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La Voce del Vangelo

La VOCE dicembre 2020

Alla fine di dicembre ho l’abitudine di rivedere l’anno passato e di riflettere su tutto quello che è successo. Mai come quest’anno valutarlo sembra tanto difficile.

Sarai d’accordo con me che il 2020 è stato totalmente diverso da quello che avremmo potuto prevedere. Direi che, per la stragrande maggioranza di noi italiani che non abbiamo visto la guerra o vissuto gli stenti del dopoguerra, questo potrebbe essere il più difficile anno della nostra vita.

È anche vero che, a livello personale, in passato, c’è chi è stato colpito da grandi tragedie personali – incidenti stradali, malattie, lutti, ristrettezze economiche e tanti altri problemi gravi – ma mai come quest’anno le difficoltà sono state distribuite nella vita di tutti.

Ho il sentore che questo sarà ricordato come l’anno che ha cambiato la società e il nostro modo di vivere in modo incisivo e duraturo.

In che modo, quindi, dovrei considerare il mio 2020? È stato un anno di perdite o di guadagni? 

Come credente, ho una scala diversa per valutare le cose. Che tipo di risposta Dio si aspetterebbe da me? Rispondere in modo “spirituale” sarebbe una forzatura?

Ho perso tanto

Rivedendo il mio 2020 non posso fare a meno di pensare subito alla perdita di mio padre. Ma non sono l’unico ad aver perso un parente stretto: dicembre non è ancora arrivato mentre sto scrivendo questo articolo e sono già morte oltre 40.000 persone solo di Covid-19. 

Il mio dolore particolare, che mi ha accompagnato in questa perdita, è che a causa della pandemia non mi è stato permesso di stare vicino a papà nei suoi ultimi giorni. Per più di un mese era rimasto isolato da tutti i suoi cari. E dopo non abbiamo neanche potuto celebrare il suo funerale. Questo fatto da solo è sufficiente per farmi pensare che il coronavirus mi abbia fatto perdere molto. 

Riflettendo poi sulla mia libertà personale mi sembra di aver perso tanto anche in questo campo. Chiuso in casa per mesi, come un prigioniero, non ho potuto incontrarmi con i miei familiari e gli amici. Per non parlare delle file da fare, mascherine da indossare e regole da seguire, alcune incomprensibili e altre proprio esagerate. 

Mi è pesato non poter andare in chiesa e non frequentare i miei fratelli in Cristo, che sono due aspetti fondamentali della mia vita settimanale. 

Ovviamente non sono potuto andare in ufficio e così, probabilmente per la prima volta in sessantadue anni, La Voce del Vangelo non è stata pubblicata per un paio di mesi.

Questo è quello che ho perso io, ma tanti altri hanno perso stipendi, altri ancora il lavoro, gli studenti hanno dovuto affrontare lo studio a casa.

Un anno da dimenticare? Un anno di grandi perdite?

Dio dov’era?

Sono un credente in Cristo, le cose di Dio e le realtà spirituali fanno parte della mia vita quotidiana. Nel momento in cui comincio a pensare a Lui mi rendo conto che, per essere giuste e veritiere, le mie valutazioni devono avere una prospettiva diversa. Devo essere onesto nei miei ragionamenti. E mi accorgo che non è facile mantenere sempre il giusto punto di vista.

Quando lo scorso dicembre auguravo “Buon Anno!” non pensavo minimamente che sarebbe stato un anno tanto travagliato. A dire il vero, sembra proprio difficile considerare il 2020 un buon anno. Piuttosto è stato un anno da non ripetere per molti di noi. E purtroppo sembra che le nostre circostanze prospettino altri mesi ancora molto simili a quelli appena passati. Il che non fa che aumentare l’ansia e il disagio.

È un po’ come quando anni fa, durante una partita di calcio, ho rotto il legamento crociato del ginocchio. Sono stato operato tre volte, di cui la terza è stata la più difficile. Avendo già subito due interventi ero più che consapevole del dolore che avrei provato e quanto sarebbe stata dura la riabilitazione. 

Adesso, umanamente, se le cose dovessero peggiorare, non so quanti di noi saranno pronti ad affrontare le difficoltà dei prossimi mesi senza ribellarsi.

Sento già le persone che mettono le mani avanti: “Non abbiamo bisogno di una predica!” Forse hanno ragione, fiumi di parole vuote non combinano niente. Ma possibile che Dio non voglia aiutarci ad affrontare le nostre “perdite”, passate e future, in modo migliore? Forse facendoci vedere i benefici che non abbiamo saputo riconoscere nel recente passato?

Quello che per me è stata una grande sorpresa, per Dio non lo era affatto. Su questo non ci piove. Casomai la vera sorpresa è che Lui aveva pianificato ogni cosa.

Nel caso di mio padre, è stato Dio a stabilire il tempo e il modo della sua chiamata all’eternità. 

Non ho idea di quanto fosse cosciente o quanto abbia sofferto, ma sono sicuro che, come Dio aveva intessuto il suo corpo nel grembo di sua mamma e lo aveva accompagnato nei suoi 93 anni dei quali più di 70 al suo servizio, così lo ha anche accolto nella dimora eterna che aveva preparato per lui, secondo la promessa di Gesù ai suoi discepoli.

“Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via” (Giovanni 14:1-4).

Queste parole introducono le mie riflessioni su quello che ho guadagnato in quest’anno, così diverso da quello che mi aspettavo.

Dio stava lavorando!

Nello scrivere le parole di Gesù in questi versetti appena citati, i miei occhi si sono riempiti di lacrime. Sono parole che trasudano comprensione e cura da parte di Dio: “Il vostro cuore non sia turbato.” 

Il mio è stato turbato. E, se non lo è più, rischia di turbarsi ancora! 

Dio non è mai colto di sorpresa dagli eventi, e tantomeno dalle nostre reazioni. La sua cura per noi non consiste necessariamente nel cambiare le circostanze, ma nel prepararci ad affrontarle, in modo che non ne saremo schiacciati e distrutti. 

Dobbiamo fidarci di Dio, Lui sa quello che è meglio per noi. Tu e io non possiamo pretendere di conoscere il futuro, né siamo in grado di prevedere le ripercussioni negative delle nostre scelte se ci incaponiamo a fare di testa nostra.

Ci sono concetti che so, che conosco, o che per lo meno dovrei avere capito ormai, ma che spesso dimentico o metto da parte. Uno di questi l’apostolo Paolo l’aveva capito presto nella sua vita, e metterlo in pratica lo aveva reso uno strumento molto utile per Dio: “Secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno” (Filippesi 1:20,21).

Non siamo noi che dobbiamo preservare la nostra vita, lo deve fare Dio, e lo fa in armonia con i suoi piani eterni.

È assurdo pensare che una vita senza problemi sulla Terra sia una buona alternativa, anche se temporanea, alla vita nella perfezione del cielo alla presenza di Dio. Eppure permettiamo all’istinto di conservazione di impadronirsi dei nostri pensieri al punto di dominare le nostre emozioni e le nostre azioni.

Ma se le difficoltà legate al coronavirus ci hanno spinto a preferire la vita col Signore, gli intenti di Dio sono stati raggiunti, almeno in parte.

Non ci rendiamo conto di quanto il nostro concetto di un “buon anno” sia diverso da quello di Dio. 

Noi auguriamo il bene che immaginiamo, basandoci sui nostri desideri e preferenze individuali, e se Dio c’entra qualcosa, per più delle volte è solo in teoria, e anche allora non ragionando biblicamente.

Cuore mio, dove mi porti!

Nella nostra vita esistono forze avverse che mirano a sabotare il nostro rapporto con Dio. Alcune di queste agiscono dal di fuori e sfuggono al nostro controllo. Ostacolano e rendono più difficile la nostra ubbidienza al Signore. 

Le forze avverse invece che sono dentro di noi sono capaci di avvelenare i nostri affetti, storpiare la percezione della realtà, e farci prendere decisioni avventate. 

Quando ci troviamo in mezzo al fuoco incrociato di queste forze facciamo fatica a capire che cosa vuole Dio da noi. 

E Lui, cosa si aspettava da noi in questo anno passato? Gli abbiamo dato retta? 

In realtà, nulla di diverso da quello che vuole sempre da noi: “«Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: «Ama il tuo prossimo come te stesso». Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Gesù in Matteo 22:37-40).

Dio mi comanda di amarlo. Non è la pretesa di un despota, ma l’invito di Colui che mi ha amato prima che esistessi, quando non ero interessato al suo amore, bensì un suo nemico che seguiva Satana. 

Ora, al concludersi dell’anno, una domanda me la devo fare: “Amo Dio più di prima? Oggi sono più simile a Cristo di un anno fa?”

In questi mesi ho visto tante persone diventare ciniche, amare, e convinte che hanno ragione a lamentarsi e a essere arrabbiate. Non dico che sia sbagliato che le persone cerchino di rendere la loro vita più comoda e senza problemi. Il problema, però, è che l’essere umano ama sé stesso più di ogni altra cosa. Gli altri intorno a lui servono nella misura in cui non sono un ostacolo alla sua felicità, ma uno strumento utile per il suo benessere emotivo e fisico. 

Non è una mia idea, ma è quello che Dio dice nella sua Parola.

“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza” (1 Giovanni 2:15-17).

Posso dire con certezza che, se abbiamo permesso alla nostra vita di essere guidata dalle nostre concupiscenze, il 2020 è stato un anno di grandi perdite. Un 2021 simile sarebbe non solo spaventoso ma anche molto deprimente. 

Se invece le circostanze dei mesi passati sono servite ad allineare le nostre priorità e i nostri scopi con quello che Dio vuole per noi, è stato un anno di grandi guadagni.

L’inventario spirituale

Il motivo per cui, verso la fine di ogni anno, faccio una valutazione di tutto quello che mi è successo è perché voglio essere preparato al mio oggi e al mio domani.

Qualunque siano le nostre circostanze, Dio vuole:
- farci desiderare la vita futura con Lui più della vita presente;
- spingerci a diventare più simili a Gesù;
- che, finché siamo qui sulla Terra, la nostra sia una vita di progresso spirituale personale, che curiamo i credenti che Lui ha messo accanto a noi, e che siamo fedeli nel presentare la verità del vangelo a coloro che non la conoscono.

Capendo questo, posso dire che il 2020 certamente aveva tutti gli elementi necessari per aiutarci a realizzare gli scopi di Dio in noi.

Ho avuto più tempo per crescere spiritualmente, più tempo per leggere e studiare, per riflettere su tanti aspetti della mia vita. 

I credenti hanno avuto bisogno di amore e di incoraggiamento più del normale. Le persone intorno a noi hanno dovuto pensare alla morte come non lo avevano mai fatto prima. 

Gli elementi c’erano tutti, ma come è andata? Siamo stati trascinati a lamentarci o ad avere le stesse reazioni degli altri? 

Facebook non è certamente uno strumento adatto per valutare cosa succede nel cuore delle persone, perciò prendi con le dovute pinze quello che sto per dire. Su questo social network ho letto post di credenti che non sembrano crescere affatto nella fede. Fanno la voce grossa contro le decisioni prese dal governo, e sono molto duri verso coloro che non la pensano nello stesso modo sulle mascherine o su come vivere, ma esitano a testimoniare di Cristo. 

Ripensa alle tue conversazioni in famiglia, con gli amici e coi vicini: sono state occasioni per esaltare la bontà e l’amore di Dio? Sono stati momenti utili per incoraggiare altri credenti a crescere spiritualmente? Ne hai approfittato per parlare della Buona Novella?

Non voglio assolutamente giudicare nessuno, ma forse per qualcuno di noi l’anno passato è stata un’occasione persa, e non vorrei che si ripetesse. Siamo tutti ancora in tempo per rivalutare quello abbiamo fatto, e riflettere su come potremo rendere il prossimo un anno di guadagno più che di perdite.

Pronti per quel che verrà

Ci sono delle certezze ci aiutano ad analizzare biblicamente le nostre circostanze: 

Dio regna sovrano
- Egli è perfetto 
- Egli è saggio
- Egli è potente
- Egli è amore

 Dio governa l’universo intero tutto il tempo. Nulla gli sfugge, nulla lo coglie di sorpresa, perché è Lui che lo permette. Dio domina sulla natura, sulla vita, sulle autorità, sulle nostre famiglie, sulle circostanze più piccole, sul microcosmo. 

Questo è ciò che la Bibbia afferma. Ma tu, ci credi?

Se non fosse davvero sovrano, pregare Dio sarebbe una perdita di tempo, non ci sarebbe speranza per nessuno, saremmo nel caos assoluto e ogni nostro sforzo risulterebbe inutile. 

Dio è perfetto in tutti i suoi attributi. Non c’è nulla di oscuro in Lui. È immutabile e assoluto nella sua santità e perfezione. “Non v’ingannate, fratelli miei carissimi; ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento” (Giacomo 1:16,17).

Proprio perché Lui non cambia possiamo fidarci di Lui. Se così non fosse saremmo nelle mani di un Dio capriccioso e imprevedibile. 

Dio è saggio. Ci conosce perfettamente. Sa quello che stiamo per dire o fare prima che lo facciamo. Sa cosa siamo in grado di sopportare e cosa sia utile per noi. Ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Nella sua saggezza compie sempre il meglio per noi, perché anche le sue intenzioni sono sempre perfette. Perciò, dammi retta: tu non sai tutto.

Dio è potente. Non sarebbe Dio se non avesse potesse sconfiggere ogni forza avversa, o se le sue “buone intenzioni” fossero limitate dalla sua inabilità a mettere in atto i suoi piani perfetti. 

Quando noi facciamo o subiamo qualcosa non è a causa dei limiti di Dio, ma è perché Lui pensa che sia la cosa migliore per noi.

Dio è amore. Amore è una parola tanto usata, ma in fin dei conti non sappiamo né definirla bene né come metterla in pratica. Dio invece sì. 

Sapere che il nostro Padre celeste ci ama deve filtrare ogni nostro pensiero, ogni nostra valutazione, ogni nostra reazione. Se Dio ha dato la vita del suo unigenito Figlio per noi, non farà tutto quello che è necessario per amarci perfettamente? 

“Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32). Se veramente crediamo al suo amore non possiamo far altro che correre nelle sue braccia per trovare vera pace e vera sicurezza.

L’anno si sta concludendo e non ho dubbi che per me il 2020 non è stato un anno di perdite, ma di grandi guadagni! Spero che lo sia stato anche per te! 

Auguri di Buon Anno 2021!

— D.S.

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