nostra crescita, per una vita di consacrazione a Dio e per la nostra protezione. Ascoltiamo la voce dolce e chiara del nostro Padre celeste quando ci parla.

Facciamo attenzione, e ubbidiamo, quando il nostro Fratello maggiore e il nostro Signore ci avverte di ciò che è, o non è, per il nostro bene.   

Guglielmo Standridge

Imperativi... impopolari

Autorità civili 
– Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori... – ROMANI 13:1
– Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore, l’onore a chi l’onore. – Romani 13:7

Coerenza spirituale
– Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. – 1 Giovanni 4:20

Ministero della parola
– Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio... – Giacomo 3:1

Sfera sessuale
– Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri. – Ebrei 13:4

Vita coniugale
– Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; … Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa … – Efesini 5:22,25

Soprusi e abusi
– Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; ... Anzi, “se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo”. – Romani 12:19,20
– Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli. – 1 Corinzi 6:7,8

Tirchieria e ozio
– Da’ a chiunque ti chiede, e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. – Luca 6:30
– Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare.  – 2 Tessalonicesi 3:10

 

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